Ab ovo, vuol dire (ricordi liceali) “dalle più remote origini”. Talchè, se voglio narrare con la dovuta precisione la disperata vicenda personale che segue, è ahimè (e ahi il lettore) opportuno che risalga ab ovo (della scrittura). Origini che l’Oracolo Wikipedia, che non sbaglia mai (altro che quello di Delo), fa risalire addirittura al 3200, beninteso A.C. (lo chiarisco per i meno aficionados alla Storia). Allorquando, appunto, fu ‘inventata’ la scrittura, per la precisione nella bassa Mesopotamia. Che definirei “il solito posto”, perché, dai e dai, nelle vicende universali  a contare è sempre stata un’area del mondo comprendente il Mediterraneo e quella terra, tra Africa, Europa e Asia, in inglese detta Fertile Crescent, da noi Medio Oriente. Posti in cui la Storia è andata regolarmente a cozzare (massime alla fine della prima Guerra Mondiali quando quei dementi di Versailles crearono col righello Nazioni inesistenti e adesso, quasi un secolo dopo, siamo qui a pagare il fio….).

Ciò premesso, per farla breve, inventata la scrittura si pensò bene di metterla in pratica (scalpello e pietra levigata, cera, papiro, Gutenberg, penne & Calamai, e oltre alla carta assorbente ricordo il signor Ravizza che – almeno secondo i novaresi – avrebbe inventato il cembalo scrivano detto anche macchina per scrivere) dopodichè il mondo non si fermò alla Olivetti Lettera, bensì si ritrovò pure invaso dal telex, dalla photocopy, dal fax fino a tutte quelle recentissime diavolerie (appunto l’Imèil e il Uòtsàp). Marchingegnose invenzioni tipo quel Uòtsàp che sul metrò mi fa teneramente incazzare (se mai fosse lui il colpevole e non qualche altro App del telefonino). Mi inquieto, infatti, solo perché non riesco a rispondermi a una domanda estremamente curiosa: ma prima che iventassero il Uòtsàp che cazzo faceva quel 93,7% di gente che vedo lì a far slittare i ditini sull’inseparabile apparecchietto? Forse leggeva (e magari non solo i fumetti ay ay ay…). Mah!

Il Caro Lìder, Kim Yong-un, in attesa di rivolgersi alla “Sondrio” trasferisce  il suo c/c bamcario su una seggiovia nordcoreana da Lui testè inaugurata  ….

L’umanità, dicevo, non si fermò al sullodato cembalo scrivano (sennò mica mi potrei inkazzare con quelli del metrò che fanno andare i ditini) tant’è che, già quando andai a bottega (vabbè, antan, ma dalla Prima Crociata era già passato qualche mese), per la precisione, alla Turisanda (lì, come si diceva una volta, mi feci le ossa, imparando a conoscere almeno nominalmente quel mondo che volevo a tutti i costi vedere de visu) ‘c’erano già’ alcune delle già citate diavolerie tipo il telefono, la telescrivente – con che orgoglio il boss e padrùn conte Ferretti portava i clienti ad ammirare quel coso infernale che ticchettava … – e (forse) c’era già anche il fax. Col risultato che, mercè tutte le sullodate invenzioni, già allora, in poche ore si poteva organizzare un viaggetto piuttosto incasinato (che so io, voli e navigazione sul Rio delle Amazzoni, tour dell’India, roba complicata) e, udite udite, si riusciva tranquillamente (vabbè, c’era, ricordo, l’Ufficio Italiano Cambi, ma forse a quei tempi c’era anche la voglia di lavorare…) a trasferire – pure! e in tempi umani! anzi talvolta in giornata…. – l’importo di danèe, per pagare i piaceri del cliente viaggiatore… no problem … . 

Dopodichè sarebbe anche d’uopo precisare che – politicamente parlando – “a quei tempi” mica c’erano tutte quelle demagogiche balle recentemente inventate per “contarcela su”, tipo le Europe Unite (vai in ‘sti giorni alla frontiera di Ventimiglia… o se preferisci in Slovenia…), le Unificazioni farlocche, Niente Frontiere e Niente Dogane e blablabla …. No, a quei tempi c’erano le loro belle frontiere, l’Uic, il passaporto, le valute diverse (lira, peseta, franco etc etc etc), altro che ‘sta moderna invenzione dell’euro, la bandiera blu con dentro le stelline gialle e quel che l’è. Solo che, va a sapere, a quei tempi si andava più svelti che adesso…..

E mi spiego, venendo al sodo in ossequio al titolo (Uotsàp, il Milanesado e la “Sondrio”) … .

Trasferimento Spagna – Italia via Mediterraneo ….

Accadde che, ai suoi tempi, il qui presente scriba, per business y pasiòn, andava & veniva dalla da lui querida España, a tal punto che un bel dì pensò bene di aprire colà un conto in una banca (di nome Bankinter: si indovini per chi tengo…), per la precisione, di Madrid. Solo che, “è passato tanto tempo”, e chi scrive, trascorsi ahilui gli ispanici sogni di gloria (continua l’adorazione ma le gite scemano) pensa bene di chiudere il conto madrileño trasferendo il tutto alla ‘Pop Sondrio’ (di Milano, mica fin lassù nella lontana Valtellina del mio nonno paterno …).

Tutto, pertanto, ok? Oltretutto se furono facili i rapporti interbancari tra Italia e Spagna, “a quei tempi” Italia e España, due Paesi non ancora pappaeciccia con la stessa bandiera blustellata, chissà adesso …. vero o no?

Vero un cacchio! Ci hanno contata su (e c’è chi ci crede ancora) che – per dirla con il poeta – l’Europa è tutta, ormai, bella unita, nel senso che tra Milano e Madrid esiste la stessa “differenza” che c’è tra Milano e Bari o tra Milano e Livorno, tutti paisà  …

Moderna invenzione usata sul lago Tana per i trasferimenti bancari…..

….Imparo invece (sempre che anche per trasferire un conto da Milano a Bari, o a Livorno, non occorra identico tempo…) che per fare arrivare i miei danèe da Madrid occorrono “alcuni giorni”, beninteso con voluntary, e altri docs vari, doverosamente in ordine ed esibiti …).

Trasferire, pertanto, in ragionevoli (grazie al Uòtsàpp) tempi umani, una cuenta da un banco della capitale dell’impero su cui Non tramontava mai il sole alla capitale del manzoniano Milanesado?
Ma quando mai!
E aggiungo pure “Ma mi faccia il piacere”!!!
Da cui si evince, cara gent, che alla faccia dei tanti blablabla europeizzanti, siamo messi male …. eppertanto do le dimissioni da cittadino europeo o italico o quel che l’è … non senza chiedere il passaporto del Sahara…. beninteso quello ex spagnolo…).