18 – 19 AGOSTO, Venerdì, Sabato.
Due giornate diverse. R.a.s. Rien A’ Signaler, dicono nella Armèe Française (e fors’anche nella Lègion) quando non ci sono novità. Eppertanto definirei “R.a.s.” le vicende di Venerdì 18, vicenduole normali, da poco, tipo una pedalata sulla bella striscia asfaltata sull’argine del Po (quello destro, c’è una ciclabile anche sull’argine sinistro, nel Veneto, ma non è così allineata al Grande Fiume eppoi ci passano anche le auto), Da Ro a Guarda, e lì sostando nel bel minimuseo dedicato alle vicende campesinas del territorio. Sto parlando della Guarda ferrarese, perché c’è pure – come già informato in precedenza – una dirimpettaia Guarda Veneta, guardata – e scusomi per il gioco di parole – quasi spiata (un tempo il Po costituì limite di frontiera) da quella emiliana dalla facciata di una alta chiesa, rivolta, appunto, verso il Po anziché appetto al centro abitato allineato sulla strada che porta a Berra.
Già, la civiltà, o, meno aulicamente, la vita contadina. E me la godo parlando, facendo quattro chiacchiere con la gente del posto, mi distraggo e diverto, stufo di annoiarmi, a Milano, ciciarando con gente simile a te, che pertanto può apportare poco miglioramento a quel che già sai. Mi riferisco ai soliti amici e conoscenti, quelli che vedi e frequenti da anni (ruba la battuta di Woody Allen che definì la serata più noiosa della sua vita quella trascorsa parlando con un assicuratore).
E nella routine quotidiana, quindi “R.a.s.” anche loro, inserisco gli Spriz al “Bacaro”, il bar sulla strada Rovigo – Ferrara che a Ro mi ricorda quei frequentati locali invitanti allo stop sulle Highways degli States (laddove, però, la quasi puritana way of life per certo delimiterebbe il consumo della tipica bevanda veneta anticamente composta soltanto da un “bianchino” e uno spruzzo di Seltz (poi si aggiunse l’Aperol e, per i milanès in trasferta, il più peccaminoso Bitter Campari).
Ben più intrigante quanto vissuto sabato 19 (almeno culturalmente, e per cultura non mi riferisco soltanto andare a visitare un museo o discettare sul Dolce Stil Novo o parlando con un prof universitario …. si fa cultura anche ciarlando con un geometra – ancorchè un pochino sveglio e curioso – e con una barista – sempre che possieda quel minimo di humour e know how della vita richiesto a qualunque essere umano….).
Tranquillo alla roense “Beicamina” fino alle 17 allorquando appare il solito Marco Lodi che mi porta a Cologna, forse meglio dire “al bar di Cologna”, suo punto di riferimento in quella zona all’ombra degli argini del Po tra Ro e Berra (laddove, già sature di patronimici le omologaggi, he della provincia ferrarese, Sagra ddel Somarino, Sagra della Miseria etc etc etc non hanno trovato niente di meglio che dedicare la loro Sagra alla Zanzara).
A Cologna, dicevo, c’è il bar (per i posteri, il “Mickey Mouse”, tipico nome mutuato dalla cultura padana) che oltre alla leggiadra barista espone per certo la più ricca (e gustosa) sfilata di appetizers, sfiziosità, assaggini, happy hour (insomma, avete capito) che abbia mai visto (quantomeno nella Pianura Padana). E se poi dico che lo Spriz che ti dà adito a tutti quei mangiarini ti viene ammannito a costo davvero assai umano, mi vedo già una robusta colonna di aficionados lettori dirigersi su Berra, a una manciata di metri dalla padana ripa sud della provincia di Ferrara.
Sfiziosatomi il palato con le suddette aperitivistiche leccornie del “Mickey Mouse” il Marco guida velocemente (la sua agenda è sempre zeppa di happenings) la sua indaffarata auto sul’argine del Po (non si dovrebbe né potrebbe fare, ma è già quasi sera e il tramonto invita) fino a Ro.
E a Ro comincia la “Sagra della Miseria”. Chiamala “Miseria” (chissà i ricchi che mega paciata, avrebbe commentato il Giuann Brera). Perché nella miseria della Sagra mi sono pappato Pinzini (qui li chiamano così, in Romagna Gnocco Fritto, nel resto dell’Emilia Crescentine… vai a sapere…) con porsùt/prosciutto, Cappellacci di Zucca (me racumandi al ragout) nonché la localtipicissima Salama da Sugo con (ovvia non meno che liturgica Purè di “vere” patate “machacadas”, mica quelle schifezze che fai bollire l’acqua e metti dentro….). E vai con l’Alka Seltzer (e per sicurezza un paio di “Talisker Skye Single Malt Scotch Whisky”:
x mondointasca.org
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