AMARCORD VIAGGIATORIO DI UN ANTICO CURIOSO …
Qualche decennio (tanti) in gita, tra terre e mari, isole comprese (v. prefazione 1° tomo).
NB Paesi ‘Visti’, neretto Paesi ‘Non Visti’, corsivo.

17° Tomo…. CUBA – DANIMARCA – DOMINICA – DOMINICANA (REPUBBLICA)  

CUBA

Il Chè e (a destra…) l’autore… (nella foto di copertina: Yankee – very – Old Cars a L’Avana).

Ingredienti: Castro, Chè Guevara, Hemingway, l’Avana, Varadero (con alberghi dagli ampi bar per somministrazione di Cuba Libre), indi aggiungere L’Avana (un pizzico di floor show al “Tropicana”, un paio di Moquitos, por supuesto alla “Bodeguita del Medio”, dopodichè un  Daiquirì, beninteso al “Floridita”) ed ecco Cuba servita, tutti sanno già tutto. Con il risultato che all’umile narratore resta poco da aggiungere, salvo scarni e forse nemmeno intriganti dettagli. L’isola ‘è grande’ poco più di un terzo dell’Italia (per l’esattezza 109.884 kmq), per più di 11 milioni di abitanti, capitale l’Avana con più di 2 milioni di habaneros, e non si parla di puros, sigari, celebri i Cohiba, Montecristo, Partagàs, celeberrimi i Romeo y Julieta (tutto, più o meno, ex business di Mr Davidoff) dopodichè è doveroso informare che i sigari ‘fintamente clandestinamente’ venduti per strada sono farlocchi…). Per la cronaca extra turistica, Cuba fu colonia spagnola dal ‘500 al 1898, dopodichè, prima di Fidel, fu ‘protetta’ dagli Usa (si impara tutto di ’sto periodo, quello di Batista, facendo un salto all’hotel “Nacional”). Unità monetaria, il Peso, Indice di Sviluppo Umano, 68° posto. Dopo tanti nomi e bla blabla non reta che suggerire un tour di Cuba coi normali bus di linea (ben organizzati, buon comfort, massima sicurezza), a vedere la bella Trinidad e Santiago de Cuba (sì, quella del Bacardì, e me racumandi, i accentata), eppoi proseguendo (via Guantanamo, altro nome che fa dire alla gente di conoscere Cuba…), fino all’estremo est, a Baracoa (laddove Cristoforo… Colòn fece la conoscenza  con Cuba (prima della Hemingway e dei tour operators di Varadero).

DANIMARCA

Copenaghen, Nyhavn

Negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, la Terra Promessa, il Paese di Bengodi per i giovani italici sessualmente arrapati (chiusura “case” e censura diccì abbastanza bacchettona). A ben pensarci, sull’altra sponda del Sund, c’erano anche le svedesi, che forse, sexyparlando, ci stavano di più delle peraltro già generose danesi, solo che a (s)Copenaghen ci si divertiva come matti al “Tivoli”, fantastico, anderseniano, parco dei divertimenti con balère e hot dogs da sballo.
Eppoi, dettaglio stavolta non sexy bensì alcolico, vuoi mettere le birre danesi (Carlberg e Turborg) appetto a quelle svenska (più leggere forse perché gli svedesi tirano su ciucche più dure, per certo più tristi)?

Il ‘Tivoli’ by night.

Dopodichè il “Tivoli” c’è ancora mentre son per certo sfiorite le morose d’antan.
Il tutto in un Paese nordico, la Danimarca, che definirei “positivo”, vabbè, forse un po’ “contadino” ma per certo (come è certo che, tra le genti del Nord, sono loro i Vichinghi doc che tanta paura incutevano) più allegro (Amleto a Parte) della Svezia (laddove capita di trovare più sussiego, nel senso di una certa assenza di sorrisi).
I danesi, non sempre amicissimi dei (per loro terùn) tedeschi, vivono (in meno di 6 milioni) in una penisola vasta quanto la Svizzera (epperò totalmente priva di montagne), capitale Copenaghen, 1,3 milioni di abitanti, tra cui una regina che va in giro in bici, Indice di Sviluppo Umano, 5° posto (chapeau!), unità monetaria la Corona danese (forse non si fidano ancora dell’euro…). In Danimarca, per la goduria del palato, oltre alle citate birre e al dettaglio (dire se è poco) che i ristoranti locali vantano (ben) 31 Stelle Michelin, si degustino le umili ma anche saporite aringhe, salmone e gamberetti, sovente presenti negli smorrebrode (in Svezia, smorgasbord) alias pane di segale imburrato (da dove si crede che arrivi il Lurpak venduto nel Belpaese?) e arricchito da gustose minileccornie variè. A Copenaghen, shopping intelligente, il legno lavorato di Kay Bjoresen, eccellente artigianato (per chi ama i bassotti… poi…).

DOMINICA
Ultima isola dei Caraibi (nelle Piccole Antille) a essere colonizzata (c’erano i ‘cattivi’ Caribi, persecutori dei ‘miti’ Arawak), spagnola (viaggi di Colombo) fino al 1763, indi francese, poi indipendente dal 1978, superficie 750 kmq, circa 73 mila abitanti, di cui 14 mila nella capitale Roseau, appartiene a Onu e Commonwealth, valuta il dollaro dei Caraibi Orientali, neri 86%, meticci 9%, cattolici 61%,lingua ufficiale l’inglese (si parla anche il creolo – francese). Clima caldo umido, turismo poco.

DOMINICANA (REPUBBLICA)
Per capirci (e da non confondersi don Dominica) si tratta della parte orientale (a ‘sinistra’, occidente, Haiti) dell’isola nota (ma non molto…) come Hispaniola, quasi 50 mila kmq (un sesto dell’Italia), meno di 10 milioni gli abitanti, di cui un quarto nella capitale, Santo Domingo (moneta il peso dominicano, 99° posto nella classifica Onu dello Sviluppo Economico).
‘Spagnola’, di nome, e di fatto, dal 1492, primo insediamento nelle Americhe, fino al 1844 (indipendenza) nonché punto di partenza delle varie esplorazioni intraprese dai conquistadores verso l’El Dorado.
Politicamente tranquilla (tra il 1930 e il ’61 pensò a comandare en solitario l’abbastanza noto generale Rafael Trujillo, poi golpetti di poco conto), Santo Domingo è meta di un turismo intelligente (Zona Colonial e Catedral, la prima del Nuevo Mundo) oltre a quello balneare, tante belle spiagge, molte selvaggione, in questo angolo del Caribe (forse la più ‘in’, La Romana). Clima tropicale, piove. Tabacco, canna da zucchero e cacao.