….Storie di Bagna Caoda nel Vej Piemont

Bagna Caoda (in copertina: Asti, hotel ‘Castello’ e ristorante ‘CambioCavallo’…

L’accorto lettore può fin d’ora afferrare la vacuità e la scarsità di ideali del qui scrivente in quanto autore del titolo, di cui sopra, scimmiottante il deamicisiano “Dagli Appennini alle Ande”. Epperò, se il lettore non avrà già voltato pagina, posso tout court tranquillizzarlo sull’importante dettaglio che “Da Sao Tomè e Principe ad Asti” spera di costituire una sana e gioiosa ode ai terreni, e secondo alcuni peccaminosi (dipende dai punti di vista), piaceri della vita (laddove cominciai con delizie palatali, in occasione di una mia gita all’Equatore, e conclusi pochi gg fa ad Asti degustando Bagna Caoda, Fassona nelle sue varie versioni, Vitel Tonnè nonché, ça va sans dire, trifola/tartufo). Mentre (e aggiungo, al contrario) il citato “Dagli Appennini alle Ande” altro non costituisce che un lacrimevole racconto (e meno male soltanto “mensile”, pensa tu se si fossero fatti piangere gli imberbi lettori con maggiore frequenza), una sorta di tragico (sarebbe di moda dire oggidì) ‘inserto’ in quella “Enciclopedia (per non chiamarlo Inno alla) della Sfiga” che fu il “Cuore” (e qui ho finito, perchè a dare una bella regolata a quel lacrimatoio luttuosamente scritto dal De Amicis ha già perfettamente pensato Umberto Eco nel mirabile “Elogio di Franti”).

Festival della Bagna Caoda nell’astigiano (canonico bavagliolo…)…

Insomma, per farla breve, abuso di un “Viaggio Stampa” a Santo Tomè e Principe (giusta il detto “Piuttosto che lavorare faccio il giornalista” a cui aggiungere “Viaggiando a sbafo”), un vero e proprio seppur minuscolo (ma “Piccolo è bello”) Stato sovrano che molti farebbero fatica a ubicare. Non io, però, ma solo per il curioso dettaglio che, imberbe studente, vivevo a Novara ed ero per di più amico dei padrùn del benemerito (Istituto Geografico) De Agostini, da cui si evince che invece di Topolino sfogliavo voluttuosamente il meraviglioso “Calendario Atlante”. Una sorta di Bibbia, almeno per un aspirante globetrotter, e chissà che proprio, grazie all’atlantino, mi sia capitato di vedere 106 Paesi di ‘sto fottuto mondo (nel senso che sarebbe davvero bello se si riuscisse a vederlo tutto in grazia di dio, e invece a fottere il turismo ci si mette pure la politica tra guerre e visti ….).
Ritento a farla breve ed rieccomi a Santo Tomè e Principe: due intriganti e paciose isole atlantiche nell’africano Golfo di Guinea, ex colonie di quei benemeriti non meno che mitici esplonavigatori che furono i portoghesi (ma non lo posso urlare forte sennò si incazzano i miei adorati, e quasi paìs, spagnoli, ancorchè, come ben dice il mè amìs Ignacio, lusitani e ispanici, più che odiarsi ‘si sopportano’…). Insomma, arrivo a Santo Tomè, e di qui in avanti ‘risparmio’ al cortese lettore l’aggiunta di Principe ancorchè si tratti di una assai bella isola, attraversata dall’equatore. Tant’è che grazie alla citata posizione geografica di Principe, e a un cielo supersereno, gli studi colà compiuti permisero (vedasi il film tivù “Il mio amico Einstein”) al citato genio (ma sembra che, sbadatissimo, ogni giorno infilasse due calzini di differenti colori) di capirne di più sulla Teoria della Relatività che l’ha reso famoso.
Arrivo a Santo Tomè, dicevo, e invece di inaugurare un’amicizia con una persona proveniente da (mettiamo) Lisbona, o Macao (posti notoriamente lusitani, o quantomeno ex), conosco Silvia Grosso, che, oltre a dividere con il qui scrivente una residenza a Milano (è infatti console di Santo Tomè e Principe nella ‘capitale morale’ del Belpaese), è (pure!) preclara mia paìs astigiana. O quantomeno paìs per un  quarto, laddove mi riferisco al dettaglio che mia nonna materna fu astigiana e fin da bambino sognavo di poter vedere, chissà, un giorno, quella via Bonzanigo in cui, mi narrava, era venuta al mondo. E stavolta (‘chi la dura la vince’) l’astigiana via Bonzanigo l’ho finalmente ammirata, ritagliandomi un filino di tempo (eppoi non è che Asti possieda molti arondissements…) nel corso di un sapido blitz gastronomico ottemperante al cortese invito della sullodata console non meno che neoamica.

Supremo non meno che gustosissimo (bando ai superlativi) piatto del ‘CambioCavallo’ (dettagli, vedi p.s.)…

Per farla breve (ultimo tentativo dopodichè non mi resterà che chiedere venia al paziente lettore) la Silvia (ormai milanesizzato, uso anch’io quel pessimo articolo precedente un nome proprio) mi accoglie nel suo ristorante (al secolo “CambiaCavallo”, in quanto antica  stazione di diligenze prima dell’invenzione delle ex FFSS) ubicato c/o un hotelito (in spagnolo il diminutivo nobilita, eppoi, già detto, “piccolo è bello…”) che di nome fa “Castello” (anzi, visto che c’è il web, facciamo prima … hotelcastelloasti.com …).
E fu così che nella Asti “repubblicana” (tutte balle del Carducci, tiremm innanz), previo sopralluogo nella avita via Bonzanigo e doverosa degustazione di Barolo Chinato (c/o lo storico bar Cocchi), al già lodato “CambioCavallo” la console di Santo Tomè e Principe (pensa tu com’è piccolo il mondo…) ha  rafforzato la mia assoluta certezza che come si mangia (e si beve, e, me racumandi, si dice La, non Il Barbera….) nel Vej Piemont …. e ci siamo capiti……. (ciao nonna….)….

per mondointasca.org

P.S. A gentile richiesta (e beninteso solo in via eccezionale) ecco (tra le altre tante gaudiose componenti dell’agape) quanto degustato (non dicono così gli scribi gastronomici?), con relative ‘dritte’, al “CambiaCavallo” di Asti ….

Sao Tomè (e Principe) … incantevole coiffure di giovane scolara

GIRELLO DI VITELLO (MAGATELLO) DI FASSONE PIEMONTESE: rosolato in casseruola per circa 20 min. con aggiunta di carote, sedano. Si aggiungono tonno sott’olio e acciughe dissalate e sfumato con vino bianco.
Si lascia riposare la carne per circa 10 min poi viene fatta cuocere a bassa temperatura 60/60c circa indicativamente un’ora per ogni kg di carne.
Lasciata raffreddare e poi porzionata a fettine.

SALSA TONNATA ALL’ANTICA SAVOIA: vengono riunite le verdure dal fondo di cottura con il tonno. Le acciughe dissalate e i capperi.
Vengono emulsionati con l’aggiunta di brodo vegetale e olio evo. Nella versione più classica l’aggiunta di maionese di uova freschissime.

BATTUTA DI COSCIA DI FASSONE PIEMONTESE BATTUTA A COLTELLO: condita con olio evo. Sale, pepe e grattata di tartufo bianco d’Asti. 
buon appetito e… Cerèa, neh….