Sempre più pellegrini percorrono il tragitto che porta a Santiago de Compostela per visitare,
nella cattedrale, la tomba di Santiago Apostol. Dalla Francia sono 750 chilometri da fare. (Chi vuole, a piedi)
servizio di Gian Paolo Bonomi
SANTIAGO DE COMPOSTELA – Se si tiene conto dell’importanza del Camino de Santiago (Goethe scrisse che “L’Euro- pa si formò con i pellegrinaggi a Compostela”) in un continente che nel me- dioevo costituiva gran parte del mondo conosciuto e per secoli propagò la sua cultura nel resto del pianeta, non è az- zardato definire la Ruta Jacobea non so- lo una ‘autostrada della fede’ ma anche movimentata esistenza, decapitato da Erode Agrippa nel 42 d. C.
Un paio di anni dopo, ritenuto che tanta opera di evangelizzazione andava onora- ta, due suoi discepoli,Atanasio eTeodoro decisero di trasportarne i resti nei luoghi ove il primo martire degli apostoli aveva predicato.
Dato che si parla di possibile leggenda,già si sa poco della navigazione fino alle coste ‘gallegas’/galiziane e ancor meno si cono- sce sulla sorte del sepolcro una volta ap- prodato a Iria Flavia (l’attuale Padròn,fa- mosa non solo per la produzione di piccoli peperoncini verdi, talvolta piccanti, ma anche per aver dato i natali al premio No- bel Camilo Josè Cela).D’altro canto la sto- ria stava entrando nei Secoli Bui e la scom- parsa dei resti di un sia pur importante apo- stolo del cristianesimo,oltretutto in un re- moto angolo dell’Europa occidentale,dal- le parti della romana FinisTerrae,Finister- re, non tardò a entrare nell’oblio.
Fin quando, trascorsi quasi otto secoli, nell’813 (secondo altri l’820), un pastore di nome Pelayo riferì di aver visto sul monte Libradòn una stella indicante un tumulo. Venuto a conoscenza della vicenda,
Le vicende del pellegrinaggio che recen- temente ha riacquistato grande popola- rità (e detto poco piamente è diventato ‘di moda’, soprattutto, accade quest’an- no, in occasione di un Anno Santo Com- postelano, o Jubilar, o Xacobeo celebra- to quando il 25 luglio, Santiago Apostol, coincide con la domenica) risalgono, tra storia, leggenda e personaggi che lo ispi- rarono, a due momenti dell’era cristiana.
La leggenda
Con inizio nella Palestina delle predicazioni di Gesù.
Nato poco lontano da Nazareth, a Jaffa, figlio di Zebedeo e Salomè, Santiago (Gia- como),con Pietro,Andrea e il fratello Giovanni fu discepolo prediletto del Nazzareno e venne da lui definito Figlio del Tuono per il carattere risoluto e deciso.Un ardente temperamento che secoli dopo gli valse il soprannome di Matamoros (ammazza mori) simbolo ed emblema della Reconquista della Spagna invasa dai musulmani. Appreso da Gesù il Verbo di Dio, Santiago El Mayor fu, leggenda o no,“inviato” – in greco antico“apostolo”- a predicarlo in Portogallo e in Galizia (nel nord-ovest del- la Spagna). Teodomiro, vescovo di Iria Flavia, ordinò opportune ricerche e all’annuncio che era stata rinvenuta un’arca di mar- mo decise, per rivelazione divina, che si trattava della tomba di Santiago Apostol.
La realtà storica
Fine della (probabile) leggenda. E inizio della realtà storica del Camino, con Alfonso II ‘il Casto’, re delle Asturie, che or- dina l’erezione di una chiesa sul luogo sa- cro, intorno al quale sorse un centro abitato chiamato Compostela, da Campus Stellae, l’astro che segnalò dove riverire il Figlio del Tuono. Il sovrano, poi, recandosi da Oviedo al santuario dell’apostolo, divenne il primo Peregrino (Romero era chiamato chi procedeva in Romerìa a Roma, Palmero a Gerusalemme) del Camino che si avvia a compiere 12 secoli di vita. Un’età portata assai bene, rinvigorita da una rinascita decretata dalla recente popolarità (più di 150.000 persone hanno percorso l’itinerario nel 2009) e dai riconoscimenti ricevuti (Bandiera del Consiglio di Europa nonché Primo Itinerario Culturale Europeo). Una seconda giovinezza dovuta anche ai nuovi e tanti modi di percorrerlo. Oltre alla maggioranza di tradizionalisti, e meno abbienti, che si recano a Santiago mercè l’umile e povero “cavallo di San Francesco”, e a pochi altri che, invece, un vero giumento (un tempo riservato a nobili e prelati) lo montano davvero (esiste infatti una proposta turistica del Camino a Caballo), molti sono i viaggiatori in bicicletta (meno in moto), in auto (secondo la formula Fly&Drive), in bus.
In mezzo alla campagna a Puente Fitero c’è il magnifico albergue San Nicolàs con dodici posti letto in un’atmosfera molto suggestiva.
Quanto al primo pellegrinaggio, quello di Alfonso‘il Casto’ non ebbe immediati imitatori,sia per le precarie comunicazioni del tempo, sia per le difficoltà di culto dei cri- stiani nella Spagna occupata dai musulma- ni (salvo il citato regno delle Asturie). Né, a proposito di pericoli, vanno dimentica- te le scorrerie dei terribili Normanni sulle coste atlantiche. Ma a debellare l’Islam provvide Santiago, che il 23 maggio 844, a Clavijo, mediante la sola apparizione ai sol- dati del re Ramiro I vinse la battaglia che segnò l’inizio della Reconquista.E diede il via al Camino, perché la notizia di tanto portentoso miracolo entusiasmò e incamminò i fedeli verso la tomba del Matamo- ros sul percorso segnato dalla Via Lattea (titolo di un film di Luis Buñuel sul pellegrinaggio di Jean e Pierre – Michel Picco- li e Laurent Terzieff- a Compostela). Do- po reAlfonso,tra l’incalcolabile moltitudine di Peregrinos che nel corso dei secoli si recò al Campo della Stella non manca- rono altre teste coronate,nobili,famosi per- sonaggi della storia e financo santi.
Dopo una lunga giornata di marcia lun- go il Camino l’esausto pellegrino doveva pur riposare le stanche membra: ecco per- tanto “l’invenzione” dell’albergo, l’odier- na Hotellerie, nelle sue diverse forme (ini- zialmente i citati Albergues – punti di ac- coglienza, rifugi, ospizi – poi, con la mag- gior richiesta di comfort, gli alberghi ve- ri e propri). E contestuale agli alberghi fu l’istituzione degli ospedali per chi si ammalava – tanti, viste le condizioni di vita del tempo – lungo la Ruta Jacobea vessata dal caldo e dal gelo, dal vento e dalla pioggia. Per non parlare dell’edilizia (agli inizi del XII il vescovo Gelmirez trasformò Com- postela in una città dotata di acqua e mo- derni edifici),poche case intorno a una chie- sa divenivano centri abitati per ospitare chi gestiva le anime e più vilmente i traffici e i commerci favoriti dal viavai quotidiano. L’eccessiva promiscuità e la totale assenza di misure igieniche resero necessaria la ri- cerca di soluzioni a tutela della salute. Fu poca cosa, ma l’incenso che oggi alle 11 di ogni mattina viene disperso nella cattedra- le di Santiago dal Botafumeiro, enorme turibolo pendolante, a quei tempi costituì un sia pur precario tentativo‘chimico’ per ridurre il lezzo provocato dai pellegrini bi- vaccanti giorno e notte nelle navate del tempio.
Poiché il‘peregrino’ diretto a Compostela era facile preda di ladroni,rapinatori e ban- doleros, dalle autorità civili ed ecclesiasti- che fu creata una sorta di polizia destinata a proteggergli la vita. Mentre a evitargli la perdita del denaro pensò il nascente sistema bancario con le lettere di credito, anticipatrici di assegni e credit cards.
Visto poi che l’uomo,anche un pio camminante,‘non è di ferro’ e il diavolo era onni- presente (non solo nella letteratura dedi- cata al Camino nel secolo scorso) lungo la Ruta de la Estrellas si sviluppò una nuova forma di prostituzione nella versione ‘alberghiera’. Per- tanto non mancarono i ruf- fiani, tanto meno i truf- fatori (in ambo i sensi: chi raggirava i pellegrini e i furbi ‘bordone- ros’ che camuffandosi
da pellegrino o da prete campa- vano di elemosine) per non par- lare degli osti che mischiavano l’acqua col vino e precorrendo gli attuali ristoratori disonesti che gonfiavano i conti.
Il camino oggi
Se si escludono diversità dovute al cambiamento di mol- ti paesaggi (campi e boschi oggi occupati da poligoni industriali, peraltro, laddove possibile evitati dal Camino) e alle diaboliche, recenti invenzioni (motori, telefonini e cibercafè) il pellegrino moderno non è molto diverso da quello di antan.
Almeno per quanto concerne l’abbiglia- mento. Si indossano la Capa, mantello, e il Sombrero, cappello tondo a larghe falde contro sole e pioggia (sovente decorato con il simbolo del Camino, la Concha, conchiglia della Vieira, capa- santa italiana, Coquille Saint Jacques francese). Le Botas, scarponcini, devo- no essere state collaudate in precedenti allenamenti (necessari per chi prevede dai 15 ai 25 chilometri giornalieri, o più). E importanti, non solo per la tra- dizione, sono gli accessori: il Bordòn, ba- stone, alto e solido, nel passato utile per la difesa da uomini e bestie, oggi aiuta nel cammino, dà il ritmo e (secondo oleografia, scomodità a parte) si accompagna alla Calabaza, zucca secca adibita a borraccia. Molta attenzione va infine dedicata alla preparazione (contenuto e sistemazione) del fa- gotto o fardello, la Mochila, zaino, che deve assolutamente contene- re un Botiquìn, pronto soccorso, in cui non mancherà un rimedio contro le Ampollas, le vesciche, vera e propria ‘piaga del pellegrino’ (parola spagnola che qualsiasi pellegrino avrà imparato alla fine del Camino). Quanto alla data del- la partenza le stagioni più valide sono il primo autunno e la primavera inoltra- ta, meno piovosa ma più calda e affollata risulta l’estate, mentre l’inverno ol- tre al freddo comporta la chiusura di al- cuni dei molti Albergues in cui si pernotta a costo irrisorio.
All’inizio del Camino chi non si limita a percorrerne solo qualche Tramo, tratto, si doterà della Credencial o Acreditaciòn (gratuita, nei municipi, chiese, Albergues e molti locali pubblici), una sorta di car- ta di identità su cui sono apposti i timbri comprovanti il passaggio nelle varie località. Giunto a Santiago, chi dimostrerà di aver percorso gli ultimi 100 kilometri a piedi o a cavallo e gli ultimi 200 in bi- cicletta, riceve la Compostela, documento attestante che è stato compiuto il Camino, ovviamente, per “Devotionis”.
Il Camino Francès
Ma quale itinerario percorrere per rag- giungere Compostela? Nel corso dei se- coli i Caminos furono molti (ad esem- pio, l’Inglès, quasi scomparso da quan- do nelle isole britanniche vige la Chiesa anglicana) e tuttora ne esistono alcuni, quello Portuguès dal sud, del Norte dal- le coste del mar Cantabrico. Ma il Cami- no vero e proprio, il più noto, è costitui- to dai 750 kilometri del Camino Fran- cès, che inizia sui Pirenei nella navarra Roncisvalle e dopo il passaggio per Pam- plona, percorsi una sessantina di chilo- metri, a Puente la Reina si congiunge al Camino Aragonès (iniziato all’incirca a metà dei Pirenei, al Passo di Somport). Dalla località famosa per il ponte, co- struito per i pellegrini dalla Reina, regi- na, Doña Mayor, moglie di Sancho III di Navarra, il Camino prosegue in di- rezione ovest fino a Compostela.
Lasciata la Navarra e attraversata La Rioja (Logroño e Santo Domingo de la Calzada) la Ruta Jacobea entra nella ca- stilla y Leòn, sulla Meseta (l’altopiano della Spagna centrale con una altitudine media di 700 metri) percorrendo per più di 400 kilometri le province di Burgos, Palencia e Leòn. Entrato in Galizia a O Cebreiro al pellegrino non restano che 150 kilometri di Camino Gallego per ar- rivare a Santiago, riverire l’Apostolo, ricevere la Compostela e posare per la fo- to di rito – sullo sfondo la Cattedrale – nella immensa Plaza del Obradoiro.
Come già accennato, l’importanza culturale e turistica del Camino va oltre la com- ponente mistica e religiosa, coinvolgen- do l’arte, la nincoraggiamento che, in una lingua vec- chia quanto il Camino, si scambiano i Peregrinos in marcia verso Santiago de Compostela (città Patrimonio dell’Uma- nità, definita da Valle-Inclàn “Rosa mi- stica de Pietra”).
Esatto opposto dell’umile e semplice stile Romanico, il Barocco esprime con ridon- dante ricchezza di statue,policromie,colon- ne salomoniche, l’involuta cultura della Controriforma databile nel XVIII secolo. Interessanti esempi di questo stile, na- to e sviluppatosi nella penisola iberi- ca, il Retablo, pala d’altare, del mona- stero di Santa Maria la Real a Najera, il campanile della cattedrale di Santo Do- mingo de la Calzada e la facciata della cattedrale di Santiago. Ultreya! Suseya! Più oltre, Più su! È il saluto, il grido diincoraggiamento che, in una lingua vec- chia quanto il Camino, si scambiano i Peregrinos in marcia verso Santiago de Compostela (città Patrimonio dell’Umanità, definita da Valle-Inclàn “Rosa mistica de Pietra”).
Due parole che nel 2010 si ascolteran- no con molta frequenza, celebrandosi l’Anno Santo Jacobeo in onore del Apo- stol Figlio del Tuono.atura, la gastronomia (que- st’ultima nobilitata dai prodotti della ter- ra nella Navarra,i vini de La Rioja, le carni e i formaggi nella Castilla y Leòn, i pe- sci e i sapidi frutti di mare della Galizia). L’arte è rappresentata soprattutto dal- l’architettura, con edifici religiosi e civili costruiti nei quattro più importanti stili della storia europea.
Il Romanico merita la definizione spa- gnola di Estilo de la Peregrinaciòn, vantando la Ermita, eremo, di Santa Maria a Eunate e soprattutto la splendida chiesa di San Martìn a Fromista, San Benito, San Tirso e San Lorenzo a Sahagun (la “Clu- ny di Spagna”), la basilica di San Isidro (con i dipinti murali del Panteon Real) a Leòn e, gran finale, il magnifico Portico de la Gloria, di Mastro Mateo, nella cattedrale di Santiago de Compostela.
Per evidenziare l’importanza del Gotico lungo il Camino basta segnalare le cattedrali di Burgos e di Leòn, ottimi esempi di questo stile portato in Spagna dai francesi Cistercensi. Il rinascimentale Plateresco è invece presente con gli ospedali, Albergues, oggi lussuosi Paradores, costruiti nel ’500 a Leòn e a Santiago de Compostela (quest’ultimo situato sulla destra della cattedrale nella monumentale Plaza del Obradoiro).
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