Nel sud della regione, quella a contatto con l’oceano Atlantico. Terra del flamenco, del buon cibo, delle feste, della gioia di vivere. Una perfetta “zingarata” con gli amici del club taurino milanese, per apprezzare la cultura e le bellezze artistiche di questa parte di Spagna che profuma di storia

Come già precisato nel precedente scritto, il Club Taurino di Milano ha pensato bene di ingaggiarmi nuovamente nonostante gli abbondantemente superati limiti di età (e visti i lunghi tempi della prima, lontana militanza, avrebbero anche voluto arruolarmi come “socio ad honorem”, qualifica che ho prudentemente non meno che gentilmente preferito non accettare in quanto – me lo insegna l’esperienza – anticamera del meno allegro status di “socio alla memoria”). E per acconciamente inserirmi nella loro attività, dopo un laborioso esordio come ‘socio tagliatore’ del divino Jamòn de Pata Negra de Bellota-ghianda (ore e ore ad affettare durante le agapi sociali) sono stato financo cooptato in una bella zingarata in Andalusia e Portogallo.

La cultura del “mangiare”

pata-ngra-montesierraScopo della gita, ça va sans dire, gli allevamenti di toros, ma fosse solo per seguire il mio consiglio di non affossarsi in una monocultura, per intrigante che possa essere la tauromachia, si è pensato bene di dedicarci anche ad altri piaceri, tipo il Flamenco e il mangiare (termine volgaruccio, ma sono francamente stufo della parola Enogastronomia, che palle, manca solo che la pronunci il Papa durante l’Angelus).
Raccontate nell’ultimo scritto le vicende portoghesi (con identikit e foto di un glorioso bacalhau con aglio e patate gustato a Evora) passo a narrare cos’è accaduto in quel territorio (provincia di Cadice) che ha come epicentro Jerez de la Frontera. E avvicinandosi la stagione dei viaggi e delle vacanze, tento di dare un taglio “propedeutico” a quanto scrivo (più semplicemente preciso dati e posti di modo che questo articolo possa fungere come miniguida).

Jerez: musica e balli, cavalli e spettacoli

jerez-flamencoA Jerez de la Frontera ho assistito alle serate finali del Festival del Flamenco (giunto alla 18ma edizione). Una manifestazione (durata 15gg fine febbraio–primi di marzo) che suggerisco a chi ama la Spagna soprattutto per il folclore, e dio sa quanto il Flamenco ne esprima. Molto divertente, poi, la programmazione: oltre a spettacoli ed esibizioni in teatri e grandi spazi, si ascolta Flamenco nelle peñas (circoli di appassionati) nei bar all’insegna di grande spontaneità (il cortese lettore resterà deluso ma io lo dico: da queste parti hanno la musica nel sangue). Uno stop a Jerez (anche non durante il Festival)? Eh sì, perché una visita alle Bodegas interessa eccome, eppoi uno spettacolo della Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre te lo ricordi per tutta la vita. E già che mi trovavo a Jerez sono andato (chilometro tre della strada per Trebujena) a cenare dal mio amico rociero (ci conoscemmo durante la pentecostale Romerìa del Rocìo, quest’anno a metà giugno) Josè Caballero Nuñez dueño-padrone del bodegòn-ristorante di campagna; un po’ le romane hostarie fuori porta (che però nel menu non esibiscono gloriose costolette d’agnello, uova strapazzate con asparagi di bosco e lagrimas/-lacrime de cerdo iberico).

Guadalquivir, pesci di fiume e aree protette

sanlucar-de-barramedaA meno di mezz’ora d’auto eccoci a Sanlucar de Barrameda alla foce del Guadalquivir (dall’altra parte – collegata col bel vaporetto San Fernando – l’ecologico Coto de Doñana, tanti e interessanti gli uccelli, soprattutto in primavera, meno visibile la scaltra – eppoi esce solo di notte – Lince iberica, accontentarsi di vederla in gabbia). A Sanlucar grandi magnate di pesce al Bajo de Guia (ristoranti lungo il fiume, il Bigote è quello che se la tira di più, ma visti i prezzi del pesce a Milano si può andare tranquilli).
Da Jerez, lasciata Cadice sulla destra, procedendo verso la costa atlantica (siamo dalle parti del nelsoniano Capo Trafalgar) è saggio fare un salto (nel senso che si sale) a Vejer de la Frontera con bella vista sulla costa atlantica.

Lungo la costa dei tonni

tonno-sottolio-e-peperoniMa è a Barbate (a cui un tempo si aggiungeva de Franco, meglio lasciar perdere), grande centro pesquero (soprattutto tonni) che caldeggio una bella pappata di pesce. Suggerimento che omaggio alla gente pratica, senza fronzoli, non certo alle signore-bene, datosi che il Club de Pesca El Atùn-tonno più che un ristorante è un circolo di pescatori (lo dice il nome) ma sai che leccate di baffi (Ortiguillas-anemoni di mare o attinie fritti, tonno affumicato con cipolla glassata).
Sulla costa, a 10 minuti d’auto da Barbate, stop a Zahara de los Atunes (ancora tonni) lunga spiaggia sabbiosa (anni fa a metà agosto eravamo quattro gatti) e patria del grande, sfortunato torero Paquirri. Si entra nell’interno e dopo un stop a Medina Sidonia (da Sido, Sidone, origini fenicie?) ex capitale di un potente ducato (e prima fortezza araba) si salga a Arcos de la Frontera, che posizione meravigliosa vanta il Parador (davvero un posto in cui portare la morosa, con tutto il rispetto per la moglie). Si torna a Jerez, altra serata di Festival del Flamenco. Olè!