Ahorita! …. Druetto santo! Subito! Cronaca di una vicenda occorsami tempo fa in sud America , vi sono tornato, spero non si ripeta …
x mondointasca.org tanto tempo fa ….
“No se preocupe señor” … “ahorita” …
Questa invocazione, meglio definibile un urlo isterico liberatorio, proruppe a squarciagola dal cavo orale del qui scrivente alle 14.09 (ora locale) di mercoledì 29 marzo sotto le volte dell’aeroporto di Città del Messico.
Perché mai questo comportamento da Tarzan, si chiederà la balda “aficiòn” lettrice? “No se preocupe” l’oceanica folla dei miei lettori, procedo “ahorita” (subito) a una doverosa spiegazione; che però, ahilei (la folla leggente) parte da lontano, eppertanto richiederà qualche riga.
Opportuna e importante premessa, giunga “ahorita”, quindi subito, una mia dichiarazione di sviscerato amore per quella parte del mondo che va dal Messico alla Tierra del Fuego, alias l’America Latina, ispanicamente più nota come Latinoamerica. Un amore datato e al di sopra di ogni sospetto.
Fin da bambino, infatti, in quel di Novara, puntavo il minuscolo indice sul mappamondo De Agostini (unica vera e seria azienda cittadina, non ancora esistendo i Pavesini e rappresentando soltanto i “sciùr” la locale Banca Popolare) e invariabilmente lo ritrovavo dalle parti delle 2 Americhe a sud (“South of the Border”, cantava Frank Sinatra) di Canada e Usa.
E dal variopinto Messico (del “campo charro”, delle corride nell’immensa “Plaza de Toros Monumental”, delle più belle canzoni d’amore e passione – di cui al grande Vate, il mitico Agustìn Lara, “el Flaco de Oro” -) il ditino si abbassava, sfiorando il Canale di Panamà (da poco raccontato ai lettori di Mondointasca) per spostarsi un filino sulla destra verso il Venezuela della Figlia del Corsaro (non ricordo più di quale colore), per abbassarsi sul Brasile (allora misterioso perché ancora non noti Ronaldo, Adriano e i loro robusti appetiti sessuali pagati da Moratti). Il viaggio dei miei imberbi sogni sudamericani aveva infine termine sulle Ande argentine (ben peggio di me capitò a quel pover cristche dal De Amicis -nel nefasto librosfiga “Cuore”- fu costretto a farsela tutta a piedi con partenza dagli Appennini).
Solo più avanti, a già tanto sognata America Latina, aggiunsi, non solo col ditino ma pure andandoci, la Tierra del Fuego e l’adiacente Antartide (anch’esse, sembra ovvio, raccontate a chi e-legge Mondointasca).
Tanta passione giovanile per quasi tutto un continente (e a dar retta agli Yankees si potrebbe pure dire per tre quarti di due continenti, datosi che nelle scuole Usa insegnano che l’America del Sud e quella del Nord sono due entità geografiche separate e come tali le conteggiano) non solo non diminuì col passar degli anni ma financo, se possibile, aumentò. I motivi? Beh, poco prima dei vent’anni fui (molto fortunatamente) colpito da un “virus hispanicus” (dal quale spero di non guarire mai, ancora qualche anno e ci riesco) che mi fece amare tutto ciò che allignava sotto i Pirenei, non parliamo poi del magnificoidioma del “Quijote”.
E siccome dal Rio Grande a Ushuaia se “habla español” o “castellano” che sia (“da igual”, è la stessa cosa) eccomi non farmi differenza se mi trovo nella Cordoba Andalusa o in quella argentina o se vedo una corrida nella Guadalajara “mejicana” o in quella distante un’ora d’auto da Madrid. E se anche questo ulteriore rafforzamento della mia Aficiòn Latinoamericana non fosse sufficiente, eccomi ad aggiungere che da più di tre anni sono pure nonno di un “chavalìn” (ragazzino) -il prode Xavier- di possibile discendenza Inca perchè di madre peruana …. “con lo cual” (per cui) nessuno può nutrire dubbi sulla fede testè enunciata.
Ma, ma…, niente e nessuno è perfetto, eppertanto Latinoamerica “que sì”, che meraviglia …, ma se putacaso un giorno non sei al massimo della tranquillità, hai fretta, sei nelle ambasce, ti assilla qualche problemino e necessiti chiarezza ed efficienza, ti urge sapere qualcosa con precisione, ecco che l’enorme Amore di cui sopra potrebbe vacillare, ancorché solo provvisoriamente. Ma perchè?
Semplice. Perché – in caso di bisogno o emergenza – la quadratura mentale, il senso del tempo e la concretezza di un qualsiasi Europeo vengono a galla e se mai si scontrassero con la vaghezza, l’imprecisione, il fatalismo e lo scarso valore conferito al tempo da un Sudamericano, i sulladoti stati d’animo e atteggiamenti “europei” verrebbero annientati nel giro di pochi minuti. Ma come, con quali armi?
No, nessun bazooka o Khalasnikov, basta un paio di innocui e reiterati “No Se Preocupe Señor” e/o “Ahorita” (subito) -espressioni che più sudamericane non si può- per distruggere qualsiasi testa infrangibile, perfino quella di uno svizzero di Zurigo. Un “No Se Preocupe e/o un Ahorita” assestati al momento giusto di un discorso ti schiantano, non lasciano scampo, ti ritrovi più distrutto che dopo aver sbattuto ore contro un muro di gomma o aver tirato pugni in aria. E fu così che recentemente finii in un Paese del Sud America gentilmente invitato al Lancio Mondiale di fantastiche Missioni Gesuite. Fino a poche ore dalla partenza non mi veniva svelato come sarei finito colà, tanto che ritenevo necessario tampinare gli invitanti con richieste di informazioni.
La risposta? Un continuo, invariabile “No se preocupe … ahorita”.
Finalmente riesco a partire e arrivo perfino a destinazione ma non ho l’ok per il ritorno, eppertanto chiedo se si può dare ricerca alla conferma del posto in aereo. Risposta “No se preocupe” e a ‘sto punto sto in giro per le splendide Missioni sin preocuparme (o almeno non più di tanto). Ma giunge la sera del ritorno, in extremis arriva l’ok ma poco prima falliva la compagnia aerea che doveva riportarmi in Europa. Eccomi pertanto in aeroporto con l’aereo senza i soldi per la benzina, volo annullato. Allora chiedo -un filino nervosetto- che fine farò e vai col 200° “no se preocupe” seguito dal complementare “ahorita” (si sistema tutto). Notte in albergo ove resto stoppato per tutto il giorno successivo. Nulla so, ogni tanto chiedo se ci sono novità. La risposta? Indovini il gentile lettore. Poi, giunta sera, mi prendono, mi portano all’aeroporto, mi danno un biglietto per Città del Messico (di lì, informano, avrei proseguito per l’Europa) e mi imbarcano su un aereo curiosamente sopravvissuto al fallimento. Ma non mi hanno dato il biglietto per il proseguimento da Messico per l’Europa. La cosa mi preoccupa e la segnalo, ma loro mi dicono “No se preocupe” precisando che alle 7 della mattina seguente -arrivo dopo otto ore di volo via Panamà- avrei trovato l’E-ticket a Città del Messico.
Arrivo in Messico e con un paio di colleghi periodistas spagnoli (anch’essi vittime del Non Se Preocupe) inizio un safari all’E-ticket che si protrae fin quasi alle 15 (volo alle 17). Dell’E-ticket nessuna traccia, chiamo almeno nove volte i miei anfitrioni (distanti … nove ore di volo) e cosa in risposta? Ormai ero così manicalmente abituato al “No se preocupe” che qualunque altra risposta mi avrebbe scioccato. Ma la chiusura del volo incombe e se il prezioso messaggio autorizzante l’emissione del biglietto non giunge in tempo mi troverò costretto a cacciare fuori 932 euro per tornare in Europa, sennò mi toccherà andare a dormire con gli Indios davanti al Santuario della Virgen de Guadalupe.
Proprio un bel casino, altro che “Estamos en ello, no se preocupe”.
Cosa fare? Io invece sono “preocupado”, non so più a che santo votarmi!
Quand’ecco che, all’improvviso, mi sovviene “La Parabola del Druetto”, contatami mesi prima dalla Paola Colla durante una gita nel Centro America per una Feria dei locali Turismi da lei rappresentati. Il Renzo Druetto, grande esperto di Latinoamerica (ma anche più prosaico organizzatore di eventi turistici in quel di Bergamo, tipo il No Frills) dice in sostanza che sotto le palme del Centro-Sud-America vivono i più tremendi casinisti del mondo, maestri assoluti di pressappochismo, massimi assertori della non esistenza del tempo e comunque del suo scarso valore. Ma il Renzo aggiunge anche che dopo minuti, ore, giorni, mesi di “No se preocupe” e/o di “Ahorita”, alla fine della Fiera, quando ormai cominci a disperarti, tutto si risolve d’amblè, d’incanto.
Il tempo di inginocchiarmi e chiudere gli occhi meditando sulla “Parabola del Druetto” ed ecco spuntare l’E-Ticket da un computer tabernacolizzato. Come poteva -appetto a tanto miracolo- non seguire il citato un urlo/invocazione liberatoria: Druetto Santo! Subito!
Perchè, commenti pure il ricco lettore. Ma932 euro sono una bella cifretta e come diceva il mio povero amico Bernard: non sono avaro, sono povero ….
P.S. Mini-mini “guida pratica” per chi va in Centro-Sud-America: appena vi dicono “No se preocupe Señor” cominciate subito a preoccuparvi (e se ci infilano un “Ahorita”, concedetevi al “Kaos”)
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