Cotanto, intricato, titolo impone doverosa spiegazione. Comincio con la carducciana “Asti Repubblicana”,  con riferimento a Vittorio Alfieri (v. foto d’apertura) importante figura  (direbbero gli spagnoli, termine molto usato nel mundillo del toreo) della letteratura (e, aggiungerei, del pensiero politico) del Belpaese. Grande astigiano, l’Alfieri (di cui potrei financo definirmi paìs, concittadino, seppur solo al 25%, accampando la nonna materna venuta al mondo nel Suol d’Aleramo), fu non solo preclaro letterato ma anche Grande Viaggiatore. Tante le sue trasferte nell’Europa della seconda metà del ‘700, il secolo dei Lumi, la gloriosa epoca del nascente turismo, la moda del Grand Tour  (‘a quei tempi’ si ‘andava in ferie’ per vedere il mondo e imparare, altro che sdraio e ombrellone, nullafacenti né pensanti, ai Bagni Mariuccia …). Tanti, poi, gli amori dell’Alfieri, epperò oscurati dal gossip dedicato al più celebre, contemporaneo, tombeur de femmes, Giacomo Casanova (fermo restando che sui love affairs dei nostri due eroi svetta quello dell’astigiano con la contessa Luisa Stolberg d’Albany, moglie di uno Stuart pretendente al regno d’Inghilterra, roba che oggidì il Grand Hotel….).
Ciò premesso, a ‘sto punto non è facile passare da Asti Repubblicana alla “Trifola” e alla “Bagna Caoda”. Ma ci provo.
Mollo l’Europa e volo nel golfo di Guinea, a Santo Tomè e Principe, due isole (baciate da madrenatura e tranquille, perchè piccolo è bello) che, divenute Stato indipendente dopo una lunga presenza portoghese (ma dove non finirono quei balossi dei navigatori lusitani ….) non potevano non essere diplomaticamente rappresentate in Italia. Tant’è che (in occasione di uno di quei fam alias educational trips  talvolta permettenti di imparare ualcosa, e stavolta lo fu) ho conosciuto Silvia Grosso, appunto console in Italia di questa esotica repubblica equatoriale (nel vero senso della parola: difatti l’ideale linea che divide il mondo tra nord e terùn passa proprio per Principe, viepiù intrigante perché il suo cielo lindo permise studi astronomici decisivi per la einsteniana Teoria della Relatività).
Solo che la astigianità di Silvia Grosso potrebbe spiegare solo parzialmente la connection, di cui al titolo, se non aggiungessi che la citata diplomatica è anche titolare di un ristorante in quel di Asti, oltretutto dotato di un nome capace di generare ulteriore, non solo gastronomica, curiosità: Cambiocavallo.
Viene l’autunno, e insieme ai (magnifici) vini (aaahhh p.f. si dice La, e non il, Barbera… e le Langhe è fenoglianamente la Langa…) del Vej Piemont (ohèi, domani è San Martino, allorquando, come ben si sa, il mosto di fa vino … hic!) nel, e ridaje col Carducci, Suol d’Aleramo appaiono (magari! quante sniffate deve dedicare il fido cane per stanarli sottoterra) le trifole. Mi riferisco a quei prodigi del profumo, nel resto della repubblica Italiana dette tartufi (laddove, beninteso, si fa riferimento a quello bianco, mentre quello nero, detto scorzone, da queste parti fa solo sorridere….). Dopodichè, e almeno questi appaiono spontaneamente…, nel tardo autunno sulla terra monferrina (a proposito, chi conosce l’omonima, nel senso di Monfrina, canzone Vej Piemont, “O bundì Maria Catlina”….?) che bellezza quei verdi, ruvidi, mai troppo lodati cardi. E allora vai con la Bagna Caoda!
Qui giunti, Monsù  & Madamìn, non so voi, ma io un salto (oltretutto approfitto per passare a salutare la nonna) all’astigiano Cambiocavallo, lo faccio, fosse solo perchè i paradisi palatali sognati a Santo Tomè e Principe possano diventare realtà. Cerèa, neh…..

per mondointasca.org