26/5/16 …. stavolta non è il caso di riferirsi al “mondo che è piccolo”, più semplicemente, ieri alla presentazione di Usseglio, in val di Lanzo, mi sono ricordato di un… omonimo di questa amena località torinese, e ripropongo il nostro incontro, in un punto dei Caraibi abbastanza recondito …
(per mondointasca.org del 14/4/2009 – nella foto di hp: ragazza di San Andrès, Caribe)
Nella caraibica Isla de San Andrès incontro una baldo ex bòcia del 2° Alpini.
Gli imprevedibili scherzi della vita. Dal “Secondo Alpini ai Caraibi”, con una piuma di volatile amerindo sul cappello. Una vita avventurosa, tra missioni amazzoniche, studi a Bogotà e una moglie colombiana. Per ritrovarsi, alla fine, a intonare canzoni del “Vèj Piemont”
Atterro a San Andrès (che appartiene alla Colombia solo perché la politica fa scherzi bislacchi) isola caraibica la cui posizione geografica potrebbe tranquillamente – ma con un po’ di ironica trivialità – essere definita “al centro del luogo in cui non batte mai il sole”. Un posto in cui, se sei privo di fantasia, pensi di passare la dogana e ritrovarti forzuti negroni pettinati “rasta” che ti accolgono cantando “reggae” (me ne intendo poco) e quant’altro si urla da quelle parti. E invece ti ritrovo un signore bianco (nel senso di non berlusconianamente “abbronzato”) dagli altrettanto bianchi capelli, sormontati da un cappello da alpino invero precario (lo so, sarò severo, ma la piuma di un uccello da cortile amazzonico invece di quella doc di un’aquila della Valpellice non la posso proprio accettare).
Oh Sole Mio? No! ….. cantuma “Quand ch’i j’ero a Pampalù … al ciàr d’la luna”
E come se la sorpresa non avesse già toccato il diapason, l’ormai cresciuto Piccolo Alpino (quante tenerezze non si scrivevano antàn: sto pensando all’omonimo racconto di Salvator Gotta) invece di urlarci addosso motivi del Bob Marley, festeggia l’arrivo del nostro gruppetto compatriota cantandoci il canonico “Oh Sole Mio”. Ma tutte le bugie, anche quelle canore, hanno le gambe corte e vengo pertanto a sapere che lo stonato imitatore di Caruso ha fatto la “naja” nel glorioso non meno che piemontesissimo “Secondo Alpini”. Non potendo quindi trattarsi che di un mio “pais” (copyright di Gianni Brera) sovrasto il suo canto terùn intonando l’antico “Quand ch’i j’eru a Pampalù al ciàr d’la luna”, canto che più Vej Piemont di così, non si può.
Il neoamico alpino (nonché mio coscritto, W il 1936! Così si scriveva un tempo sui muri durante la visita di leva) non crede alle sue orecchie, molla “Oh Sole Mio” e si unisce a me nell’interpretazione della citata canzone pedemontana, a cui fa seguito l’antico motivo monferrino “Oh bundì Maria Catlìna”. E’ fatta, sono ormai amico di Remo Usseglio Guerra, un “pais” le cui umane vicende meritano davvero le righe che seguono.
Da Pinerolo alle Missioni della Consolata
L’attuale isolano di San Andrès nasce a Pinerolo (Torino) ultimo di sei fratelli e come non bastasse venire al mondo poverissimo, perde pure padre e madre in tenerissima età. In tali misere condizioni a Remo non resta che vagare per il mondo (campagna torinese); finisce in alcuni ospizi ma scappa e va a portare le bestie al pascolo, fin quando (1948) trova chi lo fa accogliere in un collegio. Per sei anni il mio “pais” studia, con un interesse e un profitto che gli permetteranno – decenni dopo – di porgermi un biglietto da visita riportante (testuale): “Docente, Conferencista, Guia turistico, filosofo, teologo Fidei Roma, especialista en Derechos Humanos Universidad Javeriana”. Giunto ai diciotto anni, Remo finisce il collegio e mentre fa il mungitore vince (spinto da un parroco che crede in lui) una borsa di studio che gli apre le porte dell’università, ne completa i corsi (beninteso facendo contestualmente la “naja” nel già lodato “Secondo Alpini”, attendente del vescovo monsignor Ricchiardone) indi insegna per un po’ filosofia, dopodiché parte volontario con le (torinesissime) Missioni della Consolata.
Dalla Colombia Amazzonica a un’isoletta dei Caraibi
Non senza attraversare l’Atlantico con il cappello d’alpino ornato dalla canonica penna nera (solo più tardi, si pensa per smarrimento o per consunzione dell’originale, si ritroverà obbligato a sostituirla con la piuma di un volatile amerindo) l’ex “Bocia” finisce a Kakaetà, poco a nord di Leticia, mini capoluogo nelle Amazzoni colombiane. Mentre trascorre sei anni (dai 28 ai 34) nella torrida foresta solcata da immensi corsi d’acqua, assistendo i nativi secondo contratto di assistenza previsto dal Governo italiano a favore delle terre sottosviluppate, Monsù Usseglio (che come narrato non è un ricco borghese dal doppio cognome, eppertanto il Guerra che segue, nel biglietto da visita, si riferisce all’uso spagnolo di apporre pure il cognome della madre) fa qualche giretto. E finisce in visita dalla parte opposta del Paese ospitante (il territorio delle Amazzoni ne è all’estremo sud) addirittura nel Caribe, a centinaia di chilometri di distanza dalle coste della Colombia, appunto a San Andrès.
Insegnamento, famiglia e “assistenza” turistica. Nella sua nuova Patria
Qui giunto un prelato propone a Remo di insegnare nella locale scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane, lui accetta e inizia una pluridecennale docenza (arti e mestieri) che – congiunta alla perseverante testa dura “piemuntèisa” e allo spirito di sacrificio da “Penna Nera” (vabbè, nessuno è perfetto e dopo cinquant’anni un copricapo può anche avere diritto di cambiare accessorio) – trasforma un precario posto di insegnamento in un signor istituto per i giovani di San Andrès (Remo non lo dice, mi sono informato io).
Nello spazio di tutti i suesposti anni, Remo trova pure il tempo per fare qualcosa di diverso dall’insegnare, eppertanto – oltre a laurearsi in Diritto all’università dei Gesuiti di Bogotà – mette su famiglia sposando Laura, “india” degli Ijaos della colombiana regione del Tolima (battezzata, precisa l’ex Alpino con piemontese cocciutaggine – da un “misionero” della Consolata) nonché professoressa di psicologìa e amministrazione. Il suesposto amore (roba da scrivere – invece del deamicisiano “Dagli Appennini alle Ande” – un meno drammatico “Dal Secondo Alpini ai Caraibi”) si concreta con le nascite di Paolo (oggi biologo marino, lavora nel Dubai e gira il mondo scegliendo che passaporto esibire, tra quello colombiano, italiano e canadese) e di Angela (dirigente della Camara de Comercio di Bogotà).
Quando Remo arrivò a San Andrès, mi conta, c’era elettricità soltanto per un’ora al giorno, la sera. Adesso luci a gogò illuminano turisti yankees e canadesi che si inciuccano negli (almeno per me tristi) All Inclusive Hotels dell’isola. Il tutto, grazie (anche) a un “pais” qui giunto – dopo la sudata “naja” nel glorioso “Secondo Alpini” – dal mai troppo amato Vej Piemont. Arvèdse, Remo Usseglio….
Remo, ovunque tu sia contattami; sono Guido Forino figlio di Mariuccia. Ricordati Soucheres Basses
Vorrei notizie recenti di Remo. Ciao Remo, sono passati tanti, troppi anni da quando a Soucheres Basses, tu ci facevi giocare nel prato delle suore. Ti ricordi? Sono Guido Forino figlio di Mariuccia, alla quale tu scrivevi per dare notizie del tuo girovagare nel mondo. Ovunque tu sia cerca di contattarmi