Cattedrale, splendido romanico e prezioso Parador
GPB per ”Europa, Città da Scoprire” Edizioni TCI
Non vi sono dubbi sull’origine del nome della città (circa 150.000 abitanti, 883 metri sul livello del mare) incastonata tra la Galizia e il Principato delle Asturie nel nordovest della Spagna (e della sua Comunidad, la Castilla y Leòn, un tempo Vieja Castilla). Leòn altro non è che la contrazione di Legiòn, più precisamente, e latinamente, di Legio VII Gemina Pia Felix, reclutata tra gli Iberi da Servio Sulpicio Galba, governatore della Hispania Tarraconensis in rivolta contro Nerone. Nel 68 D.C. la Legione si accampò in una località di pianura alla confluenza dei fiumi Torìo e Bernesga. Intorno all’accampamento nacque la futura capitale della Spagna cristiana. Nel 914, infatti, la strategìa della Reconquista della Spagna occupata daiMoros impose il trasferimento della capitale da Oviedo, nel Principato delle Asturie, a un località più avanzata: fu scelta Leòn.
La vicinanza dei Mussulmani costò a Leòn devastanti incursioni da parte del terribile Almanzor e dei suoi figli, fino alla sua distruzione nel 988. Rimediò a tutto re Alfonso V che ribaltò la grave situazione bellica, ricostruì Leòn, la dotò di mura e nel 1017 vi convocò un’assemblea che con opportune leggi favorì il benessere della città. Benessere accresciuto dalla posizione di Leòn sul Camino de Santiago, un fenomeno non solo religioso, ma anche culturale e di costume, che vide un sempre crescente flusso di pellegrini (dal X al XV secolo, per tornare nuovamente di attualità ai nostri giorni) dalle città dell’Europa occidentale alla tomba dell’Apostolo a Santiago di Compostela.
Ottava tappa di una Guida delPellegrino contenuta nel Codice Calixtino di papa Callisto II, Leòn era considerata un fiorente centro commerciale “pieno di ogni ben di Dio”. Se esistessero dubbi sui favorevoli commenti dei Peregrinos basta visitare i monumenti cittadini eretti nei primi secoli del secondo millennio. L’unione del regno di Leòn con quello di Castiglia (1230) vide l’inizio di una lenta ma progressiva decadenza di Leòn, non più capitale. Le vicende non erano comunque così cupe nemmeno alla fine del XV secolo, con i Reyes Catolicos che alla Vecchia Castiglia dedicarono ancora parte delle attenzioni ormai proiettatate verso il Nuovo Mondo. E’ di quel periodo la costruzione dello splendido Convento di San Marcos, sede del potente Ordine di Santiago e albergo dei pellegrini. Ma con l’ascesa al potere di Carlo V, sovrano ‘straniero’ e accentratore, Leòn e altre città della Castiglia dovettero sollevarsi in difesa dei propri Fueros (i corpi di leggi cittadine) in una Guerra delle Comunidades (1522) che decretò la sconfitta dei ribelli e la decadenza di Leòn. L’ex accampamento della Legio VI Gemina si avviava così a vivere la tranquilla vita di provincia, tipica delle città della Castilla y Leòn, nel solco delle tradizioni contadine, nel ricordo delle nobili gesta d’arme della Reconquista e dei Conquistadores. Il recente boom economico della Spagna rampante è arrivato anche Leòn, per una vida buena che ogni bravo castellano ama trascorrere a tavola con piatti saporiti, un filino decisi. Provare, per credere, il Botillo (un insaccato locale), il Cocido Maragato (bollito, prima si mangia la carne, poi la minestra), la Cecina (bresaola), la minestra al Ajo (aglio), la Chanfaina (un ragù di polmone).
LA VISITA
La Cattedrale
Un gioiello del gotico maturo (è chiamata Pulchra Leonina) di moda in Europa tra la fine del XII e il XIV secolo, fu edificata sull’area di antiche terme romane. La pianta a croce latina e tre navate, cinque nel transetto, ricorda il disegno della cattedrale di Amiens, mentre certe affinità con quella di Burgos sono spiegate dall’identicità degli artisti che intervennero nella costruzione, i Maestri Enrique e Juan Perez. Dall’esterno impressionano gli archi rampanti, per il sostentamento di pareti costituite più da vetrate che da muratura, e la facciata -custodita da due torri curiosamente isolate- con tre portali ad arco (in quello centrale, di Nuestra Señora La Blanca, bella statua della Vergine). Nell’interno, ammirato il bellissimo coro (uno dei più antichi in Spagna, forse la più bella opera gotica di questo tipo) la visita va dedicata alle splendide vetrate dalle dimensioni eccezionali: 125 vetrate –oltre al rosone- per una superficie di 1765 metri quadrati. Grande la suggestione quando, accesi dal sole, i raggi multicolori illuminano la cattedrale.Nel chiostro e nel museo, una bellissima scala plateresca di Juan de Badajoz, pitture, sculture e un rinomato Cristo di Juan de Juni.
La basilica e Collegiata Reale di San Isidoro
Splendido esempio del romanico-primitivo, fu costruita nel 1063, addossata alle mura, e ricostruita nel 1149 a tre navate e absidi (quello centrale fu trasformato in cappella gotica nel 1513). Vi si accede attraverso le due belle porte (fine XI – inizi XII secolo) del Cordero (Agnello) e del Perdòn (opera del Maestro Estèban, sono rappresentate le crocifissione, le tre Marie e l’Ascensione). Sull’altare maggiore un’urna d’argento finemente lavorata custodisce i resti di San Isidoro. Adiacente (un tempo costituiva il portico della prima chiesa) il Panteòn de los Reyes (XII secolo) che –per i meravigliosi affreschi del XII secolo, dipinti su soffitti e pilastri e mantenuti in perfette condizioni grazie all’ambiente fresco e asciutto- è stato definito la Cappella Sistina dell’arte romanica. Vi sono raffigurate scene tratte dal Vangelo (primo esempio in Spagna) e dalla Bibbia –la resurrezione di Lazzaro, Daniele nella fossa dei Leoni, il sacrificio di Abramo- oltre a un bellissimo CristoPantocrator. Meraviglioso, muove a tenerezza, un Calendario Agricolo dipinto, con le rappresentazioni dei lavori, mietitura, vendemmia, raccolto, sostenuti nei campi durante l’anno.
Da non perdere, nel museo, il calice di agata di Doña Urraca, un cofano smaltato, lapidi commemorative della Legio VII romana, preziosi oggetti di oreficeria e antichi manoscritti.
Il convento di San Marcos
Già nel 1173 i Caballeros de la Orden de Santiago possedevano una Casa Mayor e ospizio (di cui non sono rimaste tracce) per accogliere i pellegrini diretti a Santiago de Compostela. Conquistato il regno di Granada (1492) i Reyes Catolicos decisero di celebrare il completamento della Reconquista donando all’Ordine un nuovo edificio. I lavori cominciarono nel 1513 su progetto di Pedro Larrea che si avvalse della collaborazione di Juan de Juni e Juan de Horozco (tra i più importanti artisti del rinascimento spagnolo). La costruzione venne terminata solo nel XVIII secolo, come testimoniato dalle influenze baroccheggianti sul frontespizio (lungo oltre 100 metri, già arricchito da colonne, pilastri e medaglioni platereschi, con un altorilievo raffigurante Santiago e un frontone con la statua della Fama). Il complesso è composto da tre parti ben differenziate. Il corpo principale: un tempo ospitava gratuitamente i poveri pellegrini, oggi, Parador de Turismo –fiore all’occhiello della catena alberghiera statale spagnola- accoglie meno poveri turisti a pagamento (non eccessivo, vista la bellezza del monumento in cui si pernotta). Il chiostro: molto bello, con leggeri archi rinascimentali su semplici ma eleganti colonne, vanta la bella scultura El Nacimiento de de Jesùs di Juan de Juni. La chiesa: gotica, consacrata nel 1541, si visita (dopo aver ammirato la facciata decorata con le conchiglie, simbolo di Santiago e del Camino, e superato un decorato portale) soprattutto per la bellezza del coro, di Esteban Doncel e Juan de Juni.
Museo Archeologico Provinciale
Facile la visita per chi si trova già nel Convento di San Marcos. Il museo è ubicato in tre grandi sale dello stesso edificio e nella sacrestia della chiesa. Molto belli, un Cristo di avorio di Carrizo (XI secolo), la croce di Peñalba, il Calvario de Corullòn e alcuni smalti di Limoges. Nella terza sala i ritratti dei Cavalieri dell’Ordine di Santiago e di Isabella la Cattolica (attribuito al Madrazo).
La Plaza de San Marcelo
La più importante piazza della città per la ricchezza –condivisa con la attigua Plaza de Santo Domingo- dei monumenti contenuti. Sovrastata da un bel campanile, la chiesa di San Marcelo, patrono di Leòn, fu costruita tra il 1588 e il 1625 sull’area occupata da un tempio cristiano distrutto dal Moro Almanzor. Vale una visita per due opere di Gregorio Fernandez (XVIII secolo), il Cristo nella cappella de los Valderas e l’immagine di San Marcelo (sull’altare maggiore bella l’urna d’argento contenente i resti del santo). La Casa de Botines, neogotico moderno (1892-1894) di Antoni Gaudì -le torri circolari a ogni lato danno l’idea di un palazzo incantato- costituisce una delle pochissime opere del geniale architetto fuori dalla Catalogna. Il sontuoso Palacio de los Guzmanes, in stile plateresco del XVI secolo, voluto da don Juan de Quiñones y Guzmàn, vescovo di Calahorra, e attribuito a Gil de Hontañon, si fa notare per un bel Balcòn volado (sporgente) e l’elegante patio. Sempre del XVI secolo, in stile rinascimentale castellano, il vecchio Ayuntamiento (municipio) opera di Juan de Badajoz e di Juan de Rivero Rada.
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