Paìs Vasco, 'pintxo - pincho' di olive e boquerones

Paìs Vasco, ‘pintxo – pincho’ di olive e boquerones

È da un po’ che vado alla Fitur di Madrid. Per l’esattezza vi capitai per la prima volta qualche decennio fa, mi riferisco all’epoca storica in cui questa Feria del Turismo si officiava alla Casa de Campo. Preistoria, a tal punto che una importante ‘figura’ del Turismo Spagnolo, quindi il non più un pivellino (ma per me giovinotto) Carlos Hernandez, Lìder Maximo di Turespaña prima a Milano e adesso a Roma, commenta di non aver mai rischiato la pleurite non avendo mai presenziato (evidentemente ‘per limiti di età’, appunto di molto inferiore, alla mia) a queste prime edizioni della Fitur. E mi spiego. Alla bella (goyesca) Casa de Campo i padiglioni della Feria erano separati, privi di passaggi comunicanti al coperto, nel senso che per trasferirti da un padiglione all’altro dovevi attraversare, magari pure sudaticcio, uno spazio all’aperto che, in gennaio, a 750 mslm (altitudine di Madrid) e con la innevata Sierra de Guadarrama in bellavista a un tiro di schioppo, poteva risultare financo un po’ più ghiacciato della napoleonica Beresina. Da cui starnuti certi quando non possibili bronchiti.

Cambados, Galizia, Festa dell'Albariño

Cambados, Galizia, Festa dell’Albariño

Alla ‘nuova’ (almeno per Carlos) Fitur, invece no, si passa senza problemi di salute tra i padiglioni pari e tra quelli dispari, mentre per trasferirsi dal pari al dispari (e beninteso v.v.) i rischi di pleurite sono bassissimi (pochi metri di traversata all’aperto, invisibili le nevi della Sierra grazie a tante opere di muratura, temperatura un filino più alta grazie alle sigarette degli standisti usciti per una fumatina).

Canarie ... il Mojo, ma dove? Sulle kartoffeln, naturlich ...

Canarie … il Mojo, ma dove? Sulle kartoffeln, naturlich …

La Fitur, dunque, inaugurante l’annuale defilè delle Fiere turistiche mondiali, alla quale seguono pertanto la milanese Bit (nemo propheta, non so se più valida dell’altra rassegna belpaesana, quella di Remmin/Rimini: sempre meglio stare italianamente super partes e non compromettersi mai…), dopodichè ecco la Megafiera di Berlino (secondo molti il meglio  delle rassegne turistiche), indi il londinese WTM. Eppoi ci sarebbe anche lo yankee Pow Wow che ricordo ancora con affetto: che bello, già dalle ore piccole, diciamo l’una, p.m., si cominciava a bere come spugne ma puritanamente, leggasi di nascosto (gli altri guai a saperlo) col risultato che le bottiglie di vino e di Bourbon apparivano e scomparivano a opera di standisti prestidigitatori.  

Alla Fitur, no, si beve e basta, laicamente, senza problemi religiosi (i citati ipocriti puritani degli States che fanno ma nascondono e/o i cattolici che mediante grida proibiscono à gogò affinchè, però, tutto rimanga come prima ….). Tutt’al più, alla Fitur, come peraltro in tutte le altre Fiere, esistono inquietanti fenomeni di disparità sociale. Mi riferisco al fatto che il “popolo” nel senso dei visitatori paganti, i “paria” venuti  per decidere ‘dove andare in quest’anno in vacanza’, si ritrovano nei pubblici spazi fieristici in lunga e abbrutita attesa anelando un ditino di vino in bicchierino di cartone o qualche briciola di Torta manchega. La  “casta”, invece, i cosiddetti “addetti ai lavori” (si fa per dire, mai stati in miniera …) si ritrovano in spazi ça va sans dire privè, presidiati all’ingresso da gentile hostess respingente intrusi, dopodichè chi ce l’ha fatta a entrare magna & beve ”a lo grande”.

Vieiras alias coquilles Saint Jacques, alias delizia della Galizia ...

Vieiras alias coquilles Saint Jacques, alias delizia della Galizia …

Per dirla col poeta (e andare al sodo di questa mia ennesima esperienza fituriana), nel Sancta Santorum mangereccio del pabellòn dei Paesi Baschi (imbucatomi alla ricerca del mè amìs Iñaki) ho fatto onore a, tanti, ‘pinchos’ (le minidosi di prelibatezze che nel sud della Spagna sono dette ‘tapas’ ), massime quelle di anchoa/acciuga e oliva (infilate in stecchino). Il tutto, ça va sans dire, “innaffiato” (brutto non meno che antico modo di dire, ma che rende l’idea) dal per me ottimo Txacolì (perché i bianchi son buoni se di ‘pronta beva’, mica devono invecchiare come gli a me cari rossi/tintos….).

A gentile richiesta in omaggio alla mia cortese aficiñn lettrice ...

A gentile richiesta in omaggio alla mia cortese aficiñn lettrice …

Eppoi, infrattato da Carlos, eccomi  in Galizia (perché, caro amico, poche balle: se in Spagna vuoi mangiare e bere bene è il caso che resti nel nord, dopodichè, satollo e soddisfatto, vai pure a divertirti e ad assaporare cibi più decisi ma meno elaborati nella a me cara Andalusia…). L’atlantica Galizia, storica (fosse solo per aver dato i natali a Luisito Suarez, grande nerazzurro di una mitica Inter) terra dell’Albariño, magnifico non meno che ‘allegramente mosso’ vinito. Eppoi quel sempre tenero (ma come fanno?) Pulpo/polipo che anche stavolta ho pensato bene di onorare mediante reiterate e generose pappate stante la quasi impossibilità di prepararlo tra le mura domestiche. Ho infatti provato, svariate volte (oltre a doverosamente inserirlo nel mio dizionario gastronomico italiano/spagnolo/italiano) a cucinare questo prelibato eppur semplice mangiare (polipo bollito circa 45’ dopodichè tagliato a pezzetti, un filo d’olio, pimentòn alias paprika, sul tutto il sale grosso, indi servito su un letto di patate lesse adagiate sul doveroso piatto di legno….). Ma di cavarne fuori qualcosa di commestibile e sia pur lontanamente somigliante al cosiddetto Pulpo A Feira alias A la Gallega, manco a parlarne …. da cui un ulteriore ottimo motivo per fare un salto alla madrilena Fitur… .

P.S. Non essendo l’uomo “Fatto di Legno” (eccolo pertanto impegnato a magnare & bere) bensì  possedendo anche un cervello (ahilui talvolta pure funzionante…) informo che negli intervalli della pappatoria Fitur sono “stato a teatro” … e ho visto “La Celestina”, l’elaborata opera di Rojas che secondo alcuni diede il via al meraviglioso Siglo de Oro della letteratura spagnolo … . Torno da Madrid (lo so bene, nessuno è perfetto) con “soddisfatta stanchezza” (e grazie a Carmen – che buono quel pollo “in pepitoria” e Carlos, anche se ormai si considera ‘romano’, nessuno è perfetto…). In fede gpb.