11 AGOSTO, Venerdì.

Piè detta anche Piadina a Ravenna

Xavier & lo scrivente in gita da Ro al Lido di Spina e ritorno. All’andata poco più di una oretta avendo affrontato la cosiddetta Gran Via (un po’ più lunga epperò tanto amata da Paolofigna che, tragicamente abitudinario, la percorse per la prima volta tanti lustri fa e continuerà indefessamente a percorrerla, fin che morte non li separi, totalmente tetragono  al dettaglio che, nell’ultimo mezzo secolo, tra Ferrara e i Lidi hanno costruito tante altre strade più corte e veloci). Al ritorno dal Lido di Spina, invece, il tempo impiegato si è avvicinato alle 2 ore solo perché (praticamente da sempre) dalle parti di Comacchio non riesco (mai) a infilare la comoda e veloce Superstrada per Ferrara e a quel punto (dalle parti di Lagosanto, che vide i natali di Santon, ex terzino dell’Inter) comincio un viavai di zigzag che (però sempre in provincia di Ferrara) mi portano talvolta a Tresigallo, quando non ad Argenta, fin quando, al termine di lunghi spazi di tempo dedicati a sbagliare strada mi ritrovo a Copparo, e, di lì giungere a Ro è per me, ormai, uno scherzo (9 km). Solo che, prima di Copparo, nella frazione Gradizza c’è il salumificio Benini col risultato che a cena io e Xavier ci siamo pappati i 4 quinti di un bel salame ferrarese, all’aglio (ça va sans dire) lungo almeno una quarantina di centimetri.

Va però anche detto che il mio querido nipote e lo scrivente avevano un certo serotino bisogno di insaccati in quanto che, al lunch in quel di Spina (Lido), il Paolo ci aveva ammannito un’enorme cofana di spaghetti alle vongole (un sacco di 5 kg, di vongole, di spaghetti forse un kg meno, in cinque) con repliche, da parte di Xavier, che nemmeno il Pavarotti …

TUNISIA Tè nel deserto….

Ad ogni buon conto tanto appetito trova una immediata non meno che valida spiegazione nel senso che, prima della megapappata di spaghetti con le vongole, tre dei cinque citati sbafanti avevano vissuto esperienze sia pur differenti, epperò tutte tendenti a favorire un certo appetito. (NB Quanto al resto dei commensali, dicevo, mi riferisco alla Marzia, sciura del Paolo e alla di Lei – calma – sorella, tanto dolce nell’eloquio quanto SS, la germana, nomen omen, nei suoi ferrei diktat contro il mitissimo suo sposo nonché mio compare, tanto ubbidiente da non tentar nemmeno – alla faccia dei miei giudiziosi ammonimenti, un ancorchè timido tentativo di Ora & Sempre Resistenza, mah)

Già partito, Xavier, da Ro, agghindato col costume, el mè nivùd si era subito infilato nel a me caro Adriatico, in tal modo sommando tante bracciate natatorie da provocare (pensate un po’, in un fioeu di 15 anni) un certo, baldo appetito. Per la precisione, la balneazione è avvenuta c/o i fantasmagorici non meno che gastronomicamente raffinati Bagni del William (al secolo, Le Piramidi, cognome dello Stabilimento Balneare, non del possente William, che invece fa Carli, e a prima vista potrebbe anche sembrare burbero, ma in tal caso basta uno sguardo della di lei sposa Flaminia e tutti vissero felici e contenti).

Spiaggia italica a Ferragosto, ma mi faccia il piacere….

Quanto allo scrivente, e al Paolo, invece, la robustezza dell’appetito si era profilata al termine di una lunga chiacchierata (per meglio dire, e fortunatamente, parlava, narrando, sempre lui) con il padre di William, ben 88enne (enhorabuena, complimenti, dicunt gli spagnoli: appetto a Lui, chi scrive, di qualche unità di anni più bòcia parevo matusalemme.  Silenziosa testimone una scemante (fino a consunzione) bottiglia di Albana, il genitore del O Rey dei Bagni di Spina (ma come si dice, Spinati, o Spinosi?) ci conta su che la vita, lui, l’ha sfangata di brutto, eccome. In primis, ancora ragazzo, quando la vista di un gabbiano era contestuale alla voglia di papparselo, e quasi sempre – conta su il mio neoamico  – riuscivano a cuccarlo. E a proposito di fame (anch’io, commento al babbo di William, la provai, ma molto meno, durante la guerra) eccolo entusiasmarsi quando gli dico che, a mio modesto parere, oggidì nelle scuole la prima ora di lezione da impartirsi ai consumisti scolari indecisi tra patatime e merendine celebrate dalla Raitivù dovrebbe essere dedicata al ricordo di quanto i loro nonni e bisnonni si fecero un culo così per campare (invece niente: i loro padri preferiscono glissare, si vergognano di un passato non allegrissimo….).
Dopodichè il William’s dad trova pure il tempo di narrarmi le avventure vissute risalendo, col peschereccio, il fiume che s’inoltra nella mica allegra Sierra Leone (ci finii pur io, colà, alla ricerca di posti nuovi da vendere, ma ricordo solo tante busòne negli alberghi della capitale, Freetown).
Sulla strada del ritorno ai roensi Feudi del Nicola (g.c.) ammiro tra le piantine ricche di chicchi qualche bel, candido (nessuno cinerino) airone (Sgòlgia in nuvarès). Stai a vedere che ‘sti balossi del Vej Piemont, oltre alla capitale nazionale, alla Fiat, alle audizioni radiofoniche, all’eccellenza dei vini, e quant’altro, si fanno fregare pure le risaie tanto care al Cavour. Per di più con dentro le Sgòlgie.

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