ARAGONA, UN PECCATO IGNORARLA (1)

”Tra Barcelona e Madrid”, una regione (per secoli presente nel sud dell’Italia) poco nota eppure meritevole di una visita per svariati e intriganti motivi...
gpb x mondointasca.org del 13/4/2013 (nella foto di copertina, Albarracìn)

zaragoza monumento GoyaI viaggiatori italiani spesso non dedicano molta attenzione all’Aragona. Si tratta di una delle poche regioni iberiche senza mare, ma non per questo meno attraente delle più amate. Spunti per un viaggio di scoperta.
 Tante sono le ragioni che ci spingono razionalmente a intraprendere o a scartare un viaggio (costo, vettori, natura, hotels, cultura, divertimento, gastronomia). Ma esistono anche ‘motivi irrazionali’ (ad esempio nomi di paesi e città che ‘ci piacciono, suonano bene’, altri invece no, li rigettiamo inconsciamente), processi mentali che, non si sa bene perché, convincono un turista ad andare in un posto piuttosto che in un altro. E se si parla della Spagna mi chiedo perché il viaggiatore italiano ignora o comunque non dedica più attenzione all’Aragona (poco visitata, secondo dati non negativi ma nemmeno entusiasmanti dell’incoming locale). Lo so, si tratta di una delle poche regioni iberiche ‘senza mare’, ma per me il turismo è fatto da chi ‘va in giro a vedere’, eppertanto non conteggio i bagnanti, quei sedentari balneari che pensano solo a stendersi e scurirsi le chiappe. Inoltre, so anche questo, in Aragona mancano i voli di linea di compagnie aeree che con tariffe pubblicate permettano ai tour operators la vendita di “pacchetti di viaggio” (con il Low Cost è impossibile quantizzare la prima delle due componenti del pacchetto “aereo + albergo”).

La Spagna oltre Madrid e l’Andalusia
La poca presenza italiana, poi, potrebbe anche essere spiegata con la scarna promozione dell’Aragona nel Belpaese. Colpa di quella bislacca legge del mercato ovviamente vigente anche nel turismo: chi ha già successo, soldi – è il caso, in Spagna, di Madrid o dell’Andalusia – investe e resta ricco mentre i meno noti o non hanno danèe o non se la sentono di rischiare eppertanto poveri restano. È però anche vero che oggidì, web imperante, chi vuole sapere e informarsi non ha più bisogno (un tempo unica ‘fonte’) del dèpliants o delle riviste turistiche (scomparse dalle edicole, e con loro le belle foto, pagate più degli articoli, e la pubblicità, pagata più delle belle foto). Ma cos’è, dov’è mai questa Aragona, chiederà il don Abbondio/lettore venuto a sapere dell’esistenza di questa carneade, poco conosciuta Comunidad spagnola (idem accade alla a me cara Extremadura, evidentemente sono un paladino dei deboli, l’avvocato delle cause perse, ma che gusto c’è, e come si fa, a scrivere che è bella Marbella?).

Da sudditi di un tempo… a viaggiatori
E dire che molti italiani dovrebbero sapere cos’è l’Aragona, datosi che i loro progenitori ne furono sudditi. Per più di tre secoli (dal ‘200 al ‘500) tanto sud Italia (isole … comprese) prima di appartenere alla Spagna unificata fu parte integrante del regno di Aragona. Che comprendeva il Condado di Barcellona, talchè sarebbe meglio definire aragonesi le tradizioni catalane vantate ad Alghero e nel resto della Sardegna. E i Vespri Siciliani altro non furono che la cacciata di quei balossi dei francesi (Mala segnoria, “l’ha detto” Dante nel “Paradiso”) da parte dei siculi (che divennero aragonesi poco prima dei sardi). Nell’immaginario di tanti italiani in partenza per la Spagna, Zaragoza, capitale dell’Aragona dovrebbe pertanto ‘contare di più’ di Barcellona (Ciudad Condal, solo comitale, non reale). Salvo il mare, in Aragona trovi tanto, e soprattutto, nel nord, il contrario del mare, quei monti, di nome Pirenei, che almeno d’estate una visita la meriterebbero (mentre d’inverno, ancorchè non manchino belle stazioni invernali, l’italiano, si sa, non lo schiodi dalle Alpi).

Il bello dell’Aragona
Il tanto, in termini turistici, proposto dall’Aragona, spazia dall’arte (basta un nome: Goya) alle tradizioni religiose (la Vergine del Pilar è sinonimo di Hispanidad: nella magnifica basilica barocca sulla riva dell’Ebro sono presenti tutte le bandiere dei Paesi americani di lingua castigliana); dalla storia (aragoza, la romana Caesarugusta poi araba Saraqusta, le preservate macerie di Belchite risalenti alla tragica Guerra Civil ricordano gli Orrori della Guerra descritti da Goya) alla Natura (inquietante transitare nei Monegros, un brullo territorio quasi desertico scenario di Jamòn Jamòn di Bigas Luna). Per non parlare dell’architettura (a Zaragoza l’araba Aljaferìa è seconda, in bellezza, solo alla granadina Alhambra e a Teruel incanta il mudèjar). E ad attrarre il nostrano turismo in Aragona ci sarebbe pure la gastronomia, “innaffiata” pure da buoni vini (Calatayud, Campo de Borja, Cariñena, Somontano), ma a due condizioni: che al viaggiatore piaccia una cucina semplice, casareccia (tutto il contrario delle raffinate elaborazioni di moda nel nord della Spagna) e non gli venga l’uzzolo di misurarsi a tavola con gli aragonesi (i maños sono tremendi mangioni, sfidarli può costare tanti Alka Seltzer).

Il “safari” del tartufo nero
Chi poi si dirige a Compostela a riverire Santiago può percorrere un Camino Aragonès che, valicati e lasciati sulla destra i Pirenei, si addentra in bei paesaggi boschivi e visita il monastero di San Juan de la Peña in un paraje naturale di assoluta bellezza. Mediante la suesposta, goffa non meno che disordinata descrizione (roba da dèpliant di Oficina del Turismo, e mi scuso) ho tentato di spiegare “perché conoscere l’Aragona”. Ma sarebbe anche d’uopo, con un po’ più di ordine e precisione, segnalare e commentare qualche bel itinerario: è ciò che farò (alla prossima puntata) ben documentato grazie a una bella gita – si è pure affrontato un safari al tartufo nero, divenuto assai di moda nella bassa Aragona – compiuta (ma non sull’Arca) col mio amico Noe, bravo tour operator incoming in quel di Zaragoza. (1 – continua)

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ARAGONA … IL BELLO DA SCOPRIRE (2)

Arte (Goya), storia (Roma imperiale, arabi, Belchite), Natura (Monegros), Archiitettura (stile Mudèjar) … l’Aragona ”vale un viaggio”…
gpb x mondointasca del 18/4/13

Catello di Sàdaba, Aragòn

Catello di Sàdaba, Aragòn

In Spagna mica ci sono soltanto Madrid, Barcellona, Formentera, Marbella, l’Andalusia e le Canarie. Chi desidera compiere una breve gita circoscritta nella sola Comunidad de Aragòn non sbaglia ricorrendo al Fly & Drive
Spiegato perché non è giusto snobbare l’Aragona negandole una visita, avevo dimostrato la validità della sentenza segnalando, alla rinfusa, l’esistenza di svariate cose da vedervi, di ogni ordine e tipo. Mi riferisco a tante vestigia storiche (Caesarugusta, Roma imperiale), bellezze naturali e artistiche, su tutto il barocco della basilica di Zaragoza e, a Teruel, una chicca, 4 chiese e campanili, magnifici esempi del mudèjar, il curioso stile architettonico mutuato da vicende storico – religiose. Con la Reconquista (XI – XV secolo, cominciata da El Cid, da non confondere con … Charlton Heston che lo interpretò nell’omonimo kolossal hollywodiano), molti artisti musulmani che decisero di rimanere nei territori rioccupati dai cristiani si ritrovarono col problema (l’Islam non lo permette) di decorare chiese e luoghi sacri senza effigi ed immagini umane. Eccoli pertanto a dover inventare disegni, ghirigori, composizioni geometriche, decorati con fiori o quant’altro passa madrenatura usando mattoni, terracotta, ceramiche dal grande effetto cromatico e ottimo gusto artigianale (che tuttora si apprezza nei suk del mondo arabo).

Aragona, un “must”
Dimostrato il must (obbligo, per i turisti yankees) di visitare l’Aragona, eccomi moralmente e costretto a suggerire dove andare. Un problema non da poco (non invidio le guide – tutti i giorni a ripetere le stesse identiche cose all’anonimo gregge turistico – nemmeno quando cuccano le provvigioni e mangiano e bevono gratis). Ma per fortuna sono fresco reduce da una bella Gita Aragonese con Noe Larraz Ortega, zaragozano tour operator incoming . Per inciso (meglio precisare, con quei fanatici dell’Adiconsum eternamente richiedenti rimborsi per truffe o gherminelle in verità talvolta perpetrate) alla faccia di tanto biblico nome la sua Noe Travel porta in giro i turisti in bus e non sull’Arca (ma su richiesta lo potrebbe, viste le generose dimensioni del rio Ebro, linfa vitale della Comunidad de Aragòn).

Fuori dai soliti itinerari iberici

Belchite (Guerra Civile 36-39)

Belchite (Guerra Civile 36-39)

Si parta allora per l’Aragona, anche perché, lo dico da sempre, in Spagna mica ci sono soltanto Madrid, Barcellona, Formentera, Marbella, l’Andalusia e le Canarie. Chi desidera compiere una breve gita circoscritta alla sola regione non sbaglia ricorrendo al Fly & Drive: vola a Zaragoza dopodiché, se necessitano info e consigli pensa a tutto Noe. Mentre i tanti che restano aficionados al turismo automobilistico (o le comitive in bus) e per cultura o balneazione programmano un più lungo viaggio in Spagna l’Aragona è a portata … d’auto. Nel senso che, dopo Barcellona, chi va a Madrid lasciata la Catalogna entra nella regione; chi invece prosegue lungo la costa mediterranea ha l’Aragona poco distante, sulla destra. Una visita pertanto facile, soprattutto se si tiene conto che l’itinerario suggerito, iniziante a Zaragoza, si conclude a Teruel, nel sud dell’Aragona dopodiché chi era diretto a Madrid ha solo poca strada per raggiungere la capitale spagnola e chi doveva costeggiare il mare vi ritorna a Sagunto, Valencia.

Da Zaragoza in giù, cosa vedere
Si fa quindi riferimento all’Aragona centro-meridionale, da Zaragoza ‘in giù’, rinunciando pertanto alla pur bella parte settentrionale pirenaica: ma per l’italiano, si sa, ci sono solo le Alpi e non le tradirebbe nemmeno per il Camino Aragonès (di Santiago) con visite della fortificata Jaca, del monastero di san Juan de la Peña e dalla medioevale Sos del Rey Catolico. A est di Zaragoza, curioso il paesaggio dei Monegros, territorio brullo e arido, scenario del film Jamòn Jamòn del da poco scomparso Bigas Luna, mentre a ovest Tarazona (curiosa una Plaza de Toros ottagonale) e a Calatayud (nome che più arabo non si può) possono valere uno stop. Ma è soprattutto lungo l’itinerario consigliato (dal già lodato Noe e con lui percorso) che l’Aragona appaga chi le dedica un po’ di tempo. Quanto a Zaragoza, ritenendo superfluo ricopiare i nomi di posti e monumenti già descritti nei soliti dèpliants turistici, caldeggio invece (proprio perché poco magnificato) una visita al cinquecentesco Patio de la Infanta (meritoriamente sponsorizzato dalla IberCaja) eccellente esempio del arte plateresco renacentista.

“Pappate” che valgono una gita
Nella gita da Zaragoza a Teruel, non ho pensato solo a mangiare e a bere ancorchè una delle motivazioni consistesse nella mia conoscenza della Trufa Negra (tartufo nero) la cui coltivazione (si è scoperto che è possibile, non lo sapevo) è divenuta buon business nel sud dell’Aragona (ma francamente, noblesse oblige, come può un caballero nacido nel Vej Piemont, io, dedicare attenzioni a un melanosporum, paria della eccelsa e vabbè pur tragicamente carissima bianca Trifola albesa?). Prima di una buona pappata a Cariñena (l’omonimo vino è uno dei 4 doc aragonesi), a un tiro di schioppo ecco Fuendetodos, casa natale del grandissimo Goya) e Belchite, rovine divenute museo all’aria aperta della Guerra Civile. Informato Noe che già conosco, a est, la monumentale Alcañiz e la rumorosa Calanda (tamburi a gogò suonanti a Pasqua e in più vi nacque Buñuel), si punta verso sud. Perché di bellezze da godere ve ne sono tante.

Teruel a misura d’uomo

Paesaggio aragonese

Paesaggio aragonese

In primis, Teruel, tanto a misura d’uomo (meno popolata capitale di provincia della Spagna) quanto deliziosamente visitabile per il suo (già descritto) mudèjar e il mausoleo dei celeberrimi non meno che strappalacrime Amantes (appunto de Teruel). E ‘a destra e a sinistra’ di Teruel tre località che un bravo viaggiatore non può ignorare. L’incredibile (provare per credere) Albarracìn, perla del Camino del Cid , la storia allo stato puro (ai 1200 metri di un recondito paese dell’Aragona). Incuriosiscono, poi, i nomi di due assai belle località a ovest di Teruel, verso il Mediterraneo: Rubielos de Mora e (pensa tu che fantasia ‘sti aragonesi) Mora de Rubielos. Roba da andarci solo per i nomi. Poi, però, quando sei lì (e trovi pure da dormirvi assai bene) scopri che un glorioso passato (case e palazzi d’epoca, collegiate e chiese con preziosi retablos) risale addirittura ai tempi della Reconquista (quella del Cid, da non confondere con … Charlton Heston).
Muchas gracias, all’aragonese Noe.