KERALA, TRA AYURVEDA E CARDAMOMO…

Guarire o almeno imparare a curarsi secondo l’antica medicina indiana … e aggiungere sapori ai nostri cibi e bevande: accade nel Kerala…
gob x mondointasca.org del 6 6 13
Alle prese con una disciplina antichissima e un po’ misteriosa, per concludere (magari) che danno maggiore salute e piacere le rinomate spezie di mezza montagna

Bellezze al bagno

Moda balneare musulmana…..

Come in precedenza precisato, la descrizione della mia gita nel Kerala inizia da Cochin, capitale economica e storica (nella più british Trivandrum hanno invece sede il governo e l’amministrazione dello Stato). E trattandosi del migliore porto della costa del Malabar, a Cochin approdarono sia Vasco da Gama (mitico navigatore, da cinque secoli personaggio della Storia portoghese e universale), sia i due nostrani Marò (la cui nota vicenda, invece, non si è ancora conclusa, e se la legge indiana è come quella italiana, campa cavallo…).
Medicina Ayurvedica. Cos’è?

E appena giunto a Cochin (Kochi, più moderno e meno coloniale, ma attenzione, perché sulle carte geografiche si legge in corpo ben più grosso Ernakulam, il grande agglomerato urbano sulla terraferma) ho tentato di capire, venire a capo della medicina Ayurvedica. Ma, non me ne voglia il baldo lettore, non ci sono riuscito (meglio essere franchi e non imitare i politici nostrani menanti il torrone). Perché, commentai nella puntata precedente, questo Corpore Sano in salsa indiana sarà pure di gran moda ma (o forse è proprio questo il motivo) c’è qualcosa che non mi convince. Nel senso che m’è venuto qualche dubbio vedendo in giro (non parliamo poi su dépliants turistici e di alberghi e B&B) troppe e troppo sbandierate Cose Ayurvediche (pubblicità, scritte, riferimenti, gabinetti, dottori, ricette, cure, mancavano i sex clubs ayurvedici ma solo perché in India non esistono queste meritorie istituzioni, peraltro rese superflue dal Kamasutra).

“Dubbi” pratici ayurvedici
Qualche perplessità, preciso, non certo sulla validità (ci mancherebbe altro) di questa antichissima scienza sanscrita, bensì sulla possibilità che tra cotanta inflazione – e ben si sa che la quantità va a scapito della qualità – qualcuno “ci marci”, improvvisi inventandosi santone o peggio ancora doctor senza pezzo di carta o quantomeno un minimo di pratica. Preciso però, onestamente, che sul boom ayurvedico non ho convenientemente indagato e posso solo una mia irrilevante esperienza personale (che però ha prodotto il benefico effetto di concedermi un piacevole flashback). Acquistato in una farmacia (ça va sans dire) ayurvedica un olio ayurvedico (te pareva, ma non credo che esistano farmacie miste vendenti contestualmente l’Alka Seltzer e medicamenti autoctoni) e spalmatolo su un ginocchio dolente, dal ‘profumato odore’ ho subito capito, con sorpresa inferiore solo alla delusione, che trattavasi dello stesso identico olio canforato che ragazzino annusavo negli spogliatoi del Novara Calcio ai massaggi dei footballeurs. Altro che ayurquelchelè.

Benefici sì, ma a tempo debito
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Ciò premesso e concordando sullo scarso contenuto scientifico del mio scoop sulla medicina che tanta gente attira nel Kerala, anch’io voglio dire la mia sull’Ayurvedica (se è per questo ci sono stati, e ci saranno, tanti ministri del Turismo che dell’incoming nel Belpaese non sanno una fava). Penso pertanto che non vi siano problemi nel fidarsi e affidarsi a questa esotica medicina, non dimenticando però che solitamente (come accade in tante altre umane vicende) per raggiungere il benessere “ci vuole il suo tempo” (e mi riferisco ad alcuni, anzi molti sprovveduti turisti certi di conseguire l’immortalità mediante due massaggi, tre pozioni e l’acquisto di unguenti e cremine variè). Ma meglio degli odori e/o profumi di cui sopra sono gli aromi delle spezie. Una specialità, quasi un’esclusiva del Kerala, un elenco lunghissimo (già dettagliato nella precedente relazione) di piante, frutti, semi e radici che arricchirono di sapori la cucina rinascimentale europea, e di soldi, ma tanti, i mercanti che le commercializzarono.

Spezie e aromi d’altura
E per ammirare e provare queste inebrianti spezie si va nell’interno, al fresco clima fornito da una giusta altitudine (sui 1000 metri) laddove crescevano spontanee, eppoi si pensò bene di coltivarle come la moderna agricoltura comanda. Eccomi pertanto nella turistica Thekkady, 190 km da Cochin, hotels ok (in India chi ama quelli mini e storici, più sciccamente detti boutique, cerchi gli heritage), ovvio shopping (il 99%, indovinate, di spezie), gita sull’elefante (e tigre nel vicino parco nazionale, non conosco però l’esatta percentuale di chances di ammirarla, forse pochine, e idem mi accadde col leone asiatico nel Gujarat, succede, a tanti).

Cardamomo e caffè: bevanda da re
E da quelle parti, oltre alle ovvie non meno che canoniche piantagioni di tè (in minor misura, caffè) mirabilmente disegnate, quasi geometrici giardini all’italiana, ho visitato persino una coltivazione di cardamomo, più precisamente (copio da wikipedia) la Elettaria, specie di pianta tropicale della famiglia delle Zingiberaceae (stessa famiglia dello Zenzero). Una spezia (sembra un piccolo pistacchio) dallo scarso profumo ma assai insaporente (me gusta, previa tritatura, mischiarla nel caffè), una chicca che, se ha interessato il curioso scrivente, figuriamoci quanto intrigò gli spettabili borghesi della cinquecentesca Europa. Dopodiché, dalle dolci montagne al confine con il Tamil Nadu torno sulla costa del Kerala, alle Backwaters, fiore all’occhiello del God’s Own Country.
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BACKWATERS, RICAMI D’ACQUA…

Un’incredibile non meno che infinita laguna in una immensità di corsi da’cqua e isole per un paesaggio unico al mondo….
gpb x mondointasca.org del 31/5/13
Marò a parte (vicenda non ancora conclusa) il Kerala, lo stato meridionale dell’India abbonda di spezie, vi si pratica la famosa medicina Ayurvedica e, last but not least, possiede le Backwaters…

Trivandrum

Trivandrum

Come precisato, le principali attrazioni/appeals del Kerala sono la medicina Ayurvedica, le Spezie e le Backwaters. Dopodiché, scadendo dal contesto viaggiatorio universale alle più circoscritte vicende italiane (in ‘sto caso non turistiche bensì politiche, ma la polis, come ovvio, condiziona, eccome, anche il turismo) ultimamente la popolarità del Kerala ha fatto un gran bel balzo grazie alla (stranota) Vicenda dei 2 Marò. Ne consegue che: narrato il sia pur goffo sgub da me perpetrato a Cochin nell’hotel dei 2 Nuovi Eroi Nazionali(almeno un tempo al Quirinale si ricevevano solo cittadini che bene avevano meritato della Patria); spiegato dove trovare le Spezie nell’interno del Kerala) e come provarne i piaceri (a casa sto tuttora degustando il caffè profumato dal Cardamomo); e onestamente confessato che nella faccenda della Ayurvedica ci ho capito poco, anzi, ho nutrito e nutro tuttora qualche dubbio (beninteso non relativo alla sua validità bensì all’eccessivo boom modaiolo) … per completare la descrizione degli appealsammirati nella mia gita nel God’s Own Country (lo Stato di Dio, van giù pesanti nel Kerala) non mi restano che le Backwaters.

Lagune interne disegnate dalla Natura
E mai come in questo caso vale il detto inglese Last but not Least. Non solo! A mio modesto parere (ma si diffidi di chi usa questa perifrasi, esibente solo quella falsa modestia che … a mio modesto parere … ritengo peggiore della peggior vanagloria) le Backwaters costituiscono il Number One, il massimo delle cose da vedere nel Kerala. Un fenomeno di madrenatura dalla avvenenza pari alla grandezza che può vantare. Perché, resomi subito conto della bellezza mi sono contestualmente chiesto dove nel mondo si può ammirare un insieme di acque interne tanto vasto quanto le Backwaters (Everglades in Florida? Estuario del Mississippi in Lousiana? Delta del Rio delle Amazzoni?). E come descriverle. E penso di poterla risolvere sia pur goffamente (almeno in parte giustificato dal dettaglio che Allappuzha è definita la Venice of the East) invitando a pensare a una Laguna veneta moltiplicata per 1000, o forse anche più, e chissà che renda l’idea. Parlo, beninteso, solo di dimensioni, mica spingo la fantasia del lettore (anche se le House Boats le inventarono prima i miei amici Fratelli Barbieri tra Venezia e Precenicco eppoi hanno varato quelle delle Backwaters) a immaginare palmizi e altre piante tropicali con il campanile di San Marco sullo sfondo.

Campanili e Santi smembrati
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E proseguendo con la già dichiarata goffa elencazione delle differenze tra le nostrane Backwaters venete e quelle del Kerala, preciso anche (e molti lettori mi crederanno un casciaball invece dico il vero) che all’interno della costa del Malabar si ammirano (e fotografano, mica te ne aspetti così tanti) più campanili svettanti su chiese di quanti ne puoi notare nel Veneto Lagunare. Tanto occupati nell’informare circa i grandi appeals (le spezie, la già menzionata medicina Ayurvedica e le Backwaters) quelli del Turismo del Kerala si son dimenticati o quantomeno non hanno convenientemente informato che una bella fetta della popolazione è cristiana.

Tranquilla convivenza religiosa
I motivi? La storia racconta che, imbarcati sulle navi portoghesi dei commercianti di spezie, i gesuiti mica stettero con le mani in mano e prima di spingersi Plus Ultra, verso la Cina, il navarro Francisco Xavier evangelizzò (ma escludo che l’altrettanto gesuita, attuale papa Francesco ce la faccia con l’Italia) questa parte dell’India (il suo corpo riposa a Goa salvo il braccio destro macabramente portato nella romana chiesa del Gesù, appunto tempio dei gesuiti). E mentre, politicamente, il Kerala pende un filino, anzi, di più, a sinistra (falci e martello, effigi del Che, Lenin e quant’altri abbondano su muri, poster e bandiere), per quanto concerne le vicende religiose lo Stato può vantare una tranquilla convivenza tra cristiani, e soprattutto, musulmani e induisti (mentre nel nord dell’India….)

Una terra che vale un viaggio
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Numeri e nomi delle Backwaters? Impressionante l’estensione, 900 chilometri lungo la costa del Malabar, infinita acqua disegnante canali, fiumi, isole, paesaggi dominati da palme su risaie, villaggi, ponti attraversati da barche e pedoni. E Kettuvallomms, più semplicemente i tradizionali barconi delle Backwaters trasformati in full pension House Boats, un business mica da poco (1200, se ben ricordo, questi minihotels natanti accontentanti turisti disposti a non annoiarsi nemmeno in gite più lunghe di un giorno). Questa (modesta: ci ho provato ma non ho potuto fare di meglio) narrazione della gita nel Kerala (giudizio? bello, vale il viaggio) si conclude con un suggerimento. Chi va da quelle parti spenda il suo tempo tra le lodate Backwaters, nell’interno a impratichirsi sulle spezie (tra colline e monti ridondanti di tè) e visitando Cochin e Trivandrum (e di lì sconfinerà nel Tamil Nadu in escursione a Capo Comorin, estremo sud dell’India). Ma forse non si entusiasma soggiornando sul Mare Arabico (che sarebbe poi l’oceano Indiano, ma quanta differenza con le non lontane Maldive). Molti hotels sono ok, ma le spiagge (tipo quella peraltro assai lodata di Kovalam, pochi chilometri a sud di Trivandrum, beh)…. A meno che non vi si capiti per motivi Ayurvedici…