Piatto ricco… mi ci ficco… (foto Corsera)…

“E’ tempo d’estate, la messe è matura, su gente, trebbiate, fin che la dura”,  commentava giulivamente Marilyn Monroe in “Quando la moglie è in vacanza”. Dopodichè, giunti a fine agosto, quindi, a fine estate (a dar retta a quei pirla festeggianti il Ferragosto, data non solo totalmente inutile per il turismo, ma financo controproducente in quanto ponente fine  – almeno psicologicamente – alla “bella stagione” con molto anticipo anziché, come da calendario) si proceda a un doveroso resumè estivo 2018  con commenti e conclusioni.
Considerazione e stati d’animo assolutamente in libertà, totalmente dipendenti (come giusto) dai punti di vista, da come ciascuno la pensa.

Spiaggia “umana” (però a Tonga….)

Tanto per spiegarci, non nascondo di aver provato la più totale, non meno che tragica, immensa, disperazione, alla vista aerea (foto Corriere della Sera) della medioagostana spiaggia di Rimini. Sulla destra, in vasta panoramica, una fittissima distesa di ombrelloni, contateli voi, perché così tanti, e fitti, (“allineati e coperti, dicevasi ai tempi della naja) non li avevo mai visti. Roba da porsi una curiosa domanda: ma quante sono le file di questi marchingegni antisole (a proposito, m’han riferito che in alcune località balneari extrachic  il loro affitto giornaliero costa quanto un’amante dell’Est.) molto generosamente distribuiti  tra lungomare e quella battigia che il rumagnòl cav. Benito Mussolini sbagliò a chiamare bagnasciuga (che sarebbe, invece, quella parte di natante a contatto con la superficie dell’acqua)? Mah. Direi, e senza dover ricorrere a esagerazioni, che potrebbe trattarsi di almeno una dozzina (e che sfiga quegli sfigati confinati nelle zone più periferiche appetto al mare, roba che, stante la profondità della bella spiaggia romagnola, prima di arrivare a sguazzare nella limpida acqua – si fa per dire – dovranno fare tappa a metà ombrellonata).

From Micronesia with Love….

Dopodichè, epperò, quando (dal tuo ombrellone) sei arrivato in vista del mare c’è pur sempre da fare il bagno, e allora la fendi tu quella ininterrotta processione, senza soluzione di continuità, che passeggia sul sullodato bagnasciuga. Processione che, poi, sono due, in quanto non previsto il senso unico, da cui spaventosi intasamenti con qualche scontro (fortunatamente non grave, siamo in estate, andatura lenta, appunto per tipi da spiaggia).
Quel bagnasciuga, dicevo, sul quale, ahimè, latitano (anzi, sono scomparsi, quantomeno ai Lidi Ferraresi) gli a me cari mosconi (così chiamati, almeno antan, in Romagna, detti invece pattìni sulle spiagge del resto dello Stivale). Niente mosconi, dunque, quei cari natanti il cui noleggio ti permetteva di andare al largo, per arditi tuffi in un’acqua adriatica quantomeno accettabile (dopodichè, se in opportuna compagnia, il moscone diventava improvvisata non meno che precaria garçonnière complice il facile sfilamento del di lei costume e il Julio Iglesias che cantava “Pensami” dal Jukebox degli abbastanza distanti  Bagni Conchiglia).

Bolivia, la ‘Carretera de la Muerte’

Adesso, ami, c’est finì, fai un salto ai vicini Lidi con la tò sciura, (Rèmmin/Rimini sarebbe troppo osè, né ti accetterebbero più, per limiti d’età, la sera, lì, si scopa a vista), te ne stai un paio di giorni a guardare, da vecchio spurcaciùn, quel minimo sindacale di culi & tette che ti può ammannire una tranquilla località vacanziera per tranquille famiglie emiliane e rassegnati amici meneghini vessati da consorti vocate alla rottura dei marroni.
E fu così che tristemente finisce quella Recherche di un Temps perdu, che ahimè non (fa pure rima) torna più. Ma se rinasco…. in quel tremendo congresso carnale riminese, tra ombrelloni e bagnasciuga, perdìo se mi ci ficco ….. .   

per mondointasca.org