In bus, poco meno di 1400 km in 6 giorni, dalla capitale all’estremo est della più grande isola caraibica: località storiche e paesaggi tropicali, cioccolata e mojitos….
Dopo aver doverosamente, non meno che positivamente, commentato quanto ammirato a Trinidad e Camaguey, le due iniziali località di tappa della gita in bus compiuta da l’Avana a Baracoa, e narrata la morfologia del territorio fino alla mèta finale, proseguo il resoconto che – dopo stop notturni e visite di Bayamo e Santiago de Cuba – condurrà l’attento lettore fino a Baracoa. Una località davvero colombiana perché lì posò piede per la prima volta a Cuba il navigatore genovese (ma c’è pure chi lo vuole portoghese e ho financo letto che potrebbe essere nato nel Monferrato). Siamo pertanto all’estremo est (e Colombo proveniva dalla occidentale Hispaniola, oggidì Haiti e Repubblica Dominicana) della più grande isola caraibica (e più chiacchierata, ma chissà che al recente Volemose Bene tra i Castro e Obama non corrispondano benessere e tranquillità per questa brava e mite gente che altro non vorrebbe che campare decorosamente (e la natura le è amica) beninteso cantando e bailando.
Lasciata Camaguey arrivo a Bayamo, 201 km, dopo poco meno di 4 ore a bordo del solito bus della Viazul (costo 11 usd) e trovo un’acconcia sistemazione nella casa particular di Dolores Lolita Marsans Sosa (indirizzo, Plo Rosado 171, tel. 42 8952 (solito costo, una trentina di euro). Sarò anche di bocca buona, ma a me Bayamo è piaciuta (e mi complimento per aver scelto di pernottarvi e visitarla, preferendola a più note, poco lontane, località). Monumento Nacional, la città è la Cuna/culla dell’indipendenza cubana e non solo perché vi fu cantato per la prima volta l’inno nazionale (chiamato appunto la Bayamesa). Tranquilla città che definirei di provincia, luogo natale del Padre de la Patria Carlos Manuel de Cespedes (che oltre a lottare per l’indipendenza liberò gli schiavi delle sue piantagioni), Bayamo vanta pure belle piazze alberate, casonas señoriales e un’antica cattedrale (XVII secolo) con un bel dipinto del barocco cubano (il retablo de los Dolores). Vale anche la pena un salto alla locale (l’istituzione è presente nel resto di Cuba) Casa de la Trova, una sorta di circolo dedicato a cultura e folklore (e storia: una stampa, con tanto di frate che esibisce la croce al povero indio, mostra il Cacique/capo Huatey arrostito – chissà perché, anzi si sa – dai Conquistadores nel febbraio del 1512).
Infine, chi volesse ripercorrere le mie orme ma, buon per lui, trattarsi più da sciur, a Bayamo dorma all’hotel Royalaton (e – mi si permetta la frivolezza – faccia un salto al bar La Esquina, laddove un gran bravo barman – che probabilmente ricorderà una allegra serata con tre italianos assai assetati – prepara Mojitos di indubbia bontà).
A 127 km da Bayamo, meno di 3h di bus, costo 11 usd, Santiago de Cuba (poco distante la Sierra Maestra, lì cominciò la revoluciòn di Fidel) vanno visitati il Santuario de la Virgen del Cobre, patrona dell’isola e il museo Bacardì (ma a Santiago non si produce più lo storico Ron/rum, trasferito, forse per … motivi politici a Puerto Rico ). Ma da vedere sono anche, se non soprattutto, due edifici militari peraltro assai differenti per storia e tempi (oltre alla casa, dichiarata, secondo la brochure Autentica Cuba, la mas antigua de America, dell’adelantado don Diego Veleazquez).
Nella città, è ormai mito la Caserma Moncada, assalita e conquistata de Fidel il 26 Julio 1953 (data che – per la Cuba revolucionaria – più storica non si può). E poco fuori Santiago, sul mare, il Castillo de San Pedro de la Roca del Morro (ma bastano le due ultime parole e si capisce) dell’ingegnere militare italiano Giovan Battista Antonelli (1638, Patrimonio etc etc.), una fortezza la cui mole spiega perché pirati e bucanieri preferivano stare alla larga. E per dormire, a Santiago de Cuba simpatica e molto disponibile la signora Raida Mojena Mojena propone la sua casa particular (solito costo sui 30 euro la doppia, con rico desayuno/breakfast) in avenida Garzòn 277, tel movil 58386224, [email protected] . E per i birichini più o meno sessuomani e comunque vitaioli a Santiago è disponibile anche un più o meno peccaminoso Cabaret Tropicana (tipo quello de l’Avana).
Infine, l’ultima, e più sofferta (almeno per chi deve guidare) tappa della gita, da Santiago de Cuba a Baracoa (stop del bus a Guantanamo, l’aficionado alla musica ricorda la canzone Guantanamera, guajira/contadina di quella terra, ma dal bus non si vede la tanto vituperata base militare Usa). Dopo un itinerario costiero che ti permette di ammirare qualche bello scorcio marino la strada si infila tra monti non altissimi ma impervi, ricchi di verde vegetazione, e infine (i km sono 236, tempo 5 ore, costo 15 usd) ecco la agognata Baracoa, sbarco colombiano nel 1492 e fondazione da parte di Diego Velazquez de Collar nel 1512 (‘lo dice’ Wikipedia mentre una guida anticipa la fondazione di un anno). E per la gioia dei genovesi preciso che fu portata da Colombo la Santa Cruz/croce de la Parra ammirabile nella chiesa Mayor al centro del gaio abitato. Va infine aggiunto, per doverosa se pur sadica precisione, che l’intero nome della città dovrebbe essere Nuestra Señora de la Asunciòn de Baracoa (almeno così sarebbe apparso su una grida manzoniana). In questa località cubana da me a lungo agognata – e finalmente eccomi! – ho trascorso due notti (davvero bene, e che desayunos mattutini sulla terrazza, nuovamente muchas gracias y hasta pronto si diòs quiere, in chà allà) da Pipa y Manuel, tel 53 21 642177, [email protected] .
Chi ama il cioccolato/cacao a Baracoa se la godrà un mondo (tanta e valida la sua produzione in questa terra all’estremo est di Cuba) e comincerà a degustarlo dalle venditrici di strada a uno stop precedente l’arrivo nella cittadina (suggerimento: comprare una solida palla della scura leccornìa e al ritorno grattarne un pò nel cappuccino o anche cucinando…). Chi invece ama la vita balneare, a Baracoa se la spassa su una poco distante (bella) spiaggia caraibica, Playa Maguana. Per gli aficionados ai posti semplici e veraci suggerirei invece una passeggiata a una vicina laguna di pescatori, la Boca de la Miel.
Si torna a l’Avana (nuovamente in bus da Baracoa a Santiago, poi volo della Cubana) a un Seminario de la prensa/stampa (sedicente specializzata) nel turismo.
Ma (e anche Paolo e Franco concordano) che bella gita cubana abbiamo compiuto (altro che quei casermoni per spiranti abbronzati nei tanto strombazzati cayos….) in una Cuba davvero divertente e intrigante.
Gian Paolo Bonomi per mondointasca.org
p.s. per doverosa chiarezza e info …. questo umile ma forse anche (per la promozione della destinazione) utile resoconto – redatto da un giornalista con tessera dell’Ordine nonché di carnè della stampa spagnola e sudamericana – si riferisce a un viaggio interamente compiuto a proprie spese, da cui la piena, e non ‘condizionata’, facoltà/libertà di pensare e scrivere quel che si è visto ….
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