Le Mura

Le Mura

Una sommaria descrizione di Avila (un centinaio di kilometri a nordovest da Madrid, circa 50.000 abitanti) in stile Guinness dei primati la definirebbe la più alta capitale di provincia della Spagna (1.128 metri sul livello del mare), la più fredda (a causa, oltre alla citata altitudine, della posizione su un ventoso altopiano circondato da montagne) e la più amurallada del mundo (due kilometri e mezzo di mura perfettamente conservate non meno che possenti: 88 torri, 9 porte, 2.500 merli, 12 metri di altezza per 3 di spessore)…….

Se poi l’elenco dei “più” deve proseguire, Avila è anche la città più religiosa della Spagna e del mondo cattolico con due santi, Teresa de Jesùs e San Juan de la Cruz, che durante il XVI secolo, in pieno Siglo de Oro –oltre a fondare conventi a dismisura- portarono a dignità letteraria la poesia mistica (Avila, tierra de cantos y de santos).

Avila, le Mura

Avila, le Mura

Quanto alla visione panoramica di una città, non si esagera garantendo che dal mirador dei Cuatro Postes (sulla strada statale che collega Madrid a Salamanca) la vista di Avila è certamente tra le più belle proposte in un tour a sud dei Pirenei.

Le mura non rappresentano soltanto una peculiare testimonianza storico-artistica di una tipica città della Vecchia Castilla, oggidì Comunidad de Castilla y Leòn, regione ben nota per i fatti d’arme che culminarono nell’unità spagnola, cominciata con la Reconquista che a partire dell’XI secolo cacciò i Moros dalla penisola iberica. Torrioni, merli e porte incorniciano e contengono una città dimenticata nel tempo, che custodisce gelosamente il suo carattere medievale e tuttora profuma di una Storia che la designa roccaforte della cavalleria e della cristianità.

La cattedrale

La cattedrale

E appunto nel Medioevo iniziò il grande sviluppo di Avila, dopo anonime vicende storiche che la videro castro (centro fortificato) dei Celtiberi Vettoni (nella stessa città sono presenti i verracos, sculture di pietra raffiguranti animali) con il nome di Obila e successivamente piazzaforte dell’impero di Roma. A lungo disputata tra Moros y Cristianos dall’VIII all’XI secolo, Avila divenne definitivamente cristiana nel 1085, anno in cui Alfonso VI, conquistata la non lontana Toledo, inviò il genero, Raimondo di Borgogna, non solo a ripopolarla ma anche a fortificarla con quelle stesse mura che hanno svolto un importante ruolo nel convincere l’Unesco a dichiararla Patrimonio dell’Umanità (1985).

Nel XVI secolo Avila era già divenuta un importante centro del commercio della lana e sede di un affollato Mercato -la cui origine si perde nella notte dei tempi- che fu definitivamente autorizzato nel 1494. In quell’anno un documento dei Reyes Catolicos ne approva la celebrazione tutti i venerdì dell’anno “desde que amaneciese f(h)asta puesto el sol” (dal sorgere del sole al tramonto). Il Mercato continua tuttora a svolgersi il venerdì e in alcune occasioni si programma un divertente Mercado Medieval ambientato con costumi e ricostruzioni d’epoca, per la recita di banditori, giullari, artigiani e mercanti evocanti il passato.

Da tanta prosperità e ricchezza sorsero a Avila i conventi, le chiese, i palazzi, le case signorili che compongono un tesoro artistico di assoluta bellezza. L’alto sviluppo economico e il fenomeno mistico durarono però poco più di un centinaio d’anni. Dopo la scomparsa di Santa Teresa e di San Juan de la Cruz, i due santi-poeti, con la cacciata dei Moriscos, la peste, l’emigrazione in America e il trasferimento della nobiltà nella vicina Madrid, ormai stabile capitale, dal XVII cominciò il declino di del capoluogo abulense.

Spagna, Salamanca, biblioteca università, clero comunica che scomunica chi frega i libri ...

Spagna, Salamanca, biblioteca università, clero comunica che scomunica chi frega i libri …

“Avila a tavola” si distingue per l’assoluta genuinità dei prodotti proposti, per una cucina che –come ogni aspetto della mentalità castellana (della Castilla y Leòn)- bada soprattutto al sodo.

Eccellenti non solo i soliti cordero (agnello) e cochinillo (porchetta) ma anche la carne di manzo e vitello. Noti i fagioli del Barco de Avila e le trote del fiume Tormes. Tra i dolci, celeberrime le Yemas (tuorli d’uovo con zucchero) de Santa Teresa.

LA VISITA

La Catedral

Ha più l’aspetto di una fortezza che di un tempio, lo dimostrano il tiburio e l’abside, incastonato nelle mura cittadine come bastione di difesa. Fu eretta tra l’XI e il XIV secolo e pertanto presenta forme romaniche in trasformazione verso il gotico. Superata la facciata, del XVIII secolo -bella la torre campanaria, il complesso scultoreo e la grande finestra ogivale- l’interno si presenta a tre navate su pianta a croce latina. Nella navata dell’abside, la parte più antica del monumento, nove cappelle. Gioielli da non perdere, la pala dell’altare maggiore del Berruguete e il sepolcro di El Tostado –don Alonso de Madrigal, vescovo di Avila- realizzato in alabastro in stile plateresco da Vasco de la Zarza. Merita una visita il Museo, nella cappella del cardinale e in altre sale, con sculture, libri, gioielli, quadri –uno di El Greco- e una monumentale custodia in argento di Juan Arfe (1572) utilizzata durante le processioni.

La Basilica di San Vicente

Dizionario gastronomico (per chi va nei Paesi 'de habla castellana').... chissà che si ispirino quelli delle feste turistiche milanesi....

Dizionario gastronomico (per chi va nei Paesi ‘de habla castellana’)…. chissà che si ispirino quelli delle feste turistiche milanesi….

Si visita il monumento romanico per eccellenza, tra i maggiori gioielli offerti da Avila. Fu costruita in romanico-cluniacense nell’XI secolo sull’orlo di un piccolo precipizio (per risparmiare terreno sacro) ove, secondo la leggenda, nel IV secolo furono martirizzati San Vicente e le sorelle Sabina e Cristeta. Notevoli, all’esterno, i tre altissimi absidi, la facciata occidentale nota come El Portico de la Gloria de Avila, attribuita al Maestro Fruchel, e la celeberrima facciata meridionale. L’interno -pianta in croce latina (la sacrestia fu aggiunta nel XV secolo)- affascina per i giochi di luce e spazio creati dalle cupole e per la bellezza –sotto un elegante baldacchino plateresco- del protogotico sepolcro di San Vicente, un rimarchevole monumento funerario attribuito al Fruchel.

Convento de Santa Teresa

Facciata barocca del XVII secolo, è ubicato sulla Plaza dedicata alla Santa e occupa il terreno ove sorgeva la casa dei Cepeda, cognome della famiglia di Santa Teresa. Barocca anche la chiesa, con pregevoli sculture in legno di Gregorio Fernandez e una cappella costruita, secondo la tradizione, nella camera ove la santa nacque nel 1515. Si vuole inoltre che in un orto adiacente Santa Teresa giocasse da bambina prima di riformare l’Ordine delle Carmelitane.

La Plaza del Mercado Chico (e chiesa di San Juan)

L’antico Foro Romano, attuale cuore del nucleo cittadino contornato dalle Mura, fu appunto sede del Mercato, del Consejo (Consiglio) e di tutte le più importanti manifestazioni. Notevoli l’Ayuntamiento (Municipio), opera barocca di Vazquez de Zuñiga e la chiesa di San Juan, alla cui fonte battesimale Santa Teresa ricevette il battesimo.

Palazzo Davila

E’ chiamato palazzo ma in realtà si tratta di quattro edifici –addossati alla cinta mura, vicino alla Porta del Rastro- eretti tra il XIII e il XVI secolo, ciascuno, in differenti stili. Interessante l’architettura ‘difensiva’ degli edifici più datati, merli, pietre a forma di cuneo, parapetti, quasi si trattasse di una fortezza. Si ‘salva’ (e si nota per la bellezza) una finestra rinascimentale.

Convento di Santo Tomàs

Convento Santa Teresa

Convento Santa Teresa

Magnifico esempio di gotico isabelino portato a termine nel 1493 su ordine dei Re Cattolici (con beneplacito dell’inquisitore Torquemada). Il complesso, chiesa e chiostro, doveva essere usato come residenza estiva della corte (itinerante fino al 1561), ma dopo un solo soggiorno il progetto fu abbandonato per la morte del principe Don Juan (nel mezzo del transetto della chiesa la sua tomba di marmo, del fiorentino Domenico Fancelli, 1512). Altre notevoli opere racchiuse nella chiesa, il coro e la pala dell’altare maggiore, di Pedro de Berruguete (1493). Interessante una visita alle antiche stanze reali, divenute Museo Orientale con pregevoli pezzi provenienti dall’Estremo Oriente. Lo splendore è comunque offerto dai tre chiostri del convento: il Claustro del Silencio, del Noviciado, de los Reyes. Un sinfonia gotica di portici, logge e capitelli.

Convento de San Josè (Las Madres)

Fu il primo convento fondato da Santa Teresa nel 1562 e di cui fu superiora. In stile herreriano, conta su due chiese di semplice architettura e va visitato soprattutto per l’adiacente Museo Teresiano, con reliquie della santa, testimonianze della sua vita, incunaboli e validi dipinti di Zurbaran e Alonso Cano.

La Muralla e le Puertas

Emblema della città, la Murala ha un percorso di due kilometri e mezzo, culminante nel Cimorro (la torre dell’abside della cattedrale, parte integrante del recinto, un ulteriore vero e proprio elemento di difesa), poco distante la porta del Peso de la Harina (XVI secolo) una delle nove porte che introducono al recinto. Tra le porte più importanti quelle gemelle di San Vicente, cominciata nel secolo XI a opera dei MaestrosCalandro Colonio e Florìn de Pituenga, e del Alcazar. Meritano uno sguardo anche alle porte del Puente (di fronte il fume Adaja) e de la Santa.

Los Cuatro Postes

Fuori le mura, sulla strada Madrid/Salamanca, questo Humilladero (altare, piccolo luogo di culto all’ingresso di un centro abitato) del XVI secolo, quattro colonne doriche di scorta a una croce, è divenuto il belvedere di Avila per eccellenza, per lo scatto di foto a volontà.

(per “Città della Spagna da scoprire”, Tci)