Tra arte, cultura, cucina e mozzarelle (si spera di bufala e non alla diossina…)…
per www.mondointasca.org del 02/10/08
“Campania Felix” tra monumenti, arte, cultura e mozzarella
La strabella Reggia di Caserta (vieppiù intrigante visitando – oltre al Parco e ai Giardini – il citato storico Quartiere o Borgo o Belvedere di San Leucio, autentico fenomeno economico-sociale di fine Settecento) la Caserta Vecchia di Federico II e la ancor più storica Santa Maria Capua Vetere con un valido Anfiteatro (per favore, una bella pulitina non guasterebbe), costituiscono pertanto la componente monumentale di una visita alle tre province “nordiche” campane, vogliose di crearsi un proprio spazio turistico con proposte indipendenti dalle vicende dellavicinaNapoli.
Musica Artigiana
In termini culturali esulanti da storia e architettura, in una ideale classifica con Benevento e Avellino, Caserta continua a fare la parte del leone proponendo il già menzionato Festival “SettembreAlBorgo”, una rassegna culturale che non avrebbe potuto sommare trentotto edizioni senza l’eccellenza delle annuali programmazioni. Per una decina di giorni, ai piedi della pianura ospitante la Reggia e un ininterrotto agglomerato urbano, si fa cultura di ogni genere. Curioso, intrigante, avanguardista e innovativo lo spettacolo Experimentum Mundi, goduto da chi scrive. “Opera di musica immaginistica” (per sedici artigiani e quattro voci femminili) ideata composta e diretta da Giorgio Battistelli; l’Experimentum altro non è che una sinfonia di suoni e gesti, più volgarmente rumori, prodotti (e “diretti” dall’autore, concertatore) dal lavoro degli artigiani (bottaio, calzolaio, fabbro, arrotino, falegname ecc. ecc.) mediante i loro strumenti. Curiosamente, il testo è ricavato da quella “Encyclopèdie française ou Dictionnaire des Artes et des Mètiers” degli “Illuministi” Diderot e D’Alembert, che per certo ispirarono i saggi ministri del re Borbone nella creazione del poco distante “Esperimento” di San Leucio.
Bufale e Mozzarelle
Messa da parte l’arte e la collegata cultura, più prosaico e quindi palatalmente sfizioso è risultato il Buffalo Tour, ameno termine per indicare una gita proposta per conoscere non tanto (la lavorazione avviene nel cuore della notte e la stampa non va stressata oltremisura) la Mozzarella “campana doc” (sembra ovvio) quanto l’animale lattifero che a questo divino formaggio dà vita: la Bufala.
Tra spiegazioni dell’ospitante “casaro” e domande a lui rivolte, il cronista è riuscito a scoprire (spera definitivamente) arcani che svela con piacere al cortese lettore (se a lui non già noti). In primis (e contano balle coloro che raccontano il contrario) che la Mozzarella doc non solo può ma soprattutto deve essere esclusivamente ottenuta dal solo latte di Bufala (eppertanto – secondo il cronista – chi usa il latte vaccino “frega in commercio” chiamando Mozzarella un prodotto che non è doc o quantomeno, se non frega in commercio, vende un prodotto totalmente diverso). Inoltre, importante, si è appreso che per essere doc (alias di latte di Bufala) una Mozzarella non può che costare cara, datosi che una odierna mucca di litri di latte può fornirne quotidianamente financo 25 o 30, mentre dalle mammelle di una povera Bufala i litri di latte ogni dì elargiti non superano la dozzina.
Il “furbissimo” Don Gesualdo di Taurasi
Esaurita con la Mozzarella (beninteso di Bufala) anche la parte eno-gastronomica (ma come già accennato in precedenza, perché – nelle zone campagnole dotate di sani prodotti dei campi e quindi di piatti “caserecci” – non parlare di “Cucina” invece che di eno-gastronomia?) sembra chiaro che alla provincia di Caserta non ci sia, turisticamente, più nulla da chiedere. È quindi il caso di emigrare verso est e puntare su Taurasi, provincia di Avellino, nel cui Castello visse un gran bel personaggio, il principe Carlo Gesualdo, madrigalista e compositore di musica polifonica, nipote di San Carlo Borromeo e sposo della ferrarese Eleonora d’Este, non prima di aver fatto fuori la moglie Maria D’Avalos (storica famiglia de España) mercè una sorta di “divorzio all’italiana ante litteram” meritante un cenno. Ben al corrente della tresca amorosa tra la mogliera fedifraga e Fabrizio Carafa duca d’Andria e conte di Ruvo, il Gesualdo disse furbescamente che sarebbe andato a caccia per un paio di giorni e invece si nascose nell’avito maniero e cuccò gli amanti ben insediati nel talamo famigliare. Per inciso, il suo citato, secondo matrimonio non tardò molto tempo a venire, datosi che il Vicerè spagnolo provvide ipso facto ad assolvere il nipote del “San Carlone” (statua ad Arona) non tanto perché “noblesse oblige” quanto (e nel codice italico questa “legge” sarebbe sopravvissuta per altri quattro secoli) per “giusta causa”.
Aglianico, Benevento longobarda, Sant’Agata dei Goti
Tornando al turismo, nel Castello, teatro di sì tante gesta e corna è stato da poco inaugurata una Enoteca Regionale nel nome del divino nettare locale, l’Aglianico. Grande vino dalla non inferiore nobiltà, ma per saperne di più il viaggiatore si rechi in visita e se c’è attacchi il discorso (nessun problema, è uomo alla mano e di grandissimo humour) con l’ineffabile Antonio Caggiano, produttore eccelso del sullodato vino (nonché grande fotografo – nel senso di artista – di opimi vigneti e di gran bei nudi femminili).
“Last but not least” laddove si intende che le mete turistiche del Beneventano appaiono all’ultimo posto solo perché visitate per ultime, il viaggiatore concluda il tour nel nordest della Campania dedicando l’attenzione sui non molti (ma interessanti) monumenti di Benevento (il Teatro Romano, l’Arco di Traiano, la longobarda chiesa di Santa Sofia e la Rocca dei Rettori). E compirà uno stop a Solopaca per una visita del Meg (Museo Eno Gastronomico) fosse solo per imparare (sono infatti mostrate sofisticazioni e adulterazioni) a non farci fregare dai “falsi” che quotidianamente ci tocca ingurgitare (vino al metanolo, mozzarella alla diossina e chi più ne ha più ne metta …).
Non facoltativa ma un “must”, un obbligo, è invece una sosta con pacata visita di Sant’Agata dei Goti, una località davvero notevole perché contiene ciò che una vera meta turistica deve offrire: monumenti, posizione naturale, storia, tradizioni (e gastronomia, ma perché non dire, più realisticamente – Viva il casereccio “Cucina”, Abbasso le cosiddette “Rivisitazioni Elaborate”)
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