IL CAMINO DE SANTIAGO (2010 ANNO SANTO COMPOSTELANO)

spagna camino - insegne 4Se si tiene conto dell’importanza del Camino de Santiago (Goethe scrisse che “L’Europa si formò con i pellegrinaggi a Compostela”) in un continente che nel medioevo costituiva gran parte del mondo conosciuto e per secoli propagò la sua cultura nel resto del pianeta, non è azzardato definire la Ruta Jacobea non solo una ‘autostrada della fede’ ma anche (se non soprattutto, la percorrono tanti non credenti) una valida componente della storia e del sapere universale.
Le vicende del pellegrinaggio che recentemente ha riacquistato grande popolarità (e detto poco piamente è diventato ‘di moda’, soprattutto, accade nel 2010, in occasione di un Anno Santo Compostelano, o Jubilar, o Xacobeo celebrato quando il 25 luglio, Santiago Apostol, coincide con la domenica) risalgono, tra storia, leggenda e personaggi che lo ispirarono, a due momenti dell’era cristiana. Con inizio nella Palestina delle predicazioni di Gesù.
Nato poco lontano da Nazareth, a Jaffa, figlio di Zebedeo e Salomè, Santiago (Giacomo), con Pietro, Andrea e il fratello Giovanni fu discepolo prediletto del Nazzareno e venne da lui definito Figlio del Tuono per il carattere risoluto e deciso. Un ardente temperamento che secoli dopo gli valse il soprannome di Matamoros (ammazza mori) simbolo ed emblema della Reconquista della Spagna invasa dai musulmani. Appreso da Gesù il Verbo di Dio, Santiago El Mayor fu, leggenda o no, ‘inviato’ –in greco antico ‘apostolo’- a predicarlo in Portogallo e in Galizia (nel nordovest della Spagna). E’ invece storicamente certo che Giacomo concluse in Palestina la movimentata esistenza decapitato da Erode Agrippa nel 42 d. C..
Un paio di anni dopo, ritenuto che tanta opera di evangelizzazione andava onorata, due suoi discepoli, Atanasio e Teodoro decisero di trasportarne i resti nei luoghi ove il primo martire degli apostoli aveva predicato. Dato che si parla di possibile leggenda, già si sa poco della navigazione fino alle coste ‘gallegas’/galiziane e ancor meno si conosce sulla sorte del sepolcro una volta approdato a Iria Flavia (l’attuale Padròn, famosa non solo per la produzione di piccoli peperoncini verdi, talvolta piccanti, ma anche per aver dato i natali al premio Nobel Camilo Josè Cela). D’altro canto la storia stava entrando nei Secoli Bui e la scomparsa dei resti di un sia pur importante apostolo del cristianesimo, oltretutto in un remoto angolo dell’Europa occidentale, dalle parti della romana Finis Terrae, Finisterre, non tardò a entrare nell’oblio. Fin quando, trascorsi quasi otto secoli, nell’813 (secondo altri l’820), un pastore di nome Pelayo riferì di aver visto sul monte Libradòn una stella indicante un tumulo. Venuto a conoscenza della vicenda, Teodomiro, vescovo di Iria Flavia, ordinò opportune ricerche e all’annuncio che era stata rinvenuta un’arca di marmo decise, per rivelazione divina, che si trattava della tomba di Santiago Apostol. Fine della (probabile) leggenda. E inizio della realtà storica del Camino, con Alfonso II ‘il Casto’, re delle Asturie, che ordina l’erezione di una chiesa sul luogo sacro, intorno al quale sorse un centro abitato chiamato Compostela, da Campus Stellae, l’astro che segnalò dove riverire il Figlio del Tuono. Il sovrano, poi, recandosi da Oviedo al santuario dell’apostolo, divenne il primo Peregrino (Romero era chiamato chi procedeva in Romerìa a Roma, Palmero a Gerusalemme) del Camino che si avvia a compiere 12 secoli di vita.

La Compostela ... a chi compie il Camino....

La Compostela … a chi compie il Camino….

Un’età portata assai bene, rinvigorita da una rinascita decretata dalla recente popolarità (più di 150.000 persone hanno percorso l’itinerario nel 2009) e dai riconoscimenti ricevuti (Bandiera del Consiglio di Europa nonché Primo Itinerario Culturale Europeo). Una seconda giovinezza dovuta anche ai nuovi e tanti modi di percorrerlo. Oltre alla maggioranza di tradizionalisti, e meno abbienti, che si recano a Santiago mercè l’umile e povero “cavallo di san Francesco”, e a pochi altri che, invece, un vero giumento (un tempo riservato a nobili e prelati) lo montano davvero (esiste infatti una proposta turistica del Camino a Caballo), molti sono i viaggiatori in bicicletta (meno in moto), in auto (secondo la formula Fly&Drive), in bus.

Santiago de Compostela, plaza del Obradoiro

Santiago de Compostela, plaza del Obradoiro

Quanto al primo pellegrinaggio, quello di Alfonso ‘il Casto’ non ebbe immediati imitatori, sia per le precarie comunicazioni del tempo, sia per le difficoltà di culto dei cristiani nella Spagna occupata dai musulmani (salvo il citato regno delle Asturie). Né, a proposito di pericoli, vanno dimenticate le scorrerie dei terribili Normanni sulle coste atlantiche. Ma a debellare l’Islam provvide Santiago, che il 23 maggio 844, a Clavijo, mediante la sola apparizione ai soldati del re Ramiro I vinse la battaglia che segnò l’inizio della Reconquista. E diede il via al Camino, perché la notizia di tanto portentoso miracolo entusiasmò e incamminò i fedeli verso la tomba del Matamoros sul percorso segnato dalla Via Lattea (titolo di un film di Luis Buñuel sul pellegrinaggio di Jean e Pierre – Michel Piccoli e Laurent Terzieff- a Compostela). Dopo re Alfonso, tra l’incalcolabile moltitudine di Peregrinos che nel corso dei secoli si recò al Campo della Stella non mancarono altre teste coronate, nobili, famosi personaggi della storia e financo santi.
Nel 1125 Matilde, figlia del re Enrico I d’Inghilterra, navigò fino a La Coruña e di lì proseguì a piedi (i pellegrinaggi a cavallo iniziarono nel XV secolo) verso Santiago. A metà del ‘200 i conti di Conti di Barcellona, signori della Catalogna, istituirono un servizio speciale di guide per gli ospiti che attraverso l’Aragona e la Navarra venivano accompagnati alla Cattedrale dedicata al Figlio del Tuono.
I Re Cattolici, Isabella di Castiglia e Fernando di Aragona, nel 1488 pellegrini a Santiago, vollero la costruzione di un edificio (Albergue, posto di accoglienza) per chi necessitava un tetto e una scodella di zuppa dopo tanta Peregrinaciòn.
Curioso, non meno che costoso e di lunga durata, fu il viaggio, meglio dire una spedizione, del principe ereditario e poi Granduca di Toscana, Cosimo de Medici. Partito da Firenze il 18 settembre 1668 con un seguito di 27, poi 39, amici e servitori (nobili, confessore e cappellano, staffieri, cuochi, interpreti) il signore arrivo solo il 3 marzo dell’anno seguente ad “abrazar la imagen del Apostol, colocada sobre el altar de la catedral”.
E se un ricco o potente non poteva, per pigrizia o impedimento, recarsi a riverire l’Apostolo, si poteva ricorrere al “Camino per delega o procura”: nel 1312 il francese Yves Lebreton percorse la Ruta Jacobea in nome e per conto della contessa di Artois.
Tra i personaggi religiosi due sono i santi che si recarono a Compostela: uno, consacrato da più secoli è patrono d’Italia (“Francesco per sua divozione andò a santo Jacopo di Galizia”); l’altro, Giovanni Paolo II, che beato lo diverrà tra breve, fu meno di trent’anni fa il primo papa pellegrino compostelano.
E nei momenti di auge del Camino non mancarono gli ‘infedeli’ (visti dalla pare cristiana): nel XII secolo un ambasciatore dell’emiro Alì Ben Yusuf, ammirato da tanto fervore religioso, narra che “tra la moltitudine di pellegrini che vanno a Compostela e quelli che ne tornano resta poco spazio sulla strada”.

Lungo il Camino de Santiago, pellegrino (impresentabile)

Lungo il Camino de Santiago, pellegrino (impresentabile)

Oltre al grande merito, riconosciuto da Goethe, di aver contribuito all’interscambio culturale tra lingue e popoli, il Camino occupa un posto nella letteratura non solo religiosa con opere di notevole interesse, la prima delle quali costituisce un valido esempio dell’uscita dai Secoli Bui dell’uomo medioevale. Nel 1139 un chierico francese, Aymeric Picaud, giunse a Santiago con il Codex Calixtinus, una vera e propria Guida Turistica del Pellegrino, quasi certamente scritta da lui e contenuta nella quinta di cinque opere illustrate, il Liber Sancti Jacobi, dedicato alla vita e ai miracoli di Santiago. Nel Codice di Picaud, una sorta di Baedeker ante litteram, è riportato il viaggio lungo il Camino Francès, con dovizia di particolari, dettagli, toponimi, luoghi e genti, paesaggi e gastronomia, chiese e costumi, ospedali e siti pericolosi. Tra i relatori della Ruta Jacobea non mancarono i lirici: nel ‘400 un monaco di Strasburgo, il tedesco Herman Kuning von Vach raccontò il suo pellegrinaggio in versi.
In semplice prosa ma ben più importante, fu invece, un paio di secoli dopo, la narrazione dal titolo curiosamente prolisso: “Viaggio in ponente a San Giacomo di Galitia e Finis Terrae, per Francia e Spagne, di Domenico Laffi Bolognese, principiando da Bologna mia patria fino al ritorno in essa”. Sacerdote, Laffi compì ben tre pellegrinaggi a Compostela, nel 1666, 1670 e 1673. Un’impresa, condotta con l’amico pittore Domenico Codici, che oltre a contenere ovvi valori religiosi potrebbe essere definita sportiva se si tiene conto che fu compiuta totalmente a piedi. Basta elencare l’itinerario: Bologna, Parma, Piacenza, Milano, Novara, Torino, Susa, Moncenisio, Avignone, Nimes, Carcassonne, Tolosa, Saint Jean Pied de Port, poi, in Navarra, da Roncisvalle a Santiago de Compostela. Non meno meritevole di Aymeric Picaud, che raccontò mirabilmente uno scorcio del Vecchio continente medioevale, Laffi si rivela un grande ‘inviato speciale’ descrivendo l’Europa nel XVII secolo con attente e precise informazioni e dettagli su posti e genti incontrati nei viaggi. E conferma che il Camino fu un grande laboratorio in cui, nel periodo di maggior auge, dal XII al XV secolo (seguì una decadenza durata due secoli e dovuta alla grande Peste e al Protestantesimo) sorsero e si svilupparono nuove forme di vita e comportamenti, vicende ed espedienti divenuti parte integrante del mondo moderno.
spagna camino - suora pellegrina 1Dopo una lunga giornata di marcia lungo il Camino l’esausto pellegrino doveva pur riposare le stanche membra: ecco pertanto l’”invenzione” dell’albergo, l’odierna Hotellerie, nelle sue diverse forme (inizialmente i citati Albergues – punti di accoglienza, rifugi, ospizi – poi, con la maggior richiesta di comfort, gli alberghi veri e propri).
E contestuale agli alberghi fu l’istituzione degli ospedali per chi si ammalava – tanti, viste le condizioni di vita del tempo – lungo la Ruta Jacobea vessata dal caldo e dal gelo, dal vento e dalla pioggia. Per non parlare dell’edilizia (agli inizi del XII il vescovo Gelmirez trasformò Compostela in una città dotata di acqua e moderni edifici), poche case intorno a una chiesa divenivano centri abitati per ospitare chi gestiva le anime e più vilmente i traffici e i commerci favoriti dal viavai quotidiano.
L’eccessiva promiscuità e la totale assenza di misure igieniche resero necessaria la ricerca di soluzioni a tutela della salute. Fu poca cosa ma l’incenso che oggi alle 11 di ogni mattina viene disperso nella Cattedrale di Santiago dal Botafumeiro, enorme turibolo pendolante, a quei tempi costituì un sia pur precario tentativo ‘chimico’ per ridurre il lezzo provocato dai pellegrini bivaccanti giorno e notte nelle navate del tempio.
Poiché il ‘peregrino’ diretto a Compostela era facile preda di ladroni, rapinatori e bandoleros, dalle autorità civili ed ecclesiastiche fu creata una sorta di polizia destinata a proteggergli la vita. Mentre a evitargli la perdita del denaro pensò il nascente sistema bancario con le lettere di credito, anticipatrici di assegni e credit cards.
Visto poi che l’uomo, anche un pio camminante, ‘non è di ferro’ e il diavolo era onnipresente (non solo nella letteratura dedicata al Camino nel secolo scorso) lungo la Ruta de la Estrellas si sviluppò una nuova forma di prostituzione nella versione ‘alberghiera’. Pertanto non mancarono i ruffiani, tanto meno i truffatori (in ambo i sensi: chi raggirava i pellegrini e i furbi ‘bordoneros’ che camuffandosi da pellegrino o da prete campavano di elemosine) per non parlare degli osti che mischiavano l’acqua col vino e precorrendo gli attuali ristoratori disonesti poco piamente gonfiavano i conti.
Se si escludono diversità dovute al cambiamento di molti paesaggi (campi e boschi oggi occupati da poligoni industriali, peraltro, laddove possibile evitati dal Camino) e alle diaboliche, recenti invenzioni (motori, telefonini e cibercafè) il pellegrino moderno non è molto diverso da quello di antan. Almeno per quanto concerne l’abbigliamento. Si indossano la Capa, mantello, e il Sombrero, cappello tondo a larghe falde contro sole e pioggia (sovente decorato con il simbolo del Camino, la Concha, conchiglia della Vieira, capasanta italiana, Coquille Saint Jacques francese). Le Botas, scarponcini, devono essere state collaudate in precedenti allenamenti (necessari per chi prevede dai 15 ai 25 kilometri giornalieri, o più). E importanti, non solo per la tradizione, sono gli accessori: il Bordòn, bastone, alto e solido, nel passato utile per la difesa da uomini e bestie, oggi aiuta nel cammino, dà il ritmo e (secondo oleografia, scomodità a parte) si accompagna alla Calabaza, zucca secca adibita a borraccia. Molta attenzione va infine dedicata alla preparazione (contenuto e sistemazione) del fagotto o fardello, la Mochila, zaino, che deve assolutamente contenere un Botiquìn, pronto soccorso, in cui non mancherà un rimedio contro le Ampollas, le vesciche, vera e propria ‘piaga del pellegrino’ (parola spagnola che qualsiasi pellegrino avrà imparato alla fine del Camino).
camino - bordòn 3Quanto alla data della partenza le stagioni più valide sono il primo autunno e la primavera inoltrata, meno piovosa ma più calda e affollata risulta l’estate, mentre l’inverno oltre al freddo comporta la chiusura di alcuni dei molti Albergues in cui si pernotta a costo irrisorio.
All’inizio del Camino chi non si limita a percorrerne solo qualche Tramo, tratto, si doterà della Credencial o Acreditaciòn (gratuita, nei municipi, chiese, Albergues e molti locali pubblici), una sorta di carta di identità su cui sono apposti i timbri comprovanti il passaggio nelle varie località. Giunto a Santiago, chi dimostrerà di aver percorso gli ultimi 100 kilometri a piedi o a cavallo e gli ultimi 200 in bicicletta, riceve la Compostela, documento attestante che è stato compiuto il Camino, ovviamente, per “Devotionis affectu,voti vel pietatis causa”.
Ma quale itinerario percorrere per raggiungere Compostela? Nel corso dei secoli i Caminos furono molti (ad esempio, l’Inglès, quasi scomparso da quando nelle isole britanniche vige la Chiesa anglicana) e tuttora ne sono esistono alcuni, quello Portuguès dal sud, del Norte dalle coste del Mar Cantabrico. Ma il Camino vero e proprio, il più noto, è costituito dai 750 kilometri del Camino Francès, che inizia sui Pirenei nella navarra Roncisvalle e dopo il passaggio per Pamplona, percorsi una sessantina di kilometri, a Puente la Reina si congiunge al Camino Aragonès (iniziato all’incirca a metà dei Pirenei, al Passo di Somport). Dalla località famosa per il ponte, costruito per i pellegrini dalla Reina, regina, Doña Mayor, moglie di Sancho III di Navarra, il Camino prosegue in direzione ovest fino a Compostela.
Lasciata la Navarra e attraversata La Rioja (Logroño e Santo Domingo de la Calzada) la Ruta Jacobea entra nella Castilla y Leòn, sulla Meseta (l’altopiano della Spagna centrale con una altitudine media di 700 metri) percorrendo per più di 400 kilometri le province di Burgos, Palencia e Leòn. Entrato in Galizia a O Cebreiro al pellegrino non restano che 150 kilometri di Camino Gallego per arrivare a Santiago, riverire l’Apostolo, ricevere la Compostela e posare per la foto di rito –sullo sfondo la Cattedrale- nella immensa Plaza del Obradoiro.
Come già accennato, l’importanza culturale e turistica del Camino va oltre la componente mistica e religiosa, coinvolgendo l’arte, la natura, la gastronomia (quest’ultima nobilitata dai prodotti della terra nella Navarra, i vini de La Rioja, le carni e i formaggi nella Castilla y Leòn, i pesci e i sapidi frutti di mare della Galizia).
L’arte è rappresentata soprattutto dall’architettura, con edifici religiosi e civili costruiti nei quattro più importanti stili della storia europea.
Il Romanico merita la definizione spagnola di Estilo de la Peregrinaciòn, vantando la Ermita, eremo, di Santa Maria a Eunate e soprattutto la splendida chiesa di San Martìn a Fromista, San Benito, San Tirso e San Lorenzo a Sahagun (la “Cluny di Spagna”), la basilica di San Isidro (con i dipinti murali del Panteon Real) a Leòn e, gran finale, il magnifico Portico de la Gloria, di Mastro Mateo, nella cattedrale di Santiago de Compostela.
Per evidenziare l’importanza del Gotico lungo il Camino basta segnalare le cattedrali di Burgos e di Leòn, ottimi esempi di questo stile portato in Spagna dai francesi Cistercensi.
Il rinascimentale Plateresco è invece presente con gli ospedali, Albergues, oggi lussuosi Paradores, costruiti nel ‘500 a Leòn e a Santiago de Compostela (quest’ultimo situato sulla destra della Cattedrale nella monumentale Plaza del Obradoiro).
spagna camino santiago museo di lleida 2Esatto opposto dell’umile e semplice stile Romanico, il Barocco esprime con ridondante ricchezza di statue, policromie, colonne salomoniche, l’involuta cultura della Controriforma databile nel XVIII secolo. Interessanti esempi di questo stile, nato e sviluppatosi nella penisola iberica, il Retablo, pala d’altare, del monastero di Santa Maria la Real a Najera, il campanile della cattedrale di Santo Domingo de la Calzada e la facciata della cattedrale di Santiago.
Ultreya! Suseya! Più oltre, Più su! E’ il saluto, il grido di incoraggiamento che, in una lingua vecchia quanto i Camino, si scambiano i Peregrinos in marcia verso Santiago de Compostela (città Patrimonio dell’Umanità, definita da Valle-Inclàn “Rosa mistica de Pietra”). Due parole che nel 2010 si ascolteranno con molta frequenza, celebrandosi l’Anno Santo Jacobeo in onore del Apostol ‘Figlio del Tuono’.
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Info e contatti ….
Red de Albergues del Camino de Santiago [email protected]
Federaciòn de Asociacionews de Amigos del Camino [email protected]
P.S. Chi vuole saperne di più (e non intende arretrare nei secoli consultando la prima virtuale guida del Camino, l’ormai quasi millenario “Codex Calixtinus” o il “Liber Peregrinationis” di Aymeric Picaud, né il Viaggio in Ponente a San Giacomo di Galitia e Finisterrae”, del chierico bolognese Domenico Laffi) può leggere: Paolo Caucci, “Guida del Pellegrino di Santiago”, Jaca Book – Marco Bruckner, “Sette Passi sul Cammino di Santiago de Compostela”, Mediaevo – Paulo Coelho, “El Peregrino de Compostela”, Bompiani – Millàn Bravo Lozano, “Guia Pratica del Peregrino”, Everest (Leòn) – Shirley Mac Laine, “Il Cammino”, Sperling&Kupfer – Pierre Barret & Jean-Noel Gurgan, “Alla Conquista di Compostela”, Piemme – “El Camino de Santiago a Pie”, El Pais Aguilar.