15 -16 AGOSTO, martedì – mercoledì.
Ma eccoci, finalmente, all’appuntamento “clou” della Italica Estate, il mitico, l’irrinunciabile, l’unico, Ferragosto. Unico, nel senso che questa festeggiatissima (almeno turisticamente) data vacanziera – che un’anima pia considererebbe universale, o quantomeno celebrata in più di un Paese – alla fine della fiera costituisce (soltanto) un esclusivo fenomeno del calendario dell’italico Stivale. Perché, salvo nel caso di una Festa religiosa madrileña e un festeggiamento in Irlanda (quindi in Paesi cattolici), le latine Feriae Augusti (peranto ‘se fa festa ner nome der’ romano imperatore Ottaviano Augusto, da cui, appunto, il nome del mese) possono esser fatte risalire ai tempi della potente Roma Caput Mundi (per capirci, l’esatto contrario di quella attuale, vessata da monnezza e trasporti pubblici che erano mejo quelli sulla biga….). Salvo, poi, i preti (nel senso dei Papi, subentrati ad Augusto, Caligola & C. ), qualche secolo dopo, verso il IX, inventarsi una festa della Madonna che oggidì rende affollato il bar “Il Bacaro” di Ro Ferrarese. Tanta gente, per non dire tutti, in movimento, per certo non solo nel citato pubblico esercizio della pianura del Padus, bensì in tutta la geografia dello Stivale (forse non nelle piazze delle periferie delle grandi città).
Perché restare a casa il dì di Ferragosto, non andare (almeno) per qualche ora in Feriae nel senso di una seppur precaria gita, costituisce (almeno nella morale comune della gente cosiddetta perbene di antan) un’onta, dà (o almeno dava), comporta un senso di sfiga assolutamente incancellabile. (E fu così – ricordava mia nonna – che in quel di Asti, le sue decadenti non meno che decadute quindi impoverite sue cugine, tanto poco abbienti da non potere nemmeno uscire di casa – a Ferragosto si rinserravano tra le mura famigliari mediante rigorosa chiusura di porte e finestre, dopodichè aspettavano che agli amici pervenissero le cartoline – in precedenza acquistate da una complice conoscente, che poi avrebbe pure pensato a spedirle dalla ridente cittadina balneare ligure – precompilate con la borghese scritta “Ferragosto, cordialità da Varigotti”. Questa era, o forse è ancora, l’Italietta Vej Piemont d’antan, cara gent).
Quanto a me, pur io non mi muovo da Ro (Ferrarese, vedo un paio di cuntadèin nelle strade, mentre quella lombarda “con l’H” sarà per certo desertica per assenza di fieristici businessmen e operai) né tantomeno ho affidato al mio amico (& vicino di tomba) Paolofigna cartoline precompilate da spedire dal Lido di Spina (laddove il mio sodale sta scontando una vacanza in regime di semilibertà, ivi condannato da mogliera e cognatina … epperò pirla lui datosi che gli avevo pure fornito l’indirizzo di un buon avvocato …).
Dopodichè, previe opportune indagini sono giunto alla serena conclusione che nemmeno il postferragostano 16 agosto è il caso di spostarsi dalla “Beicamina” (magnifica magione bacchelliana, nel ‘700 ex convento di suore, adesso Buen Retiro dello scrivente g. c. dal mè amìs Nicola). Oltretutto al “Bacaro” (premiata fonte di Spritz ma pure edicola) non solo mi imbatterei nell’assenza dei quotidiani (mica escono, potenza sindacale del 15 agosto, tra Feriae di Augusto e la Vergine Maria) ma pure patirei la presenza degli ultimi reduci dalle orge ferragostane.
Per concludere, scimmiottando le sullodate cugine di mia nonna (ma con differenti motivazioni) a Ferragosto resto (più che piacevolmente) a casa. Epperò non invio uotsàp né email né nessun altra di ‘ste diavolerie per far sapere che sono in Feriae Augusti ….
In fede gpb
per mondointasca.org
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