Ebbene sì, touchè. Abbastanza (se non, ahimè, troppo) avanti con gli anni (molti dei quali trascorsi girovagando per il mondo), se (detto tra noi) poco tempo fa mi avessero chiesto dov’era Gambellara, e cosa vi si faceva di bello, beh, forse forse non avrei risposto tanto acconciamente da meritare il ricco guiderdone che dai tempi del Mike non manca mai a chi risponde a un quiz sia pur demenziale.

Lava … doc 100%… sui colli di Gambellara…
E il biasimo per una goffa, incerta risposta sarebbe stato viepiù pesante considerando che oltre a darmi arie di colto geografo, mi vanto pure di saperne un pochino di enologia, grazie a una milizia cominciata nella prima gioventù eppoi vissuta come assetato degustatore di Barbère e altri vini del Vej Piemont (ma anche in Romagna – Emilia non scherzano: “Quanto vino hai bevuto, nella vita, un torrente…?” cantava Dino Sarti nei “Biassanot” … ancorchè il colpevolizzato ciucatè fosse sempre stato visto in ciarèina, su di giri… ma ubriaco, mai niente…”).

Baccalà mantecato … ay ay ay que sabor…
Per farla breve, dall’ufficio stampa di ‘tastingwine’, Federica Lago (chissà, parente di Giorgio, grande giornalista sportivo non meno che mio grande amìs, quante serate al Mundial in Argentina trascorse a degustare vinitos de Mendoza) e Luca Casadei (nomen omen, lo pronunci e sul palato ti senti tout court il sapido Sanzvès, Sangiovese e vai col lissio!) mi convocano a Gambellara per conoscerne e meditarne i nettari ivi concepiti. Dopodichè a tanto nobile enoconvocazione non posso che rispondre con un entusiastico “E io vengo!”. Da cui si evince che mi ritrovo arruolato in un “Viaggio Stampa” (pardòn, più chic chiamarlo “Press o Educ Tour”). Nel quale Educ, non potevano mancare (hanno un servizio informazioni più organizzato della Cia e se non li hai invitati a un happening ci pensano loro a imbucarsi…) gli epigoni di quegli arafat che antan feci bingo definendoli la “Banda della Tartina”.
Ad ogni buon conto (molte) grazie Gambellara. Perché un assatanato traveler prima o poi i posti (da vedere) li vede. Solo che, nel caso della citata “Capitale di tanti vini (oltre al Gambellara vantano il Recioto, eppoi nettari viepiù custoditi nel tempo), la vicenda si sarebbe un filino complicata per il semplice motivo dell’ubi maior minor cessat. Nel senso che nel Veneto (a mio modesto giudizio, turisticamente parlando, e con tante scuse per la mia amata Romagna – Emilia) si ammirano tantissime meraviglie, quasi per certo il meglio del Belpaese.

La magnifica Vicenza del Palladio ….
E arrivo quasi alla bestemmia (beninteso turistica) dichiarando che la regione potrebbe financo fare a meno della Serenissima. Quanta ricchezza (e non nel lombardo senso di danèe) e che stolto crimine turistico si commette non uscendo dall’autostrada per andare a godere le tante città venete sciorinate lungo l’autostrada Milano – Trieste (a cui aggiungerei la provincia veneta più interna, per capirci, quella di Signore e Signori). Campagna deliziosa, città d’arte à gogò, architettura (ay ay ay quelle goldoniane ville dei siori, per non parlare di quelle, sul fiume, con barchessa). Il Veneto è storia (e che storia: a mio modo di vedere la più importante epoca del Belpaese fu vissuta con la Repubblica dei Dogi: giravi il mondo allora conosciuto, a un “Chi va là!” rispondevi “San Marco!” e proseguivi riverito e ossequiato. Il Veneto è, inoltre, arte, cultura, arene romane, teatro, e tanto per far nomi cito Goldoni, Guardi, Bellotto, Tiziano, Carpaccio, Tintoretto, Palladio (e aggiungerei il forse esistito e comunque grandissimo Marco Polo, il primo Grande Viaggiatore della Storia, nonché quel poareto de Marcantonio Bragadin, sfortunato difensore di Creta che finì – letteralmente – scuoiato da turchi forse troppo decisi).
Da quanto sopra pertanto si evince che se qualcuno – ancorchè Grande Viaggiatore – s’è dimenticato di Gambellara, suvvia, signori della Corte, non resta che invocare il perdono giudiziale.
E’ però anche vero che apprese – de visu – le bacchiche vicende della località (il vitigno Gambellara è autoctono, ma con tutte quelle dolci colline dedicate all’allegra vite mica si può vivere solo di monoculture…) se proprio non è il caso di infierire su chi (e mi iscrivo nell’elenco degli indagati) fino a oggi ha ignorato quei filari, quantomeno, gli incriminati consiglino i loro sprovveduti lettori a farvi un salto.

Spritz… una pasiòn veneta….
NB Tanto per dare un minimo di utilità a queste dissociate elucubrazioni, si informa (chi non ha su cruscotto quel coso assai costoso che sostituisce l’Atlante De Agostini) che Gambellara trovasi nel sudovest della provincia di Vicenza al confine con quella di Verona. Dolci i paesaggi collinari, adesso paciosi, ma va ricordato che da ‘ste parti hanno a lungo dominato i vulcani, da cui, carta vincente del Gambellara, le sue vulcaniche origini. Una noblesse condivisa (per la vicenda vulcanica) con pochi altri italici vini (se ben ricordo una decina) consistente nella presenza di minerali che rendono il vino financo capace di “tenere” il bianco nettare per – ben – vent’anni….e dire se è poco….).
P.S. Seguirà un (per fortuna del lettore) breve dizionario Gambellarese – Italiano sulle vicende vinicole gambellaresi (includendo Zonin… che secondo molti è stato birichin… ma cosa c’entra lui se fa bon el vin…?).
per mondointasca.org
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