1 INDIA, L’IMPERIAL HOTEL, NEW DELHI 

Laddove si raccontano (in 2 puntate, noblesse oblige) le vicende – nella neocapitale dell’India – di uno dei Most Famous hotels in the World)….
gpb x mondointasca.org del 21/8/13
gp0067Una ‘storia’ comune. Per la nuova capitale del vasto territorio indiano (a scapito di Calcutta) e per un Hotel che, come molti altri famosi, ha contrassegnato i fasti di un’epoca
A New Delhi, India, mi ritrovo all’Imperial Hotel durante una gita (è più professional e chic chiamarla famtrip o eductour) organizzata dal tour operator Kesari per scrittori turistici e facenti viaggiare. E a proposito di questi viaggi educo-familiarizzanti informo che nelle decennali vicende del turismo poco è cambiata la liturgia (magnare, bere e dormire + giri città e visite alberghi). Unica, recente, novità (la Festa è finita, sentenziò lustri fa l’avv. Agnelli, uno che se ne intendeva, mica un Lapo qualsiasi), agli scribi medio infimi (si indovini chi appartiene a questa genìa) ma liberi di scrivere quel che vedono e pensano (quindi non a chi sa già quel che dovrà scrivere, bene) è sovente imposto di comprarsi il biglietto aereo e talvolta pure di pagare (poco, ma pagare) parte dei servizi a terra a mo’ di contributo.

Un dono appropriato
La visita di un albergo tanto storico (vabbè, ha soltanto la mia età ma a volte basta poco tempo per diventare famosi) mi ha intrigato e congedandomi chiedo al direttore se (oltre al canonico dèpliant ) esiste ulteriore literature (su uno dei miei preferiti, il Manila Hotel, sono stati scritti ben due libri). Chiestomi se parlo francese (gli sono rimaste solo poche copie in quella che fu langue d’oilche ahinoi prevalse sulla occitana langue d’oc) e commentatogli che mica avrei chiamato mio figlio Jean Paul per niente, il manager mi dona un libro narrante la storia dell’Imperial. Un dono gradito perché doppiamente istruttivo. Perché oltre ad apprendere (e qui narro) le vicende di tanto prestigiosa costruzione (che più british non si può) scopro l’esistenza di una vera e propria Antologìa dedicata ai most famous hotels del nostro pianeta (gli interessati lettori web dipendenti clikkino famoushotels.org).

L’epopea dei grandi Hotel
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Fondatore (1986) eppoi corifeo di questa sorta di movimento letterario descrivente il Gotha Alberghiero, nonché autore di The Imperial, New Delhi, è Andreas Augustin, un viennese (precisasi nel libro donatomi) voyageur passionnè, esthète, specialiste des grands hotels. Cotanta auto incensazione potrà anche risultare eccessiva (ma nessuno è perfetto, e ad ogni buon conto è sempre meglio specializzarsi in – ospitanti – Grand Hotels che in tristarelle Pensioni Mariuccia). Resta però il fatto che non può esimersi dal visitare il sullodato sito un aficionado ai viaggi&turismo, ancor meglio se nostalgico di come giravasi il mondo durante la Belle Epoque (altro che iLagervacanze All Inclusive e gli sfigati ancorché meritori – fanno viaggiare, male ma fanno viaggiare – voliLoucost). E lì scoprirà che, per scoprire ulteriori chicche e dettagli, esistono singoli libri (come il citato The Imperial, New Delhi) dedicati a hotels ormai mitici non solo per chi vi è sceso o vorrebbe soggiornarvi ma pure per chi, pigro o poco abbiente, si accontenta di conoscerlo da casa. Alcuni dei most famous? Il (proprio quello della tigre) Raffles di Singapore (1887), l’Oriental di Bangkok (1876) dello stesso anno il Frankfurter Hof e (non solo torta) il Sacher di Vienna, poco dopo l’arrivo dell’Orient Express a Istanbul (1889) ecco sorgere il Pera Palace e cinque anni dopo, a Roma, Cesar Ritz apriva il Grand (in cucina il profeta della gastronomia Auguste Escoffier).

Nascono le due Delhi

La storia del The Imperial è quella dell’India moderna. A Londra, nel 1911, scoprono che Calcutta non va più bene come capitale del Raj (l’impero anglo-indiano) eccessivamente lontana, in quella regione che attualmente confina con il Bangla Desh, dall’India storica, quella dei Moghul, degli splendori del Rajasthan. E per annunciare (durante un Durbar, termine hindi definente la Corte di un governante indigeno) la creazione, dal nulla, di una nuova capitale scomodano financo King George V e la Queen Mary a essere presenti on the spot, sul posto in cui sorgerà.
La capitale si chiamerà New Delhi (in hindi cuore, quindi anche centro dell’India) esistendo già un’altra Delhi, quella Old che da secoli vanta il Red Fort (Patrimonio dell’Umanità) il Qutub Minar e la severa Jama Masijd, la moschea più grande del Paese, highlights della canonica visita turistica.
Tutto “New”: capitale, edifici, verde diffuso

Mica facile inventare ex novo una capitale imperiale, soprattutto (e non è questione di soldi perché l’India fu ricchissima e doviziosa tetta da succhiare) se deve soddisfare piaceri e gusti che più british non si può (basti accennare alla sfrenata ‘voglia di verde’, girare per la immensa, ma non per numero d’abitanti, New Delhi comporta ore e ore d’auto, non c’è edificio che non sia circondato da, se non un parco, un generoso spazio con prato e alberi dalle dimensioni di giardino pubblico). Non tanto le sensibili distanze (gli ingegneri Britannici furono eccellenti costruttori di ponti e ferrovie nei possedimenti del Regno Unito) quanto la Grande Guerra e la Crisi a fine Anni ’20 ritardarono un filino la costruzione di un albergo davvero imperiale nella capitale della più importante colonia dell’Empire. E finalmente ecco l’Imperial. Della cui costruzione e successivo splendore si parlerà nella prossima puntata.

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2 INDIA, A NEW DELHI UN HOTEL DAVVERO ”IMPERIALE” 

Storia, vicende, stili (architettonici e non) di un albergo che ha vissuto l’apogeo e il tramonto del Raj britannico)….
gpb x mondointasca.org del 29/8/2013 

India, Rajasthan

India, Rajasthan

Un edificio carico di storia e di profondi significati sociali, il lussuoso Hotel Imperial di New Delhi, capitale dell’India. Venne costruito quando il paese asiatico anelava la propria indipendenza dal dominio Britannico
The Imperial di New Delhi, uno dei sciccosi nonché Most Famous Hotels in the World (famoushotels.org come suggerito nella precedente puntata si dia un occhio ai tanti alberghi storici descritti, un vero e proprio Gotha) tardò qualche lustro per divenire il primo Grand Hotel deluxe della nuova capitale dell’India. Un ritardo dovuto non tanto a due già accennati motivi (la Grande Guerra e la Crisi di fine Anni Venti) quanto al non irrisorio dettaglio che New Delhi (concepita nel 1911 e ‘inaugurata’ capitale nel 1931) fu costruita dal nulla (su disegni di Edwin Luytens, vate dell’architettura coloniale britannica e lavori del costruttore Rai Sahib Narain Singh, personaggio della ricca borghesia indiana che, con la nobiltà dei tanti Maharaja, ben si inserì nell’establishment della colonia).

Priorità architettoniche
Prima di pensare agli ospiti e ai viaggiatori occorreva erigere palazzi e magioni per le istituzioni del più potente impero del mondo (e vai a sapere che nemmeno due decenni dopo i padroni di sì vasto dominio dovessero fare fagotto dall’India lasciando ai sudditi tanto ben di dio). Una House (in senso faraonico, non si badi alla traduzione letterale) spettava al Viceroy di His Majesty George V, un’altra al Government e parimenti – prima di un albergo – andavano costruiti altri monumentali edifici pubblici, sia per ospitare gli efficienti civil servants sia per mostrare la possanza dei colonizzatori (vedi in Italia i Palazzi di Giustizia quasi ovunque sì possenti e imponenti da intimorire il villico, perchè un paria intimorito dalla maestà di un palazzone mica va a sfruculiare i Potenti che lo ha costruito … elementare Watson).

Ispiratori, i coniugi Willingdon, tra i primi ‘frequent flyers’
Ma l’attesa-ritardo nella costruzione giovò al The Imperial perché tra fine ‘800 e inizio ‘900 (e a quei tempi le comunicazioni intercontinentali richiedevano ancora il loro tempo) in Europa nacquero e si svilupparono moderni (e chissà quanto ritenuti folli dall’establishment perbenista) stili architettonici. In Austria Adolf Loos “inventa” il movimento Bauhaus, in Francia si ammira l’Art Dèco. Un design, quest’ultimo, sobrio non meno che elegante, che fortunatamente sarà applicato al The Imperial(in caso di sfortuna l’hotel avrebbe potuto essere costruito nel cupo stile neogotico – tipo il Parlamento di Londra – o nella meno greve ma non per questo più disinvolta architettura colonial onnipresente nell’ex Raj britannico). Musa ispiratrice del primo hotel di lusso di Delhi (in precedenza la autorevole – ovvio, era l’unico tour operator organizzante viaggi nell’Empire – guida della Thomas Cook suggeriva il Laurie’s e il Maiden’s, diciamo due buoni 4 stelle o prima categoria) fu la moglie del Viceroy, Lord Willingdon. Una coppia colta e moderna, nonchè frequent flyers ante litteram grazie alla grande rivoluzione dei trasporti. Dopo secoli di trasferimenti marittimi dalla Gran Bretagna all’India di settimane di navigazione, un comodo e sicuro (velocità media 214 kmh, le hostess, infermiere volontarie, servono a bordo pasti di quattro portate) volo della Imperial Airways, durata sette giorni, collegava Londra-Croydon a Delhi via Parigi, Brindisi, Atene,

Alessandria, Baghdad, Bahrein e Karachi.
L’India e la sua nuova capitale potevano dunque esibire un hotel veramente Imperial, ispirato dalla già citata Viceregina Lady Willingdon, disegnato da D.J. Bromfield (un associate del sullodato Luytens) e costruito da Rai Sardar Bahadur Ranjit Singh (tra i proprietari Sir Sri Bhupinder Singh, Maharaja-i-Rajan di Patiala). E precisato che non tutti coloro di nome Singh sono Sikh ma (si dice in India) che tutti i Sikh si chiamano Singh, non appare misterioso il dettaglio che da sempre sia Sikh (quindi ostenti una curata barba sovrastata da elegante turbante) il portiere che alla scalinata d’ingresso accoglie clienti e visitatori dell’Imperial. Dopo un periodo di decadenza (anche gli alberghi vivono gli alti e bassi della vita) l’hotel è tornato agli antichi splendori e può vantare una chicca di assoluto valore: oltre all’inalterata iniziale bellezza dello stille Art Deco con correzioni coloniali e alle 233 camere arredate come un deluxe comanda, l’Imperial costituisce un minimuseo di buona importanza racchiudendo centinaia di oggetti artistici, quadri, sculture, vasellame.

Ospiti celebri e meno …
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La narrazione di una struttura alberghiera non può che terminare con l’elenco di “chi c’è stato”. E vabbene. All’Imperial di New Delhi “ci sono stati” tutti i grandi personaggi degli ultimi (quasi) 80 anni ivi compresi (il libro Andreas Augustin dedicato all’hotel li include tra i Vip e non resta che adeguarsi, con riserva) Luca di Montezemolo e Kabir Bedhi (per gli under 50 il Sandokan della nostrana antica tivù). Secondo alcuni vi avrebbe soggiornato anche Rudyard Kipling, ma non è vero: il grande scrittore (che in India nacque dedicandole magnifiche narrazioni) lasciò il Raj molto prima che l’Imperial vedesse la luce.

La prima parte del servizio dal titolo: “New Delhi e Imperial Hotel” è stato pubblicato venerdì 23 agosto 2013