
Non se ne può più … di gran moda, ormai solo gastronomia … tutti eccelsi chef (blablabla)… anche in Perù (la cui cucina sta andando alla grande…)…
Diario di una gita a Madrid alla Fitur (la Bit spagnola) probabilmente utile (il diario, non la Fitur, ormai per colpa del web etc. etc. queste Fiere del Turismo sono destinate a sparire) in quanto contenente info e dati per chi prima o poi viaggiasse laddove si parla spagnolo (detto anche castigliano) quindi a sud dei Pirenei o nell’America ispanica … uno scritto (immodestamente) utile anche (almeno si spera) per chi ama mangiare & bere in Spagna …
per mondointasca.org …. 1° tomo.
20 GENNAIO Volo Iberia (buon servizio a bordo ma ormai magnare & bere sono a livello Low Cost’, addio bei tempi …) a Madrid da Linate, che resta il migliore, nel senso di più comodo, aeroporto del mondo (c’era anche Congonhas, a San Paolo, atterravi tra le case, ma non so se c’è ancora). Imbarco, in british, check in, tremendamente incasinato: prima di chiedermi, al “gate finale”, se avevo apps o quel che l’è (evviva i tickets d’antàn, roba concreta che infilavi tra le mutande e non perdevi più, adesso sei schiavo di un quadratino che sull’ipad o quel che l’è si allarga in tanti altri miniquadratini che per andare nell’aereo devi sfregare su un minivideo) faccio passare il bagaglio ai raggi X e mi chiedono che cos’è una roba che sembra un minibazooka e a quel punto mi tocca aprire il trolley (antan detta valigia) e mostrare un bel salame di Felino. A bordo (bella rimpatriata!) vedo il quasi mio coscritto Luis Zanone (quest’anno 86, razza Vej Piemont) e vai con l’amarcord (ay ay ay, Luis, quel Mondiale di furbol in Argentina, e la mia fuga in Paraguay…). E tra i volanti diretti alla Fitur trovo pure il Manlio Olivero, padrùn e gran capo della Gdsm (e saputo che oltre alla Hertz rappresenta il Madagascar lo informo che quell’enorme isola è uno dei pochi posti del mondo da me non ancora visti, dopodichè, incapace di scippare quattro paghe per il lesso, alias inviti e sbafate mi limito a chiedergli solo qualche sconticino). Ma eccoci decollati, potrei ormai sostituire l’ufficiale di rotta (quante volte ho sorvolato Marsiglia e su Barcelona si punta su Zaragoza e si scende verso Madrid?) ma neanche stavolta (si atterrerà dopo 2 ore esatte) riesco a battere un lontano record, 1 h e 45’ (gli è che in quei tempi di boom non si risparmiava kerosene). Giunto alla Fitur (buono il servizio di navetta, in english shuttle, in spagnolo lanzadera) da bravo utente delle moderne tecnologie credo di aver guadagnato tempo prestampandomi l’accredito stampa, solo che a causa di un eccesso di spinta intaso uno di quei marchingegni che (se ho ben capito) “leggono” tutte quelle righine parallele dette anche barre. Superato anche questo ulteriore casino tecnologico, appena entrato in Fitur noto che ancorchè sapientemente riempiti (panche per relax, fiori & piante e quant’altro, e c’è pure un’area shopping tipo Montenapoleone) non mancano gli spazi liberi (è la crisi, baby, ma soprattutto sono il turismo, e le sue fiere, che cambiano).
Ma questa prima apparizione fituristica dura poco. Il tempo di trovare Carlos Hernandez (ex Lìder Maximo del Turismo spagnolo a Milano, e lì si divenne amici, dopodichè, ahilui –almeno secondo me- è finito a Roma) e si va in centro. Ma lì ci dividiamo. Lui e la sposa Carmen vanno a vedere il “Flauto Magico” mentre io (un po’ perché privo di biglietto/entrada’ –e l’opera mozartiana sta registrando enorme successo al madrileño Teatro Real-), un po’ perché devo tenere “al dia”, al corrente, la mia aficiòn lettrice) me ne vado a fare un bel giro di bar e osterie (in Spagna dette anche Tascas, ecco un altro Falso Amico, perchè l’italiana tasca chiamasi Bolsillo) con gran finale al ristorante (dopodichè, alla fine dell’opera si proseguirà per il Molino de la Hoz, verso l’Escorial, laddove Carlos & Carmen mi ospitano in una Casa de Campo che più bucolica non si può).
Ri-eccomi pertanto (ma quei saggi dei latini non dicevano forse che Repetita Juvant?) a “Casa Labra 1860” (Tetuan 25, a 10 mt dalla Puerta del Sol), locale storico non meno che tipico quindi animatamente affollato (a Milano dopo le 19 in centro vedi solo le commesse dei negozi che corrono a casa, il “rito” dell’aperitivo è ormai indegnamente scomparso). E il “Casa Labra” è pure estremamente onesto: ancorchè Madrid sia abbastanza cara (ma non come Barcellona) per bere un trago/sorso (contrariamente a quanto avviene sotto la Madonnina) non ti devi svenare. Esempi? Una caña (birra spillata) 1 euro e15, idem per un vermut (de grifo, spillato), una ‘tajada de bacalao’, delizioso merluzzo fritto,1,35, per non parlare di saporite croquetas che paghi (addirittura) zero e 95. E parlo di assaggi ammanniti al momento, mica la nostrana e costosamente scema Happy Hour con gli avanzi del ristorante di fianco. Ultimate un paio di degustazioni a Casa Labra proseguo il mio canonico itinerario godereccio trasferendomi in (calle) Echegaray a La Venencia. Beninteso non senza aver verificato che in (plaza) Canalejas ‘c’è ancora’ La Violeta, un datatoo negozio vendente caramelle (lo dice il nome) al sapore di viola. E fortunatamente ‘c’è ancora’ (non si sa mai, quante volte ti capita di tornare in un posto e ahinoi scoprire è stato chiuso per far posto a un tragico non meno che demenziale Fast Food?….).
E quanto a La Venencia, possa durare più dei corvi sulla Torre di Londra e delle scimmie sulla Rock di Gibilterra. Trattasi infatti di un locale che non soltanto è situato in una delle strade più suggestive di Madrid ma possiede pure ottimi Finos (così son chiamati i vini di Jerez) beninteso spillati da botti il cui ‘age’ definirei ‘inconnu’. E a La Venencia (tra un Fino e un altro, 1,90, con aceitunas/olive, e non date la mancia, la rifiutano) incontro pure gente disponibile a charlar/ciacolare. Stavolta, però, il mio colto interlocutore (per certo uno che sulla Guerra Civil, 1936 – 39) ne sa quasi quanto me, quasi quasi mi incolpa di aver avuto uno zio che non solo aiutò Franco a passare lo Stretto di Gibilterra ma fondò pure l’Aviaciòn Legionaria del Tercio (da cui l’attuale X nera in campo bianco della Fuerza Aerea spagnola). Assolto con una ultima ‘copa’ dalle responsabilità politiche di cui al citato zio, mi congedo dall’erudito neoamico de La Venencia e vado a cenare alla Casa Gallega in Bordodores. Sarò anche uno stolto ripetitivo, ma da tanti anzi tantissimi anni la Merluza a la Gallega che lì degusto (29,50 comprendenti pure il coperto, una tapa/assaggio di Pulpo a la Gallega e un bel calice di Ribera del Duero) è, da sempre, “da inginocchiatoio”.
21 GENNAIO …. segue nella 2a (e ultima) puntata…
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