GALIZIA – FERIAS Y FIESTAS

2006 …. un anno di allegria (e mangiate) ….

La Coruña

La Coruña

E’ impensabile un angolo di Spagna senza Fiesta per assenza di una Feria. Le feste galiziane hanno in più il clima gioioso di una rimpatriata fra amici, vecchi e nuovi
In un Paese tanto grande (quasi due volte la superficie dell’Italia), popolato da gente diversa per tradizioni, storia e cultura, è naturale che siano altrettanto differenti le abitudini di vita, di festa e di divertimento. La Galizia non sfugge ovviamente a questa regola. Qualche estiva tarde de toros è ad esempio prevista, ma certamente non si va in Galizia per assistere a una corrida.

Abbondano invece le Ferias y Fiestas derivate e ispirate dall’amore per la natura (non vanno dimenticate le origini celtiche della gente gallega), dal fervore religioso e dai piaceri del palato. Non a caso in Spagna si dice che “il Sud canta e il Nord mangia”.
Va anche segnalato che in Galizia le Feste non sono proposte soltanto al solito turista, ma hanno anche il sapore di rimpatriata: sono tanti i gallegos emigrati o i discendenti (la televisione spagnola programma persino una rubrica Desde Galicia para el mundo) che in occasione delle vacanze tornano a casa o visitano la terra dei loro avi.

Dalla tosatura dei cavalli, ai Vichinghi invasori
Tra le manifestazioni, meglio dire i riti, più tradizionali (e storici: ne scrisse Strabone due millenni fa) dalla genuinità inalterata nel tempo, va senz’altro annoverata la rapa das bestas, una vera “esclusiva” del folclore galiziano (si svolge tra maggio e agosto). All’alba forzuti e decisi giovani salgono sui monti sovrastanti le rias (generalmente quelle baixas, nel sud ovest della Galizia) e dopo aver legato i cavalli selvatici – reduci da un inverno allo stato brado – li conducono a valle.
Spinti nel curro (uno spazio delimitato di terreno, ma ne esistono anche in muratura) i cavalli – bellissimi, piccoli e robusti – vengono marchiati a fuoco e rapati (il loro crine è ricercato per lavorazioni artigianali e industriali).

Per assistere alle due più importanti rapa da bestas (dichiarate Fiestas de Interès Turistico Nacional) si viaggerà in Galizia nel primo fine settimana di luglio: a Sabucedo (Pontevedra, bel curro di pietra del XVIII secolo, addossato alla chiesa parrocchiale) dal sabato al lunedì inclusi; a San Andrès de Boimente-Viveiro (Lugo) soltanto la domenica.
Chi viaggia in agosto vedrà la rapa nel curro di O Valadouro (Lugo) la prima domenica e di Paradanta a Lunedì-A Cañiza (Pontevedra) la quarta. Se nel sud della Spagna si rappresentano le lotte tra Moros y Cristianos, la nordica Galizia rievoca le imprese dei Normanni nei suoi fiordi, simulando uno sbarco dei Vichinghi da un drakarsapientemente ricostruito (a Catoira, Pontevedra, domenica 13 agosto, avvenimento di interesse turistico internazionale).

Le feste religiose

Horreo gallego

Horreo gallego

La seconda festa dichiarata così importante da attirare turisti non solo spagnoli – dal folclore e dalle ricostruzioni storiche si passa alle feste religiose – è la Festa dell’Apostolo, a Santiago de Compostela il 25 luglio (importantissima se la data coincide con la domenica: è Anno Santo compostelano). Non solo liturgie e funzioni (per ilbotafumeiro dispensante incenso sarà previsto lavoro straordinario) ma anche manifestazioni culturali, mercatini e fuochi d’artificio la notte della vigilia.
Il giorno di fine luglio dedicato a Santiago costituisce il momento più importante della vita religiosa in Galizia, ma esistono anche altre celebrazioni religiose degne di assistervi.

La semana santa di Viveiro (Lugo) attrae per le processioni della Via Crucis, della Discesa e dell’Incontro, mentre quella che si svolge a Ferrol (La Coruña) è considerata tra le più belle della Spagna settentrionale.
Il primo agosto a Ribadeo (Lugo), Festa della Santa Cruz celebrante anche la Giornata della gaita (cornamusa) gallega.
Dal 14 al 25 agosto nella bella Betanzos, prima capitale della Galizia, la Xira dos Caneiros si svolge in prevalenza su barche decorate con ghirlande, in navigazione sul fiume Mandeo.

Cibi e bevande: questa si che è festa!
Se è vero che l’amicizia nasce a tavola, è certo che da un viaggio in Galizia si torna con un mucchio di nuovi amici.
Il mare è generoso, non solo di pesce ma anche di molluschi e mariscos, la terra è fertile, il pane gallego è noto in tutta la Spagna, i “bianchi” vanno giù che è un piacere. Nessun stupore, dunque, se le Ferias motivate dai piaceri della gastronomia abbondano in tutta la regione.
Prima di degustare i mariscos delle rias baixas nel weekend della seconda domenica di ottobre, a O Grove (Pontevedra) – festival gastronomico ormai trentennale -, il viaggiatore avrà assaggiato tante altre specialità gallegas.

Il treno El Transcantabrico

Il treno El Transcantabrico

I due vini bianchi tipicamente galiziani sono presentati durante una Fiera, del Ribeiro (a Ribadavia, Ourense, data mobile), e in occasione di una animata Festa, dell’Albariño (la prima domenica d’agosto a Cambados, Pontevedra, nel cuore della zona di produzione).
La domenica successiva, si va a Carballiño (Ourense) a festeggiare il polipo – vanto della Galizia – e le pulpeiras che lo cucinano con sapiente semplicità e in quantità industriali durante questa festa.
Poco dopo Ferragosto a Sada (La Coruña, Rias Altas) le celebrazioni in onore di San Rocco costituiscono una eccellente occasione per una colossale e corale grigliata sulla spiaggia, protagoniste le umili, non meno che saporite, sardine.

 

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GALIZIA …. UNA GASTRONOMIA DI MARE E TERRA….

Non solo Pescado (pesce) e Mariscos (frutti di mare) ….

Galizia

Galizia

Basta un rapido sguardo sulla carta geografica della Spagna per notare che i confini della Galizia formano un quadrilatero abbastanza evidente. Se poi si osserva che i lati ovest e nord sono bagnati dall’oceano Atlantico, mentre quello orientale e il meridionale sono delimitati dalle Comunidades delle Asturie, della Castilla y Leòn e dal Portogallo, non è difficile concludere che la gastronomìa gallega è contestualmente marinara e de la tierra, in percentuali pressoché identiche e con ovvi matrimoni tra i rispettivi sapori.

Per quanto riguarda il mangiare proveniente dai campi, il forte attaccamento dei gallegos alla storia e alla cultura della propria terra –sentimento tipico della società contadina- nonché le ristrettezze economiche patite nei secoli (nonostante la fertilità del terreno, coltivati, però, dai soliti pochi, e noti, leggasi nobiltà e clero) spiegano perché la cucina galiziana non può che essere semplice e tradizionale. Una cucina conosciuta perché presente in tutta la Spagna, considerata la propensione –meglio chiamarla necessità- della gente galiziana a emigrare (in Argentina non si contano coloro che possiedono legami con questa regione nordoccidentale della penisola iberica, a Cuba gallego è sinonimo di spagnolo).

Più prelibato e raffinato, invece, il ben di dio proveniente dal mare. Le barche depositano in Galizia -Vigo è il più importante porto peschereccio della Spagna- l’ottimo pesce dell’Atlantico (il cui settore nordoccidentale è considerato tra i più pescosi nel mondo, per qualità e quantità), come il rodaballo (rombo), il rape (coda di rospo), la merluza (nasello) dalla bontà inferiore solo alla squisitezza dei mariscos (frutti di mare) pescati e coltivati lungo le coste frastagliate e nelle rias (fiordi) Altas e Bajas. Una visita a un mercato del pesce (a La Coruña valido quello nella Plaza de Lugo) intriga e spiega che per un gallego le tanto decantate ostriche e i non disprezzabili mejillones (cozze) fanno ridere di fronte al sapore e al profumo dei percebes (balano o peduncolo carnoso, sembra una minizampetta di un pachiderma), delle zamburiñas(canestrelli) nonché di gambas (gambero rosa), centollos (granchio, grancevola), cigalas (scampi) e langostinos (mazzancolle).

gp0353L’aficiòn galiziana per Santiago raggiunge persino il fondo del mare: un crostaceo si chiama santiaguiño e la vieira altro non è che la Capa Santa o coquille Saint Jacques, emblema del pellegrinaggio a Santiago de Compostela cucito su mantelli e cappelli del pellegrino (non prima, si spera, di averne degustato il mollusco, eccellente al gratin). Tipici delle coste della Galizia, anche il pulpo (polpo) preparato a la gallega o a feira(bollito e condito con olio e paprika) e la lamprea (lampreda) pescata in primavera e protagonista di una Fiesta ad Arbo.

E galiziana quanto Santiago (sia permesso l’irriverente paragone) è la empanada, una sorta di focaccia ripiena (di carne o pesce) e coperta (paragonabile all’erbazzone o scarpazzone di Reggio Emilia). Perché, poi, non accreditare alla cucina galiziana il copyright della marsigliesebouillabaisse? I gastronomi gallegos assicurano che, di ritorno dal pellegrinaggio a Santiago e Finisterre, i pellegrini importarono in Francia la ricetta di una zuppa di pesce chiamata bule a baixa (quando bolle, abbassa il fuoco) tuttora degustabile come sopa de peixe.

Più semplici e umili, come accennato, i prodotti della terra e i loro derivati, piatti robusti per affrontare i venti e le piogge invernali dell’Atlantico. Per stare leggeri meglio il caldo gallego (zuppa di fagioli e altre verdure, insaporita con qualche pezzo di carne di maiale) del più impegnativo pote gallego (un sontuoso bollito di fagioli, manzo, gallina, insaccati varii di maiale, cavolo e patate, non senza il mais della nostrana polenta). Se la fame non demorde ecco il lacòn con grelos (spalla di maiale con cime di rapa, salsicce e grosse patate, da non confondere con i cachelos, le patate dal sapore vagamente di mare perché coltivate sulla costa atlantica).

Gondomil, Serpente Piumato su croce

Gondomil, Serpente Piumato su croce

Chi visita la Galizia e ama il pane rimarrà piacevolmente sorpreso non meno che interessato: il pan gallego fa a meno della farina del frumento (poco coltivato nella regione) e si presenta con il color scuro della segale o più chiaro se si è usato il miglio, il mais e altri cereali.

Al momento del postre (dessert) prima di chiudere la paciata con una bella queimada (una sorta di caffè ‘alla valdostana’ con l’orujo, grappa galiziana), si vorrà ordinare la torta de Santiago (a base di mandorle) o le sottili filloas (alias crepes).

Con quale vino (ovviamente made in Galicia, prodotto nelle province di Ourense e Pontevedra) accompagnare questa festa della tavola? Buono, e in continuo miglioramento, il tinto (rosso) Valdeorras. Ma per vino gallego si fa riferimento soprattutto ai bianchi. Il più noto e tipico è ilRibeiro, prediletto da Alfonso X El Sabio (non si escluda che la saggezza fu ispirata dal vino e chissà se già nel ‘200 era bevuto in piccole scodelle di porcellana). Oltre a questo vino de la morriña (malinconica nostalgia di chi è partito, saudade nell’adiacente Portogallo), non si manchi di degustare il pregiato Albariño, eccelso nell’accompagnare ostriche, crostacei e frutti di mare.