NB Scritto (tanto) tempo fa (non ricordo quando, né per chi…), eppur (oltre ad annoiare) può anche, e ancora, interessare …
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Fallas a Valencia
La miglior prova del valore di una civiltà è la qualità del tempo libero
(Edman Irvin, scrittore americano, 1947)
Cominciamo osservando gli aspetti sociologici del turismo italiano (importante punto di riferimento del settore economico e della società) e citandone una breve storia.
Aspetti sociologici del turismo
Sia nell’ambito mondiale che in quello nazionale il turismo costituisce la prima componente economica e rappresenta una costante nei settori produttivi e culturali del Paese. Fino a pochi anni fa l’Italia è stata a lungo nelle posizioni di preminenza del turismo mondiale, sia per il numero di turisti ospitati che per il flusso di valuta introitato. Recentemente sono state perse alcune posizioni a favore di Spagna, Francia e Stati Uniti in una sorta di classifica che (come talvolta i commenta per le statistiche) può però essere diversamente interpretata. Secondo alcune fonti, ad esempio, la Spagna è dietro alla Francia per arrivo di turisti e agli Stati Uniti per valuta incassata. Secondo studi italiani, invece, la Spagna è la prima potenza turistica mondiale perché la Francia conta gli arrivi in modo differente rispetto alla Spagna (tanto per citare un esempio forse insulso ma esplicativo: è un turista l’italiano che dalla Liguria va a fare shopping a Mentone e poco dopo torna a casa?). Le informazioni che seguono (da molti ritenute le più esaurienti e meglio elaborate) sono ricavate dalla Organizzazione Mondiale del Turismo e dimostrano che questa “industria” costituisce una importantissima attività economica e sociale per i seguenti motivi. Il Turismo, infatti …
– Contribuì enormemente allo sviluppo economico dei Paesi dell’Europa occidentale nella seconda metà del XX secolo.
– Rappresenta una delle principali componenti del Pil e contribuisce in misura determinante al contenimento del deficit commerciale nella Bilancia dei Pagamenti.
– Ancorchè nel 2008 sia prevista una ulteriore flessione dell’Incoming turistico, l’arrivo dei turisti dall’estero rappresenterà una voce importante nell’economia del Paese.
Remy Knafou, professore dell’Università di Parígi e direttore del team di investigazione MIT (Mobilità, Itinerari e Turismo) fornisce una definizione chiara di ciò che è il turismo: “Un insieme di atti, azioni e luoghi, aventi per finalità la ricreazione degli individui mediante il loro trasferimento dagli abituali luoghi di vita, il che implica il vivere fuori dalle proprie residenze. Il turismo non è un’attività, nè una pratica, è un attore, uno spazio o una istituzione: il congiunto di ciò forma un sistema. Che comprende turisti, luoghi, territori, reti turistiche, mercati, pratiche, leggi, valori e regolamenti come tutte le altre istituzioni sociali”.
L’Organizzazione Mondiale del Turismo, prevede per il 2020 un mondo con 1 miliardo e 600 milioni di movimenti turistici internazionali, con una spesa di 2 milioni di milioni di dollari, da cui un impressionante incremento di tecnici, dirigenti, professionisti specializzati che nel 2006 raggiunse i 385 milioni di impiegati nel settore.

In PNG Papua Nuova Guinea
In tutta certezza il Turismo continuerà a costituire la più importante attività della società del XXI secolo passando da un’economia di servizi a una di Know How di cui sarà una componente principale. E’ evidente che ci troviamo in una società in cui i cambiamenti si succedono in forma accelerata e il Turismo non fa ovviamente eccezione. Sta infatti apparendo un nuovo profilo del turista: viaggi preparati direttamente per conto proprio, meno attenzione ai dettagli organizzativi, prenotazioni all’ultimo minuto, uso crescente di Internet, ricorso ai voli Low Cost, maggior sensibilità ai prezzi, maggior frequenza delle trasferte di corta durata, viaggi e vacanze con e per motivazioni più concrete (nuove, intriganti esperienze, cultura, educazione, salute etc etc… ).
Il Turismo, un sogno, una illusione
Stiamo trattando quello che con riferimento all’industria turistica Eulogio Bordas chiama la “società del sogno” (Dream Society). Dopo aver superato la “società dell’informazione” il mondo occidentale tenderà sempre più verso questo tipo di società in cui il comportamento emozionale –i valori, le emozioni, i sentimenti- acquisisce più rilevanza del comportamento razionale. Il nuovo turista non cerca più servizi, desidera invece esperienze che soddisfino le sue emozioni.
Si approfitta per segnalare questa formula:
AV = Sm3
Ma cosa significa una formula algebrica, chiederà qualcuno, in una chiacchierata dedicata al Turismo culturale?
Ecco la spiegazione: l’attrazione del turista viaggiatore è uguale al Sogno per M al cubo, laddove per sogno si intende il concetto di Mito, Magia e Mistero. Il Turismo vende sensazioni e sogni incompiuti, è un’industria il cui prodotto non è valutabile, nulla esiste se prima non è dimostrato, se non lo vivo io -direttamente e personalmente- attraverso un’esperienza tutta mia.

Cosa non si fa per andare a Santiago de Compostela… .
Chi scrive … ha “girato il mondo” (anche nel senso letterale della parola, imitando Mr Phileas Fogg e impiegando, ovviamente, meno degli 80 giorni accordatigli da Verne), per una “collezione” di 135 Paesi e posti visitati (che gli sono valsi uno dei primi posti in una classifica ideata da un giornalista tunisino creatore di un Club Mondiale di Grandi Viaggiatori). A Santiago del Cile ha compiuto il giro d’onore con la squadra italiana che vinse la Coppa Davis di Tennis, non senza informare sulle tensioni locale generate dal clamoroso scambio del segretario comunista cileno Corvalàn con il dissidente sovietico Bukowski. E’ stato testimonio di 2 Colpi di Stato, in Libano e nelle Filippine (ma non se ne accorse: da quelle parti i Golpes erano –o sono- così frequenti e mal congegnati da finire inosservati). In un circuito di F1 ai piedi del Fuji Yama era presente nel box della Ferrari e ha descritto le paure di Lauda (pioveva a dirotto) che permisero a Hunt di soffiargli un Mondiale. Tra i pochi giornalisti invitati, ha assistito alla presentazione delle 7 meravigliose, plurisecolari Misiones Jesuiticas nel sudovest della Bolivia scambiando quattro chiacchiere con l’attuale presidente Evo Morales. Ha soggiornato con gli Indios Tarahumara a 2.000 metri di altitudine durante uno stop del treno che conduce dal Pacifico allo stato messicano di Chihuahua attraverso i precipizi delle Barrancas del Cobre. Ha volato su miniaerei pilotati da imberbi ragazzi australiani tra nebbiosi picchi nell’interno della Papua Nuova Guinea e sorvolato il Chaco paraguayano con un bombarolo nostrano alla cloche (ma lo seppe dopo), a piedi ha percorso il Camino de Santiago e su una spiaggia della Malesia ha nottetempo osservato il faticoso cammino delle neonate tartarughe verso il mare. Ha dormito nel mitico, storico hotel Treetops (in cui Elisabetta seppe di essere divenuta regina) costruito su un immenso albero nel cuore del Kenya. Ha visitato un’umile casa abitata da Garibaldi in una piccola cittadina del Nicaragua (fin là, arrivò, l’appunto Eroe dei Due Mondi) e compiuto passeggiate tra i pinguini dell’Antartide, goduto invernali saune ghiacciate oltre il Circolo Polare Artico, pedalato goffamente in mountain bike su e giù tra i bricchi della verde Extremadura (e durante una minicorrida tra aficionados ha pure “affrontato” un toro, ancorchè assai piccolino ed “embolado”, con le corna rese meno offensive) …
Le suesposte esperienze di viaggio non sono state riportate per vanto o vanagloria: si è voluto soltanto evidenziare che ciascuno di noi può, tutti noi possiamo raccontare qualcosa della nostra vita, fatti e vicende viste e vissute nel mondo (girato l’angolo o agli antipodi). E tutte queste nostre esperienze, conoscenze, ricordi, background culturale (che chi scrive, per inciso e informazione, ha raccolto nella collezione “I 100 Viaggi di Gian Paolo Bonomi” a titolo di segnalazione e suggerimento) sono state rese possibile grazie al Turismo, al muoversi, ai viaggi, all’appagamento delle nostre curiosità. Per un giapponese non è più un sogno vedere, navigare sul Canal Grande veneziano o affacciarsi sulle Cascate del Niagara. E un veneziano può trasformare in realtà un giretto sulle scialuppe di canna del lago Titicaca o fare il bagno con i delfini dopo aver avvistato le balene alle Azzorre.
“Es preferible el Camino a la posada” (Meglio il Cammino che le Soste) scrisse Cervantes, e di Caminos, nel senso di “viaggi intelligenti” molti di noi (economicamente parlando) possono permetterseli (basta possedere un filino di voglia, curiosità, paracultura), in tante parti se non in tutto il mondo, non solo nelle infinite distese della Mancha.
Può essere, innegabilmente, un pò più costoso un viaggio ad ammirare la splendida natura dell’oceano Pacifico, gli immensi panorami, le differenti etnie che popolano la miriade delle sue piccole e grandi isole (e lungo la rotta aerea si approfitta di uno o più stop per visitare una grande metropoli del continente asiatico).
Ma è veramente alla portata di tutte le borse (in tal caso mancano solo la voglia e la curiosità) una gita in Spagna, tra le tante città andaluse Patrimonio dell’Umanità, a percorrere l’intrigante e affascinante Camino de Santiago, a conoscere l’arte dei fieri e severi centri storici della Castilla y Leòn (degustando pure i sapidi arrosti magistralmente cucinati e gli eccellenti vini della Ribera del Duero). Basta volerlo.
Definizione di Turismo Culturale
Una definizione del Turismo Culturale è data dall’esperto (di turismo culturale e musei) Ted Silkes nel suo libro: “Cultural Tourism and Business Opportunities for Museums and Heritage Sites”: “Il turismo culturale appaga, ‘realizza’ il viaggiatore che compie uno spostamento dalla sua residenza abituale e la cui motivazione principale (o anche solo parziale) è l’interesse per gli aspetti storici, scientifici o stili di vita offerti da una comunità, regione, gruppo o istituzione”.
Secondo questo autore esistono 3 tipi di turisti culturali:
1 Il Turista di “motivazione culturale” (il 5% del mercato europeo) che seleziona e decide “dove viaggiare, andare in vacanza” preparando il viaggio in funzione di una profonda conoscenza del posto.
2 Il Turista di “ispirazione culturale”, che, attratto da luoghi di cultura di grande prestigio turistico (esempio Venezia o Atene) si inserisce nel solco di un turismo di massa escludente approfondimenti.
3 Il Turista “attratto (anche) dalla cultura”. In questo caso la motivazione del viaggio è un’altra (spiaggia, montagna, piacere) ma chi lo compie approfitta per vedere, conoscere, apprendere (chi va in vacanza sulla riviera romagnola va a visitare le bellezze di Ferrara o compie l’escursione di un giorno a Venezia). Questo segmento è in forte crescita, di anno in anno (e pertanto aumenta –fortunatamente- il numero dei vacanzieri che non trascorrono tutto il soggiorno ai bordi di una piscina e –se si parla del turismo nostrano- arrivano financo a sacrificare qualche ora di abbronzatura per vedere cose interessanti).

Palau, Rock Islands (ma che bella la Micronesia…)
Nel 2006 circa un 15% dei turisti in visita nel Belpaese ha viaggiato per motivi di carattere culturale, una percentuale che può essere variamente valutata, fermo restando il fatto che l’accennato, grande aumento demografico di viaggiatori previsto nel 2020 comporterà una forte aumento della domanda di turismo culturale e di città, aumento oltretutto facilitato dalla forte espansione del trasporto aereo e ferroviario.
Le caratteristiche proprie del “turismo culturale” e “di città” (lunga stagionalità, attività complementari quali la gastronomia, lo shopping, gli spettacoli, da cui un buon livello di spesa) convertono questo segmento del tempo libero in una delle voci più importanti nello sviluppo del Turismo da oggi al 2020.
Il Turismo Culturale nel Mondo
– Il 37% dei viaggi ha una motivazione culturale.
Il Turismo Culturale nei vari Paesi d’Europa (in percentuali)
– Il 31 % dei turisti intervistati soggiornava nella località visitata.
– Il 40 % era composto da visitatori stranieri (non turismo interno).
– Il 30 % era composto da chi viaggiava all’interno del proprio Paese
– Il 66 % dei turisti “voleva imparare cose nuove”
– Il 64 % voleva e riscontrava (anche) motivo di relax (nel viaggio culturale)
– Alta presenza dell’intero gruppo famigliare (figli educati a questo tipo di viaggio)
Il Turismo Culturale in Spagna (Paese dalle caratteristiche affini al turismo in Italia)
– La Spagna riceve annualmente 8.500.000 “turisti culturali” (3.500.spagnoli, 5.000.000 stranieri, di cui il 70% europei).
– La spesa media del turista culturale risulta doppia rispetto alla spesa media del “normale” turista.
L’Italia e il Turismo Culturale (o per meglio dire “intelligente”)
Premessa. Con riferimento a quanto sopra riportato tra parentesi e considerando che Turismo è sinonimo di Viaggi (vacanza) e quindi ore liete e soprattutto libere da appesantimenti, esperienze e financo termini paludati e ‘seriosi’, chi scrive, invece di parlare di Turismo Culturale (aggettivo in un certo senso vincolante e impegnativo) preferisce (e così farà di qui in avanti) parlare di un più intrigante e coinvolgente Turismo Intelligente, Viaggi Intelligenti. Termini, questi ultimi, che appunto prescindono un’atmosfera vacanziera meno contegnosa, meno ‘da professori’, non escludente anche “frivoli” passatempi quali lo “sport” –nelle versioni ‘spectator’ come dicono gli americani, a vederlo, o praticato- e altri divertimenti nonché la oggi tanto citata “enogastronomia”. E a proposito di questa intrigante offerta turistica –sia concesso un breve inciso- sempre nell’ambito di offrire al viaggiatore proposte valide senza ricorrere alle solite eclatanti parolone (soprattutto se poi, quando si tratta di mangiare, ti ammanniscono una pasta e fagioli casereccia o una rustica ‘cassoela’), sarebbe forse il caso –nelle tante località e terre dove tuttora dominano i sapori tipici e tradizionali del posto- che l’Enogastronomia fosse più semplicemente chiamata Cucina.
Turismo Intelligente è quel Turismo che tra altre motivazioni include momenti in cui chi viaggia ha modo di vedere, ascoltare, apprendere qualcosa di bello, valido, interessante, istruttivo, non banale, edificante, in breve, “fa andare la testa”. Per dirla in termini chiari e decisi, e procedere a esempi concreti (non senza ammettere una certa crudezza di espressione) non fa Turismo Intelligente il turista che si relega in quelle strutture recintate (una sorta di Lager Turistici laddove la libertà di poter evadere si scontra con il piacere o voglia di ‘tenerti dentro’ da parte di organizzatori e giovanotti deputati ad animarci). Si fa riferimento ai Villaggi (istituzione tutta italiana che trova pochi o nulli riscontri all’estero), posti dove la testa, invece di “essere fatta andare”, viene (in termini contadini d’antan) “data all’ammasso” (pensano gli altri a dirti cosa fare, vedere, come divertirti e recentemente, con la tanto gradita Formula ‘All Inclusive’, ti dicono pure cosa e a che ora mandar giù una bevanda invece di un’altra). Un esempio di quanto poco si vede di un Paese in cui è ospitato un Villaggio? A Cuba la (peraltro carissima) gita/visita ‘in giornata’ della lontana Avana (da Varadero o da altri posti, nessuno dei quali vicino alla bella capitale) nonostante la partenza di primo mattino concede pochissimo tempo (transfer aeroporti e città, voli, shopping magazzini e (soste hemingwayane) per una ancorchè approssimativa conoscenza della città.
Né fa Turismo Intelligente chi gira il mondo a bordo di meganavi proponenti soltanto Balli del Quaquà ed Elezioni della Miss e laddove per Cultura e informazione si intendono affollate escursioni in cui metà del tempo è trascorso sul pullman e l’altra metà nel magazzino imposto dalla guida solo perché, come dicono a Genova, “ci ha la sua convenienza” (vedere, niente). Un esempio di quanto poco si vede di una località di scalo della nave? Nello scorso agosto sono contestualmente “scalate” al Pireo 2 navi crociera con 2500 passeggeri ciascuna, con il risultato che qualcosa come 5000 persone (i tour operators organizzanti l’escursione definiscono ‘incredibile’ la teoria di 100 pullman in fila a ‘tirar su’ i gitanti) si è ritrovata a visitare contemporaneamente l’Acropoli (superfluo chiederci cosa avranno visto, e soprattutto capito, imparato, girando ammassati tra le colonne del Partenone).

Frida Kahlo… (in copertina: Dei indiani purcaciùn nel Khajuraho….)
Di esempi di Viaggio Intelligente ve ne sono infiniti. Un viaggio può durare un’ora o un anno, e quanto a Intelligenza si può vedere una mostra a 20 kilometri da casa o un museo agli antipodi. Chi scrive non azzarda nel definire Viaggio Intelligente (partenza e arrivo dei partecipanti a Milano) anche una sua trasferta di poche ore (visita della località storica e degustazione di specialità locali) a Pizzighettone.
Il Viaggio Intelligente (alias Turismo Culturale) è quindi una trasferta composta da tre ingredienti: “movimento, curiosità, apprendimento” e non può che fare parte dei viaggi cosiddetti “di nicchia”. Un settore (quello della “nicchia”) in Italia estremamente scarno e minuscolo. Perchè? Perché la “nicchia” è apprezzata e richiesta da Turisti / Viaggiatori di lunga esperienza, di buona cultura, curiosi non meno che abituati a girare il mondo. E turisti / viaggiatori di lungo corso sono i cittadini di quei Paesi da secoli Stati nazionali e possessori di imperi e colonie, da cui l’abitudine a viaggiare nei loro possedimenti (Grand Tour dell’Italia, a parte, compiuto dai “nordeuropei” colti a metà’700). I (da noi) cosiddetti “Inglesi” (che sarebbero poi i Britannici) cominciarono a viaggiare (mitici i primi tour operators, la famosa Cook risale a metà dell’’800) ai tempi della “Regina Vittoria” (Londra / India via Brindisi e Canale di Suez, altro “classico” il tour dell’Egitto con i favolosi hotels di Luxor e Aswan). Il Turismo Italiano (salvo, negli anni ’30 del secolo scorso, qualche crociera della Dante Alighieri e i treni popolari a Parigi, a vedere il seno nudo di Josephine Baker) è in pratica nato con il Miracolo Economico del secondo Dopoguerra ed essendosi sviluppato troppo velocemente è passato dalla fame all’indigestione di ancorchè care –ma vigeva appunto il Miracolo- mète solo balneari ‘di massa’ (non è poi così azzardata la battuta che probabilmente in Italia c’è tanta gente che è stata alle Maldive senza aver mai visto Piazza San Pietro).
Ovvio che anche in Italia esista una “nicchia”, ma la percentuale di chi compie Viaggi Intelligenti è assai inferiore (per i suesposti motivi) a quella di tanti altri Paesi europei (e ne consegue che i tour operators, appunto “di nicchia”, che li propongono, sono rari e faticano a scovare il segmento giusto). Si pensi poi al difficile rapporto, in Italia, tra la stampa (soprattutto i quotidiani) e il Turismo (non parliamo poi con il Turismo “di nicchia”, Intelligente). Nello sterminato mondo anglosassone (dal Canada all’Australia via gli Stati Uniti e la Gran Bretagna) non c’è quotidiano che nel weekend non riservi (non una ma) alcune pagine al Turismo (nelle sue tante versioni, quindi anche alla “nicchia”). Accade invece che il più importante quotidiano italiano si bada bene di trattare il Turismo (tanto meno di “nicchia”) e se lo fa pubblica Viaggi&Turismo solo per incassare contropartite pubblicitarie o (giornale di proprietà dei ricchi borghesi!) per fini “populistici” (informando solo su “prodotti turistici” di largo consumo).
Il Travel Consultant

Ma che purcaciùn a Khajuraho…
Parimenti, oltre all’assenza (o scarsa presenza) del variegato mondo del Turismo (viaggi ‘colti’ e/o solo ‘tintarella’, offerte speciali o ‘nicchie’ per curiosi e interessati) nei quotidiani e nella stampa periodica, in Italia manca anche la figura del Travel Consultant (non occorre traduzione) e la sua assenza è, forse, appunto dovuta alla scarsa importanza data al tempo libero. Beninteso, la funzione del Travel Consultant non va confusa con quella dell’agente di viaggi, la cui professionalità, oltretutto –diciamolo chiaramente- soprattutto a livello degli impiegati di banco, i cosiddetti banconisti, è ahinoi assai scarsa, se e quando esiste, in parte a causa dell’enorme numero di agenzie in Italia –e la quantità va a scapito della qualità- in parte a causa del fatto che l’agenzia viaggi è “interessata” a vendere un solo prodotto (vedi il caso delle tante agenzie legate a Networks e Gruppi d’acquisto, chiaramente obbliganti a seguire gli ‘ordini di scuderia’ –mentre il Travel Consultant può sottoporre varie proposte e soluzioni. Un esempio (suffragato da una sorta di indagine effettuata)? Se si tratta di commentare “quando andare in un posto, una località” un’agenzia viaggi (o “pur di vendere” o solo per scarsa conoscenza) non informa il cliente che tra luglio e ottobre, nell’area caraibica, non sono piove generosamente ma si rischia pure –vedi telegiornali- di finire coinvolti tra uragani (parola appunto caraibica) che possono rovinare una vacanza. Come detto, l’agente di viaggi il più delle volte non segnala questo importante dettaglio; un (più informato e si spera più coscienzioso Travel Consultant, o anche soltanto un ‘giornalista di turismo’) questi dettagli li riferisce. A voler crudamente criticare l’assenza del Travel Consultant nell’ambito del Turismo italiano si potrebbe affermare che le sue veci (i consigli ‘su dove andare’, i commenti le decisioni e le segnalazioni) sono (tanto per fare un esempio) espletate dalla parrucchiera commentante e raccomandante (alla cliente, durante la messa in piega) il suo ultimo viaggio o dal/la barista all’ora del canonico aperitivo o dalla ‘sciuretta’ di turno riferente, durante le cenette tra amici, quanto appreso (e professionalmente suggerito) dai 2 citati “Travel Consultant di complemento”. A voler essere un tantino polemici (o innovatori?) ci si potrebbe domandare perché gli Uffici stranieri del Turismo (e i tour operators nazionali) invece dei soliti contatti con le agenzie viaggi e la stampa di settore non rivolgono la loro attenzione e collaborazione con i suesposti ‘veicoli di promozione’ (parrucchiere, baristi, e ci sarebbero anche i taxisti, a commentare/consigliare viaggi, ma sovente la brevità della corsa interrompe la preziosa “consulenza”).
Conclusione

Sul lago Titicaca
Sembra, anzi è ovvio e logico (e non meno che giusto) che il Turismo di massa prevalga, che la tintarella, i bomboloni e la lettura della Gazzetta dello Sport sotto l’ombrellone (nonché la necessità di portare la prole in spiaggia invece che in un museo o in una cattedrale) facciano aggio, prevalgano sulla “nicchia” (dicasi pomposamente la ‘cultura’) di chi viaggia per ammirare un bel palazzo rinascimentale, assaggiare un piatto esotico, ammirare un panorama inconsueto, conoscere gente nuova, capire la differenza tra il barocco e il romanico. Ci si domanda soltanto perché la “nicchia” in Italia è percentualmente assai inferiore alla media degli altri Paesi europei (soprattutto nordici) e anglosassoni in generale, perché in Germania o Gran Bretagna o Svezia esistono e campano tanti tour operators di “nicchia” che in Italia non terrebbero la bottega aperta nemmeno per un’ora. Alla faccia del detto latino Est Modus in Rebus, in Italia lo squilibrio tra le due “categorie” di viaggi, tra i due modi di vivere e interpretare il Tempo Libero è troppo sperequato. Almeno per chi scrive, convinto –forse con eccessiva decisione- che, nel corso della sua vita un individuo di media capacità intellettuale e censo –o sedicente tale- non può non essere stato, non aver visto Londra (il British Museum), Parigi (il Louvre), Madrid (il Prado), il Partenone di Atene, le Piramidi di Gizah, il Taj Mahal di Agra (e si ferma qui) vere e proprie costanti nella vita non solo turistica ma anche e soprattutto culturale di una persona.
Sarebbe pertanto il caso che qualche Viaggiatore Intelligente in più ci scappasse fuori, con tante scuse ai nostrani divertimentifici balneari, agli esotici Sharm El Sheikh, Maldive e isole caraibiche comprese. Fosse solo –sempre a proposito di massime latine- che se è giusto che Semel in Anno Licet Insanire, è forse eccessivo che nello stesso lasso di tempo ci si permetta anche di “inscemire”.
Con tutto il rispetto per il relax e la tintarella.
Gian Paolo Bonomi
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