Viaggio-dell-anima-cover-253x350Ho appena terminato la lettura di (“Viaggi dell’anima”) di Roberto Di Diodato, mè amìs nonché (quasi quasi, da ‘mezzo romagnolo’, che di prit se ne intendono, stavo scrivendo ‘benchè’ ….) prete. Ma che prete: perchè i Paolini (battuta scontata, chiedo subito scusa)  “ne sanno una più del diavolo…”.
Dopodichè, da bravo ‘bastian contrario’ (oltre che half rumagnòl, già detto) eccomi subito polemizzare. Ma non con don Roberto, ci mancherebbe (sempre meglio evitare di discutere con gli juventini – si ritengono gli Unti del Calcio –, e,  just in case, con quelli che potrebbero dire una buona parola a Chi dovrebbe giudicare quanto abbiamo combinato in ‘sto mondo scombinato …).
No, polemizzo con chi ha redatto la scheda per la stampa, laddove apre la presentazione di “Viaggi dell’anima” commentando che non si tratta, “Non è una guida turistica”. Ma mi faccia il piacere! E a pensarla diversamente dal presentatore del libro di don Roberto è uno che di gite se ne intende: io. Fosse solo perchè, antan, appartenni, a un club (pure mondiale!) di self named Grandi Viaggiatori (figurando oltretutto ai primi posti di una stupidina non meno che folle classifica di Paesi “visti”, per la precisione 116).

Ritengo infatti, anzi ne sono certo (e lo giura un vegliardo che pur girare il mondo s’è ritrovato a dover fare la guida, il tour operator e lo scriba di viaggi…) che il libro di Roberto costituisce (vabbè, ‘al netto’ di quanto contenuto a proposito di anima, fede, spiritualità, etc etc) una signora non meno che dotta e utilissima Guida. Perchè una Guida serve “anche”, e soprattutto, a spiegare, presentare, narrare, ma soprattutto ha il (difficilissimo) compito di intrigare, coinvolgere, incuriosire il potenziale viaggiatore, per dirla col poeta “di fargli venire voglia di andare” nei posti descritti.

Armenia, monastero di Khor Virat, sul fondo il monte Ararat.

Armenia, monastero di Khor Virat, sul fondo il monte Ararat.

Con il risultato che, ultimata la lettura di “Viaggi dell’anima”, per colpa di don Roberto il qui scrivente s’è ritrovato con la voglia di ritornare in … Svizzera (oltretutto, Lucerna non la ricordo bene) … Sinai (vorrei vederlo come lo vide lui, mica in jeep coi turisti) … Repubblica Cecha (organizzata la gita per la Coppa Davis dovetti tifare contro Lendl invece di dedicarmi a Kafka) … Giordania (touchè! non conosco la tomba di Mosè) …. Cipro  (quando vi andai, aficionado alla politica dedicai troppo tempo alla vicenda bellica tra Grecia e Turchia) … Israele (l’ho girato abbastanza, ma, nelle Perle del Mar Morto, ispezionate a fondo dall’autore, mi fu concesso soltanto un giretto) … Tunisia (la bella Djerba, da don Roberto assai ben descritta, la ricordo poco, è passato tanto tempo) … Turchia (beato, quantomeno in senso ‘terreno’, don Roberto, che è stato ‘fino a’ Tur Abdin, da lui definito “L’altopiano di Dio”, e qui c’è da pensare che – grazie ai suoi buoni rapporti, almeno lo spero, con i Piani Alti – avrà ‘giocato in casa’) ….

Non so, invece (nessuno è perfetto) come ‘sono fatte’ (‘mai coverte’, direbbero quei mona  dei veneti) l’Armenia e la Georgia descritte in “Viaggi dell’Anima”. Mai stato. Ecco allora che il libro di don Roberto, oltre a invogliarmi a tornare nei tanti succitati posti, mi ha fatto pure venire la voglia di andare a vederne di nuovi (evviva).              

“Viaggi dell’anima… alla scoperta della bellezza del mondo”, Roberto Di Diodato,
Alberto Peruzzo editore, 144 pagine, € 14,90
nella due foto, Armenia: il tempio romano di Garni (in copertina) – il monastero di Khor Virat e il monte Ararat (sopra).