Ebbene sì, lo confesso, ho (pure!) organizzato viaggi, non solo trasferte sfigate di cui sopra … (in copertina, invece, l’umile autore con Adriano Panatta … uno dei pochi romani che …. tiremm innanz….)

Ebbene sì! Faccio anch’io “Outing” (ma ahimè solo a proposito di vicende meschine, mica i drammi di quelle attricette, o solo aspiranti tali, che, a scoppio ritardato, talvolta pluridecennale, lamentano che, appunto preistoricamente parlando, un cameraman le ha sfiorato il culo, fors’anche solo con lo sguardo, mentre un’altra ha denunciato se non proprio un palpeggiamento quantomeno uno sfregamento della rotula). Faccio outing perché è d’uopo che tutti conoscano la mia dabbenaggine, o, se si preferisce chiamarla (in subordine, direbbe un avvocato, a proposito, giusta i sogni di mio nonno, titolare di uno studio novarese, avrei dovuto/potuto ‘fare anche quello’…), è d’uopo, dicevo, che tutti conoscano la mia assoluta incapacità di far le cose giuste al tempo giusto.
Ma vengo al dunque….

Nella vita, ebbene sì, lo confesso, ho fatto “anche” il tour operator. E ai primordi della mia esistenza lavorativa “ho fatto anche” (come ben si sa, “nessuno è perfetto”) l’assicuratore, se non che mollai subito il tutto, quasi prevedendo l’eccellente nonché celeberrima battuta del grande Woody Allen (“la notte più tremenda della mia vita l’ho trascorsa parlando con un assicuratore”…).

Ma torniamo alla mia milizia tra i Facenti Viaggiare.

La bottega da me aperta a Milano (con il mai troppo pianto Angiolo Pagani, da cui il mio genius publicitarius mutuò il mitico trademark “Bonomi+Pagani”) non se la tirava tanto, ancorchè a quei tempi inflazionavano i blablabla à gogò, ci si ubriacava con la “Milano da Bere”, giocavi a fare il socialista, beninteso intercalando le tue cazzate oratorie con doverosi “nella misura in cui … non si può non … il discorso sta a monte …”. Epperò la “Bonomi*Pagani” (mercè soprattutto i cosiddetti “Viaggi Sportivi” che avevo inventato per andare a vedere l’Inter, il Mino Agostini, Panatta etc etc) si fece conoscere quel tantino che mi permise di “vendermi alla Rizzoli”. La quale Rizzoli evidentemente “mi comprò” affinchè (presumibilmente, sennò, diceva il sullodato Angiolo Pagani, “Ciao patria”) io facessi e loro vendessero gli ex miei viaggi su giornali e riviste. I ‘soliti’ viaggi (ricordo bene, a quei tempi molte trasferte turistiche si chiamavano “inclusive tours” e quelli in Spagna si vendevano alla grande, appunto come dicono gli spagnoli, “como el churro”) nonché, e soprattutto, i (miei) “viaggi sportivi” (all’uopo avrebbe provveduto “La Gazzetta dello Sport”, testè comprata dalla suesposta Rizzoli).

In gita in Cile, per la “Davis”…

Grandi idee, strategie, entusiasmi, grandi certezze, non parliamo, poi, se immortalate dall’Ente Supremo della Rizzoli & della (testè comprata) Gazzetta dello Sport, al secolo  Bruno Tassan Din (demiurgo dell’Angiolone, nel senso di Rizzoli) che con la sola parola “Sinergie” (bella eh?) credeva di aver risolto tutto l’ambaradam (beato mondo dei manager con ascendente PiDue … e io che credevo di fare & vendere i Viaggi & Sport mentre era il Liciogelli a gestire tutta la melonera…..).

Insomma, per farla breve. Niente viaggi “normali” (turismo, crociere, “it”, escursioni etc), pubblicati su periodici Rizzoli, nisba, nel senso che tutti o quasi (tranne, forse, se ben ricordo, l’Alberto, nel senso di Rizzoli) i suddetti managers stavano sulle balle ai giornalisti, dopodichè, datosi che sono i giornalisti a scrivere gli articoli, col cacchio che i viaggi “Bonomi*Pagani” apparissero sulla carta stampata dalla Rizzoli. Dopodichè, fosse solo per trovare un ragionevole alibi, ecco che alla richiesta dei Grandi Managers perché mai non fossero pubblicati sulle riviste della parrocchia i viaggi della bottega, ecco allora i giornalisti commentare che i citati viaggi della casa madre erano viaggi di merda o giù di lì (e beninteso capivo e giustificavo perfettamente le squallide spiegazioni dei redattori, fosse solo in ossequio al noto longanesiano, italicissimo detto “Tengo Famiglia”).

“Vittima di fotomontggio” (dell’accappatoio)

Quanto ai “Viaggi Sportivi”, invece, la faccenda si presentò viepiù squallida, nel senso che (ricordo bene) l’idea di mandare in giro la gente a divertirsi (vabbè spendendo soldi, ma mica potevo portarli gratis) per vedere Corso o Panatta, generò nel direttore (continuo a ricordare bene, Palumbo) un tale sdegno sovieticamente sociale che nemmeno i compagni Lenin e Stalin avrebbero esternato tanta umana e solidarietà (n.b. parlo dei tempi del cosiddetto “boom economico”, gente in giro & danèe à gogò, anche nelle saccocce dei tovarich proletari).

Niente Viaggi Sportivi sulla “Gazzetta”, ordunque. E fu così che (non solo per compiacere il Tassan Din) al fine di campare (io) e per far campare bottega (e la spettabile Rizzoli che m’aveva comprato), mandavo i viaggi (organizzati pro “Gazzetta dello Sport”) al “Tuttosport” del mio amico, e paìs, Gian Paolo Ormezzano, dopodichè, tramite pubblicazione dei medesimi (e successo dei viaggi stessi, trasportanti proletari tanto abbienti, almeno nel Miracolo Economico d’allora, da “andare a vedere la Juve”) tutti vissero felici e contenti… .

Qui giunti, vedo oggi, venerdì 24 novembre 2017, un (bel) supplemento del Corriere, un bestiùn di pubblicazione “Dove Travel Issue”, in cui fan vedere tanti bei posti del mondo …

E datosi, poi, che il “Corrierone” i viaggi li sta (pure) vendendo da un po’ di tempo (forse un filino cari, ma “nessuno è perfetto”) ecco, ahmè, scoprirmi mai al passo coi tempi (stavolta ho sbagliato di qualche decennio, anzi, se si preferisce, soltanto di un secolo…)….

per mondointasca.org