Da Monaco ad Augusta a Lipsia a Norimberga a Bayreuth. sempre in autostrada, senza pagare il pedaggio. Viaggio tra musei, teatri, castelli, riflessioni e considerazioni sul popolo tedesco….
(per mondointasca.org 9/12 … nella foto di apertura, Caduta del Muro di Berlino)
Con la leggerezza dell’essere, chiarisco che quanto segue non costituisce una accurata recensione di viaggio e tantomeno pretende di fungere da guida turistica (quante ne esistono già! durante il Grand Tour che oso narrare ne consultavo ben quattro, una più valida dell’altra). Più semplicemente trattasi di commenti e considerazioni di un viaggiatore che da tempo desiderava tornare in Germania girando in auto con amici. Preciso inoltre (lettore avvisato…) che la narrazione non risulterà mondana: quando si passa tutta la giornata a scarpinare per vedere e fare andare la testa, la sera tette e bunga bunga costituiscono l’ultimo degli assilli, almeno per gran parte della gente attempata restia a farsi aiutare dal farmacista. Né tratto argomenti frivoli (sennò sarei andato a Riccione) perché chi scrive, oltre che goliardo di lungo corso a Scienza Politiche ha vissuto un periodo storico a dir poco incasinato: guerre calde e/o fredde, muri, scontri di decise ideologie, sicché, girando per la Germania, per di più dotato di buona memoria, non potevano che affiorare al cervello sensazioni retrò e ricordi (alternate però a notiziole e info – a uso e consumo del lettore – meno grevi e forse più curiose).
Monaco, di giorno musei e a sera cena alla Hofbrauhaus
La città di Monaco la conoscevo per motivi carnascialeschi (giovane seduttore, durante un gelido Fasching girai per quattro giorni in pigiama senza tornare nella gasthaus, che bello) e pallonari (Inter contro il Bayern, una volta, trionfatori, si prese per il culo gli sconfitti suggerendo di “andare a mangiare la bavarese”, nel Calcio succede, anche alla gente che si ritiene perbene). In questa trasferta, invece, non prevedente veglioni né stadi in notturna bensì educativi musei, sfrutterò la luce del giorno (fatta eccezione per la visita/cena alla mitica Hofbrauhaus, laddove mi sorprende che – nel tremendo viavai di gente di differente estrazione, educazione e onestà – i camerieri non ti fanno pagare sull’unghia e ti portano il conto a gentile richiesta, come da noi dal Gualtiero Marchesi).
Baviera, il Land meno tedesco della Germania
Ma questa godereccia città mi invita anche ad altre meditazioni (non solo annegate nella birra, ancorché sotto gli alberi del Viktualien Markt se non ti fai, minimo, un paio di litri non sei nessuno; alla Pfalzer Residenz Weinstube servono, invece, solo vino e testa dei deutsch vuole che se solo ti scappa di chiedere una birra ti cucchi un Nein! di sovrana bellezza). Ritengo, ad esempio, che sia deviante e impreciso dire ‘tedesco’ (così come da noi ‘italiano’ è un termine vago) invece che bavarese o prussiano o renano. Ma ecco affiorare un ‘controragionamento’: come è possibile che in Baviera – il Land ‘meno tedesco’ della Germania, con tutta ‘sta paciosa gente contadinotta che pensa solo a cantare e a riempirsi la panza di birra – sia nata eppoi prosperata la lucida non meno che crudele follia del Nazismo? Forse forse, mi dico (pensa tu a che pazza spiegazione ricorro) la Baviera contiene una percentuale di matti superiore a quella nazionale (non per niente – prosegue la mia balzana teoria scientifica – qui ha regnato quel folle del viscontiano re Ludwig II, che più stravagante di così non si poteva, lui e il suo disneyano castello di Neuschwanstein). Ma quella chicca rococò del teatro Cuvilliès, nella Residenza, che meraviglia (a bocca aperta anche ammirando una statuetta di San Giorgio, nel Tesoro)!
Autostrade che portano alla meta senza caselli
Si va ad Augusta/Augsburg beninteso viaggiando in autostrada, in Germania quasi sempre a tre se non quattro corsie, “gratis et amore”. Da cui, tanto per fare due conti, si evince che un turista italiano percorrente un’autostrada tedesca giunge alla mèta senza aver speso un ex pfenning (salvo 30 cent ognì pipì, là i cessi si pagano ovunque) mentre un suo omologo tognino che, per esempio, va da Milano a Bari vi arriva con un bel po’ di euro in meno (‘l’è vera’ o no, sciura Brambila?). Città chiaramente (lo dice il nome) ‘romana’ (ma i romani ‘giusti’, quelli di 2000 anni fa…) torno ad Augusta con tre nomi in testa dai significati totalmente differenti.
Messerschmitt, i più noti aerei tedeschi della II Guerra mondiale (e il 262A, primo jet della storia, fu una delle cosiddette Armi Segrete di cui, ragazzino, sentivo vociferare in famiglia). Eugen Brecht detto Bertolt, che appunto nacque ad Augusta, e ammirandone la casa natale mi chiedo cosa mai avrà pensato – lui, così pacifista – di quegli ultimi, disperati strumenti di morte costruiti nella sua città. E infine i potenti Fugger, ricchissimi banchieri che in Spagna (los Fucares, miniere di Almadèn, palazzo ad Almagro) fecero tanti affari con l’imperatore Carlo V (sempre in bolletta per colpa di quegli usurai dei genovesi).
A Norimberga imperiale (e ‘nazi’), a Bayreuth che bellezza il teatro dell’Opera
Chi passa da Augusta dia un occhio alla Fuggerei, un curioso non meno che lodevole e tuttora esistente (!) complesso di quasi gratuite Case Popolari (altro che ‘ante litteram’, si risale ai primi del ‘500, più di quattro secoli prima delle vituperate e ormai dimenticate Case Fanfani).
Mai stato a Bayreuth, vi ho compiuto un blitz, informato dalle guide che per dare un senso alla visita bastava il teatro dell’Opera del Margavio/Markgraf (altro eccelso esempio di rococò). Eppoi Bayreuth mi aveva sempre incuriosito perché teatro di quella fanatica deificazione e adorazione di Hitler operata da Mrs Winifred Williams, nuora di Richard Wagner (e che il cantore di Sigfridi e Nibelunghi tenesse per i nazisti, si poteva anche capire, ma lei, una lady british-born, mah).
Tra le filantropiche case popolari di Augusta e l’arte non solo musicale di Bayreuth (come detto il rococò del teatro dell’Opera commuove) una sosta a Norimberga invita a meditazioni politiche, meglio dire storiche. La città, capitale della Franconia, non è preclara soltanto per i suoi profondi legami con il Sacro Romano Impero (una visita al Burg, è un ‘must’, obbligo, e poco sotto si ammira pure la casa dell’eccelso Durer). A Norimberga fece le prove d’orchestra un altro (tentato) impero fortunatamente finito male (sennò il mondo, Belpaese per primo, sarebbe divenuto un villaggio dell’Ordine Nuovo escogitato da Herr Hitler). Si fa riferimento alle oceaniche adunate naziste sotto la regia del ministro della propaganda Goebbels, piccolo ma vispo conoscitore di come contarla su alla cosiddetta gente.
Lipsia: incontro con Bach e visita al museo degli orrori
Già che c’ero (a volte si fa turismo anche così) ho compiuto uno stop anche a Lipsia, peraltro poco aspettandomi di artistico e monumentale. Nella chiesa di San Tommaso, però, mi è parso di sentire suonare Bach, ma possedendo un orecchio poco musicale ho preferito visitare il Forum, una sorta di museo dedicato ai misfatti compiuti dalla DDR (a Lipsia il 17 giugno ’53 prima rivolta operaia -!-). Due gli orrori: la foto del “linguainbocca” (schifùs, ma tra capi del socialismo reale si usava così, meglio quindi restare capitalisti) di Breznev con il segretario del piccì della DDR– Honecker; e la sfigata Trabant ….
ma ne vedrò tante esposte a Berlino …. alla prossima puntata.
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