Nel Kirghizistan (duecentomila chilometri quadrati e cinque milioni di abitanti, cinque volte la Svizzera, con montagne di grande altezza) si comincia a giocare decapitando la capra, beninteso tranciando la giugulare con un unico colpo ben assestato.
Mazzi la capra, col cadavere ci giochi al Polo, poi te la “magni” ….
Una volta ben dissanguata – e messa da parte la testa – il cadavere della giustiziata è sbattuto al centro del perimetro di gioco e diventa l’agognata preda delle due squadre di quattro cavallerizzi ciascuna, partiti di slancio da fondo campo. A ‘sto punto inizia un vero e proprio match di Polo (per i locali più noto come “ulak tartesh”) con l’unica differenza che al posto della palla c’è la carcassa caprina e che al posto di Carlo di Inghilterra, marito della Camilla, ci sono rudi cavallerizzi kirghizi. Che montano a cavallo con la stessa naturalezza esibita da Ronaldo alle prese con le modelle brasiliane. E dire che il compito non è facile, non per Ronaldo, ma per i Kirghizi, perché i loro cavalcati altro non sono che quei fantastici non meno che irrequieti “cavalli celesti” scoperti dai Cinesi nella valle di Fergana (così preziosi da essere scambiati addirittura con la seta proveniente dal Celeste Impero).
Cavallerizzi nati, i Kirghisi
Con tanto ben di dio equino nelle loro steppe, ai nomadi locali non restava che imparare a cavalcare, cosa che avvenne quando le orde mongole di Gengis Khan scelsero le fresche, alte valli del Kirghizistan per ritemprarsi dal calor bianco del deserto uzbeko. E come spesso accade, ben presto l’allievo superò il maestro, tant’è che i Kirghizi divennero i “Number One” nei festeggiamenti di importanti vittorie, mediante folli cavalcate (propiziate da robuste “ciucche” di bevande alcoliche e bagni di sangue).
Tanta destrezza a cavallo, vieppiù raffinata con il trascorrere dei secoli, è stata recentemente trasformata dai Kirghizi in una attrazione turistica che permette di conoscere anche le tradizioni e i costumi medioevali di un posto del mondo di cui si sa assai poco.
Acrobazie al galoppo
A Bishkek, in un campo antistante l’ambasciata americana, lo show è costituito da una sorta di torneo (er-saish) di abilità equestre, nel quale i contendenti – vestiti come i tremendissimi guerrieri di Gengis Khan – si sfidano in prodezze che uno spettatore considera del tutto impossibili. Un’incredibile acrobazia la “alanskaya ezdà” (cavalcare in piedi simultaneamente due cavalli) incornicia altre esibizioni (scendere e rimontare sul cavallo in corsa con un solo salto, correre sfrenatamente con la schiena rivolta alla criniera, rapire al galoppo una dama che si difende con la frusta).
In questi tornei cittadini prevale la figura del cavallerizzo sull’animale, ma nel resto del Kirghizistan è il cavallo a dominare la scena per la sua importanza, onnipresenza, utilità, impiego da parte di questo popolo di montagna. Non c’è un pastore che si sposti a piedi, i bambini nomadi imparano prima a cavalcare eppoi a camminare.
Dal lupo alla capra. Evoluzione naturale del gioco…
Ma a intrigare massimamente il viaggiatore è soprattutto il “Polo con la Capra”, alias il citato Ulak Tartèsh, con la squadra che vince facendo più gol (leggasi infilando la spoglia nella porta avversaria). Il gioco ebbe origine sulle montagne kirghize, quando i pastori (ovviamente a cavallo) in assenza delle non ancora scoperte armi da fuoco dovevano respingere i voraci lupi aggredendoli al galoppo e colpendoli con i bastoni. Ritrovatisi con il canide accoppato (e il relativo gioco era appunto chiamato “Kok Boru”, lupo grigio) e la voglia di farsela bene, ai festanti pastori non restava che contendersi quel che restava del mancato predatore in una sorta di match “scapoli-ammogliati” (per la serie, Tutti i Gusti sono Gusti, ma c’è anche chi nell’Evo Moderno e con tante altre cose da fare, va a vedere una partita amichevole di Calcio, non parliamo poi quelle di pelosa beneficenza).
Nel corso degli anni, la crescente penuria di lupi (ancorché in questi angoli dell’Asia i poteri del WWF non siano poi così marcati) e una certa disponibilità di greggi, devono aver convinto i Kirghizi che era forse meglio procedere all’imitazione dello sport preferito da Carlo di Inghilterra (ma è vero il contrario: il Polo nacque in Asia, poi finì sui prati di Windsor) con una capra anziché con il citato lupo.
Anche perché, finito il derby, la capra te le puoi “magnà” (e così giudiziosamente accade nel lontano Kirghizistan) mentre i lupi (a leggere quel che narra Walt Disney) sono invero indigesti.
per mondointasca.org 7/2009
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