Non senza scusarmi per la scimmiottatura del titolo (con riferimento all’arcinoto “Il sarto di Panama”  in spagnolo “El sastre de Panamà” di John le Carrè) ritengo utile precisare dov’è Polesella, soprattutto a chi non risiede lungo le rive del Po nel suo gran finale pre Adriatico.
Siamo (lo dice il nome) all’inizio del Polesine, sulla sponda veneta del Grande Fiume, pertanto quella sinistra, in provincia di Rovigo.
E a proposito di Rovigo, simpatico capoluogo della provincia veneta, girando da queste parti ti può anche capitare di udire il gioioso refrain “Son de Rovigo e no me intrigo….”. Potere delle rime baciate.
Insomma, per farla breve, mi ritrovo a Ro Ferrarese, riva destra del Po, quindi regione Romagna – Emilia, una località (‘’pratica’’, nel senso che risparmia, financo quella H invece dilapidata dalla Rho lombarda) da qualche lustro salita agli onori della cronaca cultural mondana grazie al Grande (Lui non parla, sentenzia) Sgarby (la madre vi possiede una farmacia).
Mi ospita il Nicola, alla Beicamina, una magione ricordata da Bacchelli (nel Mulino del Po, bel libro ancorchè, per molti, un filino palloso), ex convento di suore, talchè se proprio non siamo alla manzoniana Monaca di Monza poco ci manca (e curiosamente anche nella vicenda narrata dal noto scrittore milanese nonché giansenista svetta un Gian Paolo, ça va sans dire gran scopatore della ‘’Principale’’).
Nel bel mezzo della campagna, e in ormai tarda primavera, decido di affrontare l’estate senza pelurie cranica, pertanto di farmi rapare, e, già che ci sono, pure sbarbare. Dopodichè tra il negozio di acconciature bisex (ormai di grandissima moda) in quel di Ro e un normale barbiere all’antica, in precedenza notato nella dirimpettaia Polesella, da bravo over  anziano opto per la formula ‘’vecchi tempi’’ eppertanto attraverso il Grande Fiume.
Vicenda mica facile in questi tempi di coronavirus laddove l’attraversamento di un corso d’acqua, da una regione a un’altra, può risultare più complicato del passaggio da Berlino Ovest a Berlino Est (ricordate? Quegli oscuri anni della Guerra Fredda, il famoso non meno che ormai storico Chekpoint Charlie? Ebbene, io lo attraversai tranquillamente alla testa di un Inter Club, quello, se ben ricordo, di Rogoredo, in occasione di un memorabile Inter – Borussia….).
Ma, per fortuna, tra Romagna – Emilia e Veneto tutto fila liscio alla faccia del Coronavirus (nonostante una regione sia di destra e l’altra di sinistra).
Attraverso il Po e sono subito in centro a Polesella. Località che – l’attempato lettore forse ricorderà – pagò tantissimo nella tragica piena del Po (se ben ricordo, 1951).
Per rifarla breve, il Barbiere di Polesella (un giovane ‘’ignorante’’ ma solo perché ignora che a Milano, e proprio in corso di Porta Romana, c’è un suo collega polesellese nonché mio barbitonsore ufficiale) mi tosa. Proprio come accade, tradizionalmente (con show, un vero e proprio concorso di potatura del prezioso indumento naturale) nella Galizia di Spagna.
Per concludere, ho assistito, e ne sono pure stato interprete, vabbè passivo, a una mini Rapa das bestas a Polesella.
Dagli Appennini alle Ande, dalla Galizia (già precisato, ispanica) alla Po Valley.  
Rapati (dal Barbiere di Polesella), e ditemi voi se è poco…. .