CUBA, ”COCCODRILLO” DEL CARIBE

Una bella gita nell’isola fidel-caraibica, tra gente genuina, colori e suoni, ”spaghetti in seminario”, sigari veri (non da señoritos) e drinks hemingwayani.
gpb per mondointasca.org del 27/8/12

'Bela tosa' cubana....

‘Bela tosa’ cubana….

Dopo gli spaghetti al seminario, l’escursione a Varadero e il ritorno a L’Avana restano tre giorni prima di prendere il volo per rientare in Italia. Passo in rassegna la carta geografica di Cuba: Camaguey, Santiago de Cuba, Baracoa. Le distanze e i costi mi fanno desistere. Il turista-fai-da-te resta tra le gente della capitale

Trinidad, patrimonio dell’umanità è la perla coloniale di Cuba e dell’intera America Latina, seconda solo a l’Avana…….
Ultimato il “Seminario Spaghettato” (come già informato: in un Meeting professionale organizzato dall’associazione cubana dei giornalisti di turismo ho cucinato spaghetti per poco meno di 50 partecipanti) eccomi libero turista-fai-da-te. Nel senso che dovevo solo scegliere cosa fare nei 3 giorni precedenti il volo di ritorno, non preciso ‘in patria’ datosi, breve inciso, che dopo tante gite mi considero un cittadino del mondo: penso infatti che se non esistessero confini e bandiere da sventolare – e ci aggiungo pure qualche religione da predicare – la storia dell’umanità potrebbe annoverare qualche morto (violento) in meno.
Ma cosa fare, dove andare, mi chiedevo dando un occhio alla carta geografica di Cuba? Un bel busillis, premesso che dell’isola conoscevo la parte centrale, che belle Trinidad e Cienfuegos ammirate in occasione di un mio precedente viaggio, nonché Varadero simpaticamente alcolica da quando gli hotels locali concedono quel simpatico trattamento definito ‘all inclusive’ (tradotto: Daiquirì, Mojito, Rum, Margaritas), descritta una puntata fa.

Cosa visitare della terra di Fidel
Premesso che la Terra di Fidel (110.000 kmq, più di un terzo del Belpaese) è anche chiamata Caiman per la coccodrillesca forma che si distende orizzontalmente nel mar dei Caraibi, si evince che le distanze non sono poca cosa. Accade inoltre che La Habana si trova nel nordovest dell’isola laddove di belle cose da vedere, a ragionevoli distanze, ne esistono pochine.

Chef (e allievi cuoco) cucinando a Cuba

Chef (e allievi cuoco) cucinando a Cuba

Mentre a oriente di Cuba le chicche abbondano. Ma le distanze da La Habana non sono poca cosa: 534 km a Camaguey, 861 alla a me cara Santiago de Cuba, la capitale del Rum/Ron, 905 alla non amata, per i cubani, (fin che sarà Yanqui/Usa) Guantanamo, per non parlare (nemmeno voglio contare i km) del mio sognato pallino, Baracoa, all’estremo est dell’isola, bella non meno che storica (primo insediamento spagnolo, 1512 , quindi città più antica di Cuba).

A Cuba fare il “sciur” costa caruccio
Eppoi come muovermi? Mi informo, ma per quanto concerne viaggi individuali, ‘su misura’, i tour operators incoming, ad esempio, per un pacchetto “aereo + albergo” sono carucci (trattandosi, come ovunque, di turismo da ‘sciur’, mentre sono forse più generosi con i forfaits: albergo, transfers, escursioni, per i gruppi balneari di turisti charter trasportati, ma ahimè non è il caso mio). E vieppiù caro (nonché complicato e difficile, senza contare un eccessivo minimo di durata) è il noleggio auto (costo mitigabile, ma sempre caro, se si dorme ‘a la buena de dios’, nelle camere in affitto delle Casas Particulares.
Ma si guiderebbe su strade mica tanto confortevoli, e Cuba di impervie e selvaggione montagne ne possiede tante, non solo la leggendaria Sierra Maestra da cui Fidel cominciò ha sfidare Fulgencio Batista, dittatore nonché amico di qualche siculo gangster made in Usa, tutti viziosamente domiciliati al Nacional, gran bel deluxe hotel con inebriante Sabor de Caribe, chi passa da quelle parti lo visiti, e, se di sera, non male lo spettacolo al Casino Parisien.

Importanti amicizie bariste

Importanti amicizie bariste

Visita a L’Avana con i trasporti pubblici
Il “Camello” il tradizionale e affollatissimo mezzo di trasporto della capitale cubana: Fatti due conti (e valutate le risorse psicofisiche dopo aver ammannito Spaghettate e compiuto esagitate esibizioni danzerecce nel dopo show del Tropicana, ‘premio all’eta’) resto a La Habana. Laddove, se si parla di scarpinate infinite, per di più in quel bel clima caldo umido preannunciante la torrida stagione degli uragani, di fatiche ne ho per certo affrontate. Ma è stato bello non meno che intrigante e istruttivo. Perché tra la Ciudad Vieja, il Malecòn e il Vedado (un tempo riservato ai bianchi e vietato ai negri, questo il significato del nome), ho almeno tentato di appagare quella che considero la prima regola di un accorto viaggiatore: conoscere la gente del posto che visiti, frequentarla, in poche parole ‘viverla’.
In primo luogo (invece dei soliti taxi e/o riksciò biciclettati) ho sperimentato i trasporti pubblici, investendo quasi un intero pomeriggio, tra attese, errori di percorso, saliscendi, colloqui vari. E che casino a bordo (forse ho goduto il divertimento meno caro al mondo: pagando ovviamente in Cub, soldi locali cubani, ho speso l’equivalente di 2 centesimi di euro per corsa)! Variopinta gente di ogni tipo e colore (modestamente vestita, mai sporca o stracciona) vociava animatamente, itinerario ovviamente più caribeño che svizzero (se c’era qualcuno da raccattare o attendere nei pressi della fermata, no problem), giovani soldatesse o poliziotte (non conosco le Forze Armate di Fidel) cantavano approfittando della fracassante musica afrocubana scelta dall’autista.

La vita nel Barrio Chino/Habanero

Tour compiuto su bus della Viazul

Tour compiuto su bus della Viazul

Per descrivere il Barrio Chino (dietro il Capitolio) basterebbe il nome, non differendo gran che, nel mondo, questi posti dimostranti che quei balossi dei cinesi san davvero come sfangarla (n.b. ma sulla multiforme abilità cinese nel trafficare non occorre andar fino a Cuba, bastano due passi nella millanese via Sarpi).
Nel Barrio Chino/Habanero, oltre allo smercio di magiche pozioni e l’esercizio della prostituzione tentano di appiopparti (ma accade anche nel resto della città) sigari farlocchi: i soliti Cohiba, Partagas, Montecristi ‘sottocosto’. Meglio affidarsi agli umili ‘puros’ locali. Vendutimi ‘sottobanco’ perché solo per gli ‘indigeni’ risultano invece gradevoli (si fumino sorseggiando il buon Ron La Muleta) ancorché vantino un soprannome inquietante Mataratas, ammazzatopi, che non rasserena l’utente che si appresta ad accenderlo.

Le antiche non meno che variopinte auto ‘yanquis’
E La Habana delle celeberrime, vecchissime e pure variopinte auto americane (anni ’50? va a sapere, quel che è certo è che Fidel cominciò a rusàa con gli Yanquis nel ’59)? Beh, si tratta di un fenomeno curioso nonché divertente (almeno per il turista). E dopo un’accurata indagine nelle strade della capitale cubana posso solo precisare che: 1) tutti i motori di ‘sti macchinoni sono stati convertiti in diesel (e ce credo, benzina carissima). 2) I padroni e/o i meccanici di Cuba sono dei mostri dell’ingegneria, non meno che eroi dell’arte di arrangiarsi.