1 ESPLORAZIONE CROAZIA, PUZZLE GEOGRAFICO – 1°
Il nome è la latinizzazione del croato Hrvatska, forse un antico termine dei Sarmati d’Asia per indicare i pastori, gli allevatori di bestiame. Ma potrebbe anche essere un’antica parola slava a identificare una catena di montagne: una parte del puzzle, completo con le pianure del nord, i laghi del centro, le acque dell’Adriatico e le mille isole della costa…..
nella foto di copertina, Zadar/Zara
Informato che del viaggio sono il protagonista e precisato che la location della trasferta è stata la bella Croazia (con prevalente ascendente Dalmazia), non mi resta che presentare l’ideatore e le attive e fattive comparse della vicenda turistico – viaggiatoria che più avanti narro. E doverosamente apro la lista con la regista, Marijana Rebic, Head Office della Croatia Airlines, ma soprattutto (almeno per i destini della mia vicenda) secretary general della FijetCroatia. Letti (ed evidentemente piaciutile) alcuni miei articoli redatti due anni or sono in occasione di un congresso al Cairo della Fijet (la federazione mondiale degli scribi di Turismo) la Marijana pensò bene di segnalarli ai colleghi assegnanti il Marco Polo Award 2013, un premio per una best serial of reportages consistente, oltre al piacere di riceverlo, in un bel giro in Croazia. E Marijana ce azzeccò (direbbe il noto ex pm nonché ex ministro Di Pietro) tant’è che un bel giorno manda una mail al qui scrivente vincitore del Award informandolo di ritenersi gradito (e se alla partenza lo speravo, durante il viaggio ne sono rimasto certo) ospite nel suo Paese.
Hvalavamljudi (grazie mille a tutti!)
Pervenutomi cotanto invito va da sé che non impiegai più di un attimo a dire di sì (già mi piace andare in giro e vedere, e in più, convocarmi in riva al Mediterraneo – non parliamo poi sulle sponde del da me più amato dei mari che lo compongono, l’Adriatico – è come invitare un’oca a bere). Preso atto del gradito pensiero della Fijet croata mi misi subito al lavoro e mediante progressivi Ok di Marijana disegnai, fino a divenire realtà, un itinerario di posti e località che segnalo nelle versioni croata e veneziana (da queste parti ha sempre contato la Serenissima, l’Italia è solo un’invenzione recente) nonché fornendo tra parentesi i nominativi (così completando il cast degli aiuto registi della trasferta) di chi (giornalisti, uffici del turismo, guide) forse pensava di accogliere un serioso Vip ma ha comunque accolto, aiutato e informato un attento ospite.
L’elenco inizia con Rovinj/Rovigno (Dario Cinic, giornalista Fijet nell’Istra) e prosegue con Split/Spalato (Tatiana Scerbe), Korcula/Curzola (HanaTurudic, gran professionista non meno che attenta ospite), Dubrovnik/Ragusa (Tea Batinic, dotta signora ‘quasi milanese’ e nella puntata dedicata alla sua nobile città narrerò un curioso dettaglio), Metkovic (al Vila Neretva, PavoJerkovic, m’ha fatto riscoprire il sapore delle rane del novarese, erano decenni) e termina con Zadar/Zara (Ante Galic, un mago: sapeva che mi piace il Maraschino).
Una lista però incompleta: basti commentare che oltre ai celeberrimi di Plitvice mi sono spinto fino ai 2, meno noti, laghi di Imotski, ho ammirato le saline di Ston previa grande gastronomia ittica al ristorate hotel Vila Koruna e i miei occhi hanno goduto aggirandomi nella magnifica Sibenik/Sebenico.
Qualche anno fa, crociera in Dalmazia
Parmi infatti ovvio che quando si è in giro vale sempre la pena non farsi mancare nulla (fosse solo per meglio informare il lettore) eppertanto fornirò altri dettagliati nominativi – di località visitate e neoamici conosciuti – nel non breve prosieguo della narrazione della mia gita in Croazia (potrei arrivare financo a 4 puntate – avverto sempre le mie vittime – ma in un eccesso di autostima arrivo persino a pensare che questa relazione possa costituire utile, e comunque, spero e penso, non noiosa guida per chi si reca da quelle parti). Ma prima di addentrarmi nella narrazione delle tappe percorse in automobile durante una dozzina di giorni (quasi 3000 i km, Milano/Milano) ritengo che oltre a un (quasi) accurato diario possano interessare constatazioni e valutazioni più o meno professionali sul turismo in Croazia.
L’istriana Pula
Ne sapevo abbastanza, avendo curato, 6 o 7 anni fa, ultima mia apparizione in Croazia, le pierre per una compagnia di navigazione di Rijeka/Fiume eppertanto invitato sulla nave Dalmacija (ex Jadrolijnia) scribi italiani (ma anche, curiosamente, argentini e uruguagi). Da cui si evince che delle magnifiche città rivierasche dalmate (e aggiungo l’istriana Pula/Pola) avevo visto soltanto quel che ti fanno vedere le guide (quelle che come il pifferaio impongono al gruppo/gregge di seguirle dietro uno svettante ombrello chiuso o una colorata bandierina asticellata’ e dopo sommarie descrizioni infilano il turista nello shopping laddove hanno la loro convenienza).
Turismo croato. D’avanguardia
La Nuova Croazia Turistica è invece ben altra cosa – e mi imbonisco il ferrarese ministro del Turismo italico suggerendogli di varcare l’Adriatico, impresa non difficile dai vicini Lidi, per andare a copiare, papale papale (così son divenuti potenti quei copioni dei giapponesi) quello che in Croazia stanno facendo gli uffici del turismo, gli operatori turistici, alberghi e tutti gli altri addetti ai lavori collegati al Tempo Libero). Parlo di una promozione turistica aggressiva e moderna (almeno fino a poco tempo fa i tour operator e gli albergatori del Belpaese andavano ancora alle fiere turistiche esibendo variopinti carrettini e dispensando tarallucci) varia, completa e tecnologicamente moderna (in Croazia ho cercato e trovato il WiFi, ovviamente gratuito, financo nei cessi delle stazioni di servizio autostradali). La Croazia, oltretutto, gode un’ottima posizione geografica che la rende una comoda meta vacanziera non solo – oltre beninteso ad Austria e Germania – per i confinanti Paesi balcanici (tanto per fare un esempio nel Montenegro di danèe, più o meno puliti, ne girano molti) ma anche e soprattutto per la sempre più emergente Europa dell’Est (Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia). Ma torno alla mia gita, pronuba Marijana, per tranquillizzare il lettore garantendogli che ne narrerò le vicende nelle prossime puntate.
per mondointasca.org 24/7/14
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2 ESPLORAZIONE CROAZIA: DUBROVNIK/RAGUSA – 2°
Siamo nella parte più meridionale della costa dalmata, a Dubrovnik (in italiano, Ragusa). Excursus nel passato di questa città che ha condiviso tanti secoli di gloriosa storia nell’Adriatico con la Serenissima Si avvia alla conclusione il lungo viaggio in terra croata.
Nella precedente puntata, proceduto alla descrizione delle highlights della gita – da Marijana Rebic della Fijet Croazia –, goduta mediante stop a Rovigno, Spalato e Curzola, passo a narrarne la parte finale, celebrata mediante brevi ma intensi soggiorni dalmati a Dubrovnik/Ragusa, Makarska e Zadar/Zara. Eccomi infine – punto più meridionale della mia gita croata – a Ragusa (e chiarisco che la nomino in italiano non per vieto nazionalismo bensì solo perché così era nota nei tanti secoli di gloriosa storia convissuta nell’Adriatico con la a me cara Serenissima………
La ricchezza vien dalla salina
Mi affretto a precisare che (a differenza di Curzola e delle tante altre località della costa dalmata) Ragusa fu per secoli Libera (e tuttora i cittadini sbandierano con vanto questo encomiabile status generato da giudiziosi Statuti) Repubblica indipendente (dal 1358, Trattato di Zara che mise fine a più di un secolo di influenza del Leon de San Marco, al 1797, data della fine di una gloriosa storia – contestualmente non meno che curiosamente condivisa con la concorrente Venezia – voluta da quel balosso del Napoleone, nefasto inventore di quei nazionalismi che negli ultimi due secoli hanno reso l’Europa un grande cimitero). E la storia della Libera – solo nominalmente vassalla del regno d’Ungheria – Repubblica (due chicche: fu il primo Stato della Terra ad abolire la schiavitù, 1436, e, 1776 a riconoscere l’indipendenza degli USA) è tanto grande e prospera quanto piccole furono le dimensioni. Ma Ragusa arrivava pur sempre fino a Ston – vedi precedente narrazione della penisola di Peljesac/Sabbioncello – laddove una ricchissima salina garantì per secoli molta ricchezza (invidiata dalla Serenissima, che fortunatamente possedeva la salina della romagnola Cervia, appunto chiamata Veneziana, sennò ci sarebbe scappata un’altra guerra).
Un reddito medio pro capite da invidia
Uno Stato piccolo quanto a territorio, quello dell’attuale Dubrovnik, ma vastissimo se si fa riferimento all’estensione dei traffici prodotti dai ragusani (basti accennare all’esistenza di ben 30 consolati di Ragusa in altrettante città e porti del Mediterraneo, per non parlare di una colonia in India). Nel ‘500 il reddito medio pro capite dei cittadini della repubblica nota per il motto Libertas superava di molto quello di francesi, spagnoli e inglesi, risultando secondo soltanto all’income dei veneziani. E a un secolo prima risale il geniale acquedotto (altra testimonianza dell’alto grado di sviluppo della città l’antica farmacia del monastero francescano) per non parlare dell’intelligenza politica dei ragusani: il loro Statuto prevedeva che il Rettore restasse in carica un solo mese (per un politico, periodo già abbondantemente sufficiente per fare danno e/o mettere qualcosa in saccoccia).
Gli anni della guerra
Vittima del ciclone scatenato dal già citato Napoleone, nei primi anni dell’’800 Ragusa divenne francese fino al Congresso di Vienna (1815) dopodichè fu austroungarica per poco più di un secolo e jugoslava fino al 1991. E i primi anni della Ragusa croata costituirono per la città un autentico martirio. Assediati, niente acqua, elettricità, telefono, cibo scarsissimo) e bombardati dal mare e da terra (si medita durante la salita in funicolare a una Fortezza Imperiale che per le truppe serbe e montenegrine costituì la piattaforma di un criminale tiro al bersaglio) i ragusani subirono devastazioni sia materiali (Dubrovnik è dal 1979 Patrimonio dell’Umanità) che psichiche. Tea Batinic (brava guida non meno che colta artista e per di più, per anni, concittadina milanese: grazie per il bel libro su Ragusa decorato dai disegni La Linea inventata dal mè amìs Cava, quello dell’omino della Bialetti) visse quel dramma e mi racconta che gli assedianti sparavano proiettili (600 granate il solo 6 dicembre 1991) di non grosso calibro (ma in tali dosi da generare pesanti danni) ma perfidamente insistevano nei bombardamenti con sistematica periodicità al fine di logorare la psiche degli assediati.
Turismo croato, tra marketing e olio di gomito
Visitando Ragusa ti sorprende pensare che tanta tragedia fu perpetrata soltanto poco più di vent’anni fa (non per polemica con il mio Belpaese ma all’Aquila il terremoto sembra accaduto una settimana fa e sono già passati più di 5 anni…). E invece non passò che poco tempo e la Dubrovnik croata si ripresentò, ricostruita e ripittata e se si parla nuovamente di assedio, stavolta, evviva, si tratta di quello dei turisti (Marijana mi racconta che la Croatia Airlines ha financo operato voli charter col Giappone). Una marea di visitatori (alla Porta di Pile manca poco che il traffico in entrata e uscita sia regolato a senso unico alternato) affolla lo Stradun abbellito da case d’epoca che si affacciano su una lucida pietra levigata, e tanta altra gente incontri percorrendo i poco meno di 2 km della suggestiva cerchia delle mura. E bravo il Turismo croato, tra marketing e olio di gomito davvero un bel lavoro.
Confortato da un breakfast ok – ma che buoni yogurt fanno nei Balcani – proposto al Rixos Libertas (albergo da sciur, camere con terrazza degradanti sul mare) lascio Ragusa alias Dubrovnik e intraprendo la strada del ritorno (ma di roba da vedere ce n’è ancora molta) … arrivederci sulla Neretva, ai laghi di Imotski, a Makarska, con galop finale a Zara …
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3 ESPLORAZIONE CROAZIA, ROVINJ/ROVIGNO – 3°
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta della Croazia. Una tappa lunga quasi 3000 chilometri tra paesaggi, vino e buona compagnia. In macchina verso la Mitteleuropa, tappa a Rovigno, Rovinj
Come informato nella precedente prima puntata (e riepilogo telegraficamente) Marijana Rebic, secretary general della croata Fijet(federazione giornalisti turismo), segnala miei articoli sull’Egitto alla giuria assegnante un premio consistente nella visita di alcune delle più belle località site sull’altra sponda dell’Adriatico; (stranamente) risulto vincitore (nemo propheta in patria) e fu così che mi ritrovo in gita. Una trasferta che prima di partire avevo preventivato di circa 2000 km e al ritorno a Milano è invece risultata di poco inferiore ai 3000 (spiegazione ulissiana: Fatti non foste per viver come bruti ma per servir virtude e conoscenza, nel senso che Se vuoi vedere il mondo devi alzare le chiappe, non star mai fermo, sennò tanto valgono sdraio, ombrellone e Gazzetta dello Sport ai Bagni Conchiglia del Forte, vacanze profondamente intellettuali di gran parte della borghesia-bene milanese non solo pallonara). Sono pertanto indicative le distanze che ritengo utile menzionare e inoltre informo (hai visto mai che la mia narrazione possa valere come baedeker per chi va in Croazia) che benzina e autostrade costano meno (te pareva) che nel Belpaese (forse grazie a meno accise e per certo meno mazzette, vedasi l’ottima posizione dell’Italia nella speciale classifica redatta dall’Onu).
In avvicinamento alla Mitteleuropa
Prima tappa, da Milano a Rovinj-Rovigno, poco più di 500 km non ricchi di highlights salvo due vicenduole. A Gradisca d’Isonzo, anticipazioni di Mitteleuropa: ammirando un monumento scopro che i Caduti della Grande guerra ivi commemorati combatterono metà per l’Italia dei Savoia e l’altra metà per l’Austria-Ungheria degli Absburgo (e per motivi di passaporto mi astengo dai commenti); e nell’osteria Mulin Vecio che bello veder tagliare a mano il prosciutto crudo di San Daniele e che goduria grattare il kren/rafano su quello cotto di Praga. Altra minichicca: entrato da Trieste in Slovenia e, visti i pochissimi km che mi separano dalla Croazia non compro (non sono avaro, sono povero) la vignetta (15 €) obbligatoria su auto e superstrade, zigzago per strade di campagna e finisco smarrito su una vetta carsica. Entro finalmente in Croazia e prima di giungere alla meta è forte la tentazione di un salto nella vicina Porec-Parenzo, fosse solo per cantarvi la Mula de Parenso, noto motivo dei ciùcc delle terre bagnate dal golfo di Trieste, che recita: … ha messo su botega, de tuto la vendeva fora che el bacalà (quante belle ciucche di Pelinkovac – delizioso amaro a base di Artemisia/Assenzio – in quel congresso degli scribi turistici del Gist, ciao vècio presi Venchiarutti).
Enogastronomia lungo il canale di Leme
Arrivato a Rovinj-Rovigno (previo stop – tra gli ulivi, penso a Plinio che classificò l’olio dell’Istria tra i tre migliori dell’antica Roma – per ammirare ilcanale di Leme, cosa non fa di incredibile madrenatura, da ‘ste parti aiutata dalla pietrosa morfologia carsica), scendo (verbo un tempo usato se si parlava di alberghi) all'”Adriatic” (valido 3* di austro-ungarica architettura, ottima la posizione sulla piazza che si specchia sul porto), incontro Dario Cinic, capo della Fijet locale, e si va a cena al Kantinon, un ristorante, ex magazzino del porto, che oltre al buon cibo ricordo per la non fortuita eccellenza dei vini. E spiego perché: avendomi Dariovippizzato quasi fossi un Nobel della Letteratura viaggiatoria, per tutta la cena mi ritrovo a fianco il sommelier che, confortato dalla mia massimanonchalance, non finisce di stappare bottiglie di deliziosi bianchi istriani sottoponendoli al mio insindacabile giudizio.
Il passaggio sotto l’Arco dei Balbi
Fine cena, clamoroso al Cibali!: la Mula de Parenso cantata a Rovinj/Rovigno. Ma fosse solo per servir virtude e conoscenza, rieccomi a rivedere e ri-godere le stradine dell’antica cittadina, previo passaggio sotto l’Arco dei Balbi (XVII secolo, in precedenza Porton de la Pescheria) e ossequioso saluto al Leon de San Marco che lo presiede. Una passeggiata resa ancor più piacevole dalla sorpresa, dopo tante curve tra stretti vicoli, dal ritrovarti sul grande spazio (e vai con innumere foto) tra il mare e la chiesa di Sant’Eufemia (il cui campanile, pressoché gemello di quello di San Marco, ricorda agli sbadati che da queste parti la da me idolatrata Serenissima non è stata soltanto una parentesi storica).
Rovigno, luogo di amicizie
E se l’attento turista vuole viepiù godersi Rovinj/Rovigno, stavolta dal mare, compia una bella gita in barchetta intorno al borgo peninsulare dominato da tanto monumentale tempio (parte dal porto sulla piazza cittadina – Gradski Trg, ma quanto sono parchi di vocali, ‘sti croati – e approda davanti al teatro Antonio Gandusio, rovignese, grande attore del teatro italiano nella prima metà del secolo scorso). Lascio Rovigno, la cui storia e cultura vanno ben oltre le diatribe internazionali e i passaporti di chi vi abita. Nel salutare il neoamico Dario lo prego di portare i miei riconoscenti saluti al sommeiler del Kantinon. Grazie a lui dimenticai – ancorché e ahimè solo provvisoriamente – che i vini istriani sono un filino cari, giusta il detto spagnolo La vida buena es cara, hay otra mas barata, pero ya no es vida (La bella vita costa, ce n’è un’altra meno cara ma non è più vita). Vado a Split-Spalato, non senza un blitz ai celeberrimi laghi di Plitvice. A presto…
per mondointasca.org 31 luglio 2014
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