Una carrellata (nostalgica, perché no?) tra i più noti e decantati Hotel della Terra, che hanno ospitato celeberrimi Divi di Hollywood e dintorni, attraverso gli anni, facendo sognare milioni di spettatori ………………..
tomo primo…..
Quelli del Turismo dello Sri Lanka (andarci: oltre a essere un bel posto è a me caro per grati ricordi accumulati durante il giovanile accompagnamento di un viaggio ‘di quelli di una volta’) mi mandano info di routine sul loro Paese ivi compreso un cenno sul Mount Lavinia Hotel. Per tutta risposta io chiedo di ‘saperne di più’ su quel celebre (e romantico, vedi alle seguenti righe) albergo e loro mi accontentano.
Un amore (segreto) nella mitica Ceylon
Il “Mount Lavinia Hotel, struttura d’epoca coloniale britannica situata in un luogo straordinario, ha fatto da sfondo alla relazione amorosa tra il governatore inglese dello Sri Lanka, Sir Thomas Maitland e la bellissima ballerina Lovina. Giunto a Ceylon (oggidì Sri Lanka) il 17 luglio 1805 il militare british costruì una dimora in riva al mare degna del suo rango, su un promontorio nel villaggio di Galkissa. Tra il personale incaricato di intrattenerlo e divertirlo vi era l’affascinante ballerina Lovina Aponsuwa, di origine portoghese e cingalese. Sir Maitland se ne innamorò, la corteggiò e così cominciò una relazione mantenuta segreta e durata sei anni (i loro incontri avvenivano in un tunnel sotterraneo, lontano dagli sguardi della Ceylon-bene). Ma per fare carriera il governatore abbandonò l’isola lasciando in dono al suo amore un terreno ad Attidiya, poco distante da Galkissa (talché si può ritenere che i discendenti di Lovina vivano ancora nelle vicinanze di Mount Lavinia)”…
Il completamento della ferrovia che collega Bangkok (Tailandia) e Rangoon in Birmania (ora Myanmar) avviene il 23 ottobre del 1943.
Non senza ringraziare per le info il Turismo di Ceylon (quando vi andai per la prima volta si chiamava ancora così) sempre a proposito del Mount Lavinia Hotel aggiungo e preciso che fu teatro di un altro amore, per certo meno romantico e allegramente più alcolico, per il semplice motivo che invece del sullodato british styled Sir, fu protagonista macho un marinaio semplice della US Navy. Eh sì, chi non ricorda (io benissimo, l’ho visto 64 volte ne “Il Ponte sul Fiume Kwai”, di David Lean, 1957) lo sfrontato William Holden (sedicente maggiore Shears) che sulla spiaggia del Mount Lavinia (convertito in ospedale) si fila a colpi di Martini Dry (versato da un thermos) eppoi nottetempo ha incontri non proprio platonici con un’infermiera bona (interpretata da Ann Sears) dal procace seno inguainato in un casto costume da bagno (qualche anno ancora e le attrici di Hollywood avrebbero indossato i più slancianti e meno puritani swimsuits della Jantzen)? Questa è storia, cara gent!
E non è finita! Perché la vicenda di cui sopra mi invita a ricordare gli Hotels divenuti famosi, entrati a far parte della cinematografia, come veri e propri attori (ebbene lo confesso, sono un umile non meno che entusiasta cinefilo, anzi film-dipendente, con tanto di Bibbia cinematografica, “il Morandini”, sotto il cuscino, sempre che fosse possibile sistemare da qualche parte quel pesante volume divenuto ormai un macigno).
Dalla Garbo a James Bond, negli hotel dei cinque continenti
Sembra ovvio non meno che doveroso e logico cominciare con “Grand Hotel” (di Edmund Guilding, 1932 Greta Garbo, Joan Crawford) ma solo per il titolo del film (in realtà si narra di un non precisato albergo berlinese) e soprattutto per la celeberrima battuta finale di Mischa Auer portiere: “Grand Hotel, gente che va gente che viene”.
Un vero hotel, il mitico Astoria, è invece personaggio di “Grand Hotel Astoria” (di Robert Z. Leonard, 1945, Ginger Rogers, Van Johnson e la bionda Lana Turner, quella – lana – che noi vitelloni dicevamo “costare più a letto che al chilo”).
Se si torna in Asia, non meno mitico del Mount Lavinia è il Raffles Hotel di Singapore (quello – altro mito – della tigre sotto il bigliardo): tra il suo elegante mobilio di bambù venne girato più di un film ambientato tra gli esotici tropici.
Quanto poi ai films di James Bond 007, non possono (ovviamente, si è ormai in pieno consumismo) che essere ambientati in (super) deluxe hotels, spaziando da Venezia, il Danieli (“Dalla Russia con Amore”) al fantastico Lake Palace Hotel di Udaipur, India (“Octopussy”, 1983, Roger Moore, ma quante ballerine, gangsterine e spioncine s’è fatto ‘sto Roger, sui letti e sulle acque in questo bell’angolo di Rajasthan).
America, Europa, Africa, Asia, fino al Grand Hotel di Fellini
Troppo facile ma d’obbligo ricordare il neo classico ed elegante Hotel Fairmont sul top di Nob Hill a San Francisco (ci finisce sempre l’ispettore Clint Eastwood quando gli affidano un caso). E se ci fu un “Intrigo a Stoccolma” (Mark Robson, 1963, Edward G. Robinson) poteva mai non svolgersi al Grand Hotel della capitale svedese?
A latitudini inferiori, più dalle nostre parti e per citare film un filino meno attempati, il recente “Vicky Cristina Barcelona” di Woody Allen si svolge sì a Barcelona, ma in realtà si ammira l’elegante (e storico, vi si svolge ogni anno la festa dei Premi Principe de Asturias) hotel Reconquista di Oviedo.
Trasferendoci Istanbul, e ricordando il leggendario “Pera Palas”, ricordiamo gli interni di “Assassinio sull’Orient Express”, di Sydney Lumet, 1974, e “Topkapi”, di Jules Dassin, 1964, e in tal caso si ammira anche la mitica residenza imperiale turca? Dalla Turchia in Egitto ed eccoci al film poliziesco. In tal caso, elementare, Watson: le indagini di Poirot (con soggiorni di Agata Christie) si svolgevano al Winter Palace di Luxor e al Cataract di Aswan, hotels che più vittoriani di così non si può. Né meno british colonial è il King David Hotel di Gerusalemme, sulla cui terrazza Paul Newman cenò con Eva Marie Saint, dopodiché – come peraltro avvenne anche nella realtà – suo zio lo fece saltare in aria (“Exodus”, di Otto Preminger, 1960). Ciliegina sulla torta, infine, il glorioso Grand Hotel di Rimini, meraviglioso set di “Amarcord”, 1973, del grande Fellini.
per mondointasca.org 5/1/2010
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