AMARCORD VIAGGIATORIO DI UN ANTICO CURIOSO …

Bolivia, la ‘Carretera de la Muerte’ (in copertina, Bolivia, Santa Cruz de la Sierra)
Qualche decennio (tanti) in gita, tra terre e mari, isole comprese (v. prefazione 1° tomo).
NB Paesi ‘Visti’, neretto – Paesi ‘Non Visti’, corsivo.
9° Tomo BOLIVIA – BOSNIA ED ERZEGOVINA
BOLIVIA
Per certo uno dei Paesi più intriganti, perché variè, del sud America (eppure abbastanza poco noto), quindi ‘da vedere’. Esistono infatti una Bolivia “andina”, una “lacustre” (il lago Titicaca), una “amazzonica” e infine una Bolivia “bassa”, sudorientale (confinante con Brasile, Paraguay e Argentina). Diversa la morfologia, tante le genti: Quechua, Aymarà, Chiquitanos etc etc… . Il tutto in quasi un milione di kmq per meno di 11 milioni di abitanti (di cui 1.700.000 a La Paz, sede del governo, 250.000 a Sucre, capitale legale, meno di un milione e mezzo a Santa Cruz de la Sierra, ‘capitale del sudest’ con tante e decise voglie di autonomia…). Unità monetaria, il boliviano. Indipendente dalla Spagna (1825), nella storia della

Bolivia, Misiòn San Miguel
Bolivia frequenti i “golpes” un tempo detti anche “pronunciamientos” o se si preferisce, più militarescamente “cuartelazos”. Più recentemente, da un po’ al governo, Evo Morales, sembra non voler mollare. Da ricordare, Potosì, altissima (poco meno di 4000 mt slm) non meno che notissima località andina in cui a metà del ‘500 gli spagnoli scoprirono tanto argento da campare tranquillamente per qualche secolo, tant’è che in Spagna si dice “Vale un Potosì” quello che, stranamente, in Italia è detto “Vale un Perù” (probabile cambio di nome durante l’attraversamento del Tirreno). Nella regione di Santa Cruz de la Sierra, magnifica e culturalissima chicca nella Chiquitanìa (gli indios chiquitos, in spagnolo, piccoli) le (6) Misiones Jesuiticas, ammirandole e conoscendole ti commuove (e capisci perché intrigò tanto il film “Mission”). Per chi avesse problemi di respirazione (ma anche gli altri…) un filino di attenzione sulle Ande, segnatamente in arrivo a (Nuestra Señora de) La Paz, poco meno di 4000 metri di altitudine (‘banfone’ quasi certo in arrivo, all’aeroporto, che i 4.000 metri li supera, meglio dare da portare la valigia a un facchino…).

Lago Titicaca
Altre chicche boliviane, la Carretera de la Muerte (chiedere protezione a Pacha Mama) e l’Ekeko, simpatico portafortuna di genti che l’hanno sempre sfangata, e duramente. Infine, se si parla di mangiare, oltre a una impensabile “Muzzarella” (vedi foto) in Bolivia, cuidado, attenzione con gli acidi urici (tanta carne à gogò, arrosto, asado) e non si esageri con il Singani, acquavite di uva moscato. Anche se non si guida sulla suesposta carretera, tante altre strade boliviane meritano attenzione (molte con fondo di rossa gravilla, ghiaia). Come andare in Bolivia? Tante connections dal Brasile. Non è, invece, più possibile volarvi con il Lloyd Aereo Boliviano: fallì (caso forse unico al mondo) mentre il qui scrivente stava volando su un aereo di questa compagnia, dopodichè, atterrato, finì abbandonato nell’aeroporto …).
BOSNIA ED ERZEGOVINA

Mostar e lo storico ponte…
“Balcanicamente parlando”, tra Croazia e Serbia, ecco la (federazione della) Bosnia ed (sembra che alla D ci tengano molto…) Erzegovina, ex Jugoslavia e indipendente dal 1992. E “politicamente parlando” sarebbe il caso di commentare “proprio un bel casino”. E per non stare più tranquilli di tanto, basta il nome della capitale, Sarajevo (quasi 400.000 abitanti, 3 milioni e mezzo in tutto il Paese, vasto più di 50.000 kmq, un sesto dell’Italia, unità di moneta il ‘marco convertibile’ legato all’euro). Si dà infatti il caso che, come se non fosse bastato l’attentato che scatenò la prima Guerra Mondiale, a Sarajevo se le sono date di santa ragione (nel senso di guerra civile, e che guerra…) croati, serbi e (come se non bastasse) bosgnacchi, alias i bosniaci musulmani. Il tutto per l’ovvia e umanissima disperazione di Predrag Matvejevic (nato nella bella Mostar, gioiello non solo culturale dell’Erzegovina), autore di quel capolavoro che è “Mediterraneo”, sottotitolo, ‘Un nuovo breviario’ (p.f. chi sta leggendo, lo legga…). Meno culturalmente parlando (e per soddisfare le esigenze culturali di romanisti e juventini) sono bosgnacchi i calciatori “italiani” Dzeko e Pjanic. Sempre nella Bosnia ed Erzegovina, dal 1981, arcinota Medjugorje, per i ben noti miracoli (quantomeno producenti un fracco di turismo).
Scrivi un commento