“Talleyrand” (Charles-Augustin de Sainte-Beuve, Aragno editore) ….

Negli ultimi due secoli di storia gli sono stati affibbiati tanti sostantivi e aggettivi, ahilui non tutti positivi e gratificanti: opportunista, calcolatore, infedele, cinico, traditore (quantomeno del suo ‘principale’ di turno, non del suo Paese), menzognero, voltagabbana, financo quel ‘trasformista’ che non solo si riferisce ai clowns del circo equestre, ma divenne pure, nel Parlamento della neonata Italia, un termine assegnato ai deputati cambianti casacca.

Quanto sopra è accaduto a un personaggio che potrebbe ragionevolmente essere definito l’Inventore della Diplomazia: Charles-Maurice de Talleyrand, nato nel 1754 in una delle famiglie più chic della nobiltà francese, padre e madre alla corte dei Borbone, tant’è che, secondo tradizione, il rampollo era destinato alla carriera delle armi. Se non che…

Forse conta poco la teoria della Predestinazione (o, se si preferisce chiamarlo, del Destino di un uomo), e tanto meno (senza tirare in ballo l’Ucronia e/o l’Allostoria) vale quella, ancor più bislacca, cosiddetta dei “Fatti concatenati”. (E a tale proposito . non senza scusarmi per l’inciso, ricordo, all’ora del bitter, un anziano sarto novarese che, al qui scrivente, quasi  erudito studente liceale, chiedeva insistentemente perché mai, per colpa di un giovinastro esaltato  – si riferiva al serbo Gavrilo Princip assassinante l’arciduca d’Austria-Ungheria Francesco-Ferdinando  il quel di Sarajevo, 1914 – lui si ritrovò per tre anni tra le bombe a fare il portaordini sul Carso).

Resta il fatto che ‘per colpa’ di un brutto incidente domestico (caduta dal seggiolone per colpa di una disattenta bambinaia) il baby Talleyrand si ritrovò storpio, da cui la rinuncia alla (come detto, noblesse obbligava) carriera delle armi (in tal caso, chissà se nelle cronache storiche ci sarebbe stato spazio per un bravo generale o financo maresciallo della Armèe). Obbligato pertanto a ripiegare sulla carriera ecclesiastica (ça va sans dire…: nobiltà e preti si erano cuccati il top della Francia prerivoluzionaria, in coda il Terzo Stato borghese che stava avanzando verso la revolution) Talleyrand imparò i trucchi del mestiere, dopodichè, stufo di messe e benedizioni ‘si diede’ (diremmo oggidì) ‘alla politica’ (anche perché, libertino il giusto e sia pur di non di piacevole aspetto – era piccoloino e grassottello – oltre ad arricchirsi gli piaceva conquistare le femmes senza dover pensare allo loro anima.

E fu così che da ‘ministro degli Esteri’ ante litteram Talleyrand difese e curò gli interessi della Francia (talvolta in condizioni del paziente che sarebbe il caso di definire ‘disperate’). In situazioni, e vicende storiche, assolutamente eccezionali.

Perché – vero e proprio trasformista, ma soprattutto scaltrissimo genio politico – Charles-Maurice de Talleyrand, fu ministro degli Esteri della incasinata Francia rivoluzionaria, della (verrebbe da dire, prima, durante e dopo) più sussiegosa Francia dei Borbone nonché di quella della grandeur imperiale di Napoleone (ivi compresi immaginifici voli pindarici: fu persino accusato di congiurare affinchè l’impero passasse a Napoleone II sotto la reggenza di Maria Luisa, progetto abbandonato in quanto prevalse l’idea di un ritorno dei reali sopravissuti alla ghigliottina ….).

Tante, inoltre, le magnifiche battute di quel genio politico che fu Talleyrand (“Bisogna guardarsi dal primo impulso: è quasi sempre onesto”. – “Posso perdonare alle persone di non essere del mio parere, ma non perdono loro di averne uno”. – “L’uomo è un’intelligenza ostacolata dagli organi”). Grande!

 

per mondointasca.org

 

     

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