Lontane non meno che abborracciate vicende vissute durante gite nel mondo al seguito di palle, racchette e players  ….

Come accennato nella precedente puntata (dedicata alla più importante trasferta di Coppa Davis, in Cile, 1976, in quanto prima vittoria italiana, la racconta Lucio Biancatelli in “Storia di un trionfo”) ho partecipato – organizzandole, e in alcuni casi fungendo pure da cronista – a tante trasferte al seguito della nazionale del Belpaese in occasione di matches aventi in palio la Coppa Davis (antan detta anche, assai impropriamente, “insalatiera”, per il giusto disgusto di Rino Tommasi). E in quegli anni, in giro per Davis si andò parecchio (6 finali tra il ’60 e il ’98, e ben 4 in 6 anni…).
Provo a ricordare (col cosiddetto beneficio di inventario, “è passato tanto tempo” avrebbe il Bogart/Rick di “Casablanca”) a la buena de diòs, direbbero i miei amici spagnoli, limitando la narrazione a vicenduole e mininotizie extra o solo indirettamente tennistiche (laddove mi guarderei bene dall’invadere il campo, nel senso dei suoi meravigliosi scritti del mè amìs Gianni, e aggiungo Clerici solo per l’anagrafe).

Calcutta, India – Italia, giudice di linea conturbante, e con berretto….

Allora… Brasile – Italia, si finì (si disse per le solite ragioni politiche) a Maceiò (1996) un posto abbastanza poco noto (vabbè capitale dello Stato di Alagoas, ma il Brasile, si sa, è terra selvaggiona) in un tribolato match che, rallegrato dall’esordio di Pescosolido, fu invece vessato dalla pioggia. Tanta chuva a tal punto che gli ombrelli erano più importanti delle racchette (e per quanto mi riguardava, spellare in piena notte al dimafonista il meteo di quell’umidissima città atlantica, non fu per certo motivo di grande vanto).
Non che consideri Mestre terra straniera, ma l’incontro Italia – Romania (2/4 agosto, 1974, madonna quanto caldo, forse voluto per vessare Tiriac e Nastase, col risultato che però disidratò pure noi aficionados e addetti ai lavori….) mi aiuta a rammentare che, due anni prima, in trasferta a Bucarest (Stadio “Progresul”, te pareva, 13/15 ottobre 1972) ebbi modo di assistere al più grosso furto mai perpetrato nella storia dello Sport (nitido il ricordo di un imbarazzatissimo non meno che bassotto giudice di linea che, sovrastato da un troppo alto Stan Smith dallo sguardo beluino, faceva spallucce quasi per spiegare che lui, quella palla yankee doveva proprio chiamarla fuori).

L’Italia con quel po’ po’ di Assurri e la Spagna con un equipo solo un pochino inferiore, non potevano non incontrarsi con frequenza. Ecco pertanto andar per Davis ben due volte, in breve lasso di tempo, nella terra da me querida. A Barcellona (fine Luglio 1977) laddove al dramma di dover assistere a un infinito Orantes – Barazzutti (7/5, 7/5, 6/1) depressi da un tremendo caldo afoso, si dovette pure assistere all’Esordio Tennistico di Serafino, a quei tempi Stella delTifo Becero e Svaccato (al tutto aggiungere, nel succitato caldo afoso, 180 kg sudaticci quasi certamente non visitati da lungo tempo da acque e sapone). Meno dramatic (come dicono a Hollywood) fu la trasferta a Madrid (Davis 1994) solo che non ho ancora capito perché il Canè, incazzato come una pantera (e come da copione) prese di mira una mia bella morosa (ma niente di personale, si intende) insultandola, a ogni punto perso, con commenti e inviti sexy che la ragassola, così perbenìno, forse non meritava.
E
riecco Serafino (Usa 5 – Italia 0, dicembre 1979) solo che, invece di annusarlo all’aria libero del barcellonese Club Conde de Godò ci toccò goderne i profumi sul (ahinoi lunghissimo) volo Milano – San Francisco. E giunti colà il mega (non si fa per dire) tifoso assurro si esibì in show di un certo spessore (si arenò in mezzo al campo, a quel punto non escudendosi una rimozione mediante caterpillar).

Ma a proposito di locations scelte per disputarvi i matches di Davis, continuo a chiedermi perché mai i British  scelsero Telford (1984 Gianni Ocleppo eroe) vabbè sintetico indoor ma (turisticamente parlando) pure (pardòn) buco del sedere della perfida Albione.
Ad ogni buon conto, prima di finire questo Amarcord Davisiano rammentando (direbbero gli spagnoli) destinos de habla inglesa, ricordo la Finale 1980 nella romantica (ma pure tristarella, sorriso di Lendl docet) Praga: una bella (fa pure rima) “paga”, 5 a 0, ancorchè (molto) lenita, almeno per l’80% dei gitanti, dal dettaglio che al nero la corona valeva niente e, i più, le corpivendole abbondavano (cenetta e mancetta al portiere notturno).    

Sempre Emglish spoken, ma molto più belle (e di molto) di quella aTelford, le Gite per Davis nelle ex colinie British Empire.
Lungo oltre misura (al largo, sull’Atlantico) il volo da Lisbona a Johannesburg per Sud Africa – Italia (1974), ma solo perché se il comandante avesse sorvolato l’Angola ci saremmo ritrovati sotto il sederun gentile razzo terra/aria dei combattenti Anti Apartheid, da cui si evince che da Jnb si compì doverosa (Mandela, bastava la parola) escursione a Soweto, a Capetown e alla Boera Pretoria. .
Alexander batte Panatta e fu così 4 a 1, Davis all’Australia, 1977 a Sydney, non senza gita a Bondi Beach (ricordate? Mondo cane di Jacopetti, la parata dei Life Savers al ritmo del l meravigliosoMore, di Riz Ortolani), scatto una foto al Franco Fava (colà in maratonesco allenamento) e ne fanno un jigsaw.

Viepiù bella fu poi la trasferta a Calcutta per India – Italia (marzo 1985) con ovvia non meno che canonica visita a Madre Teresa (altro che i sullodati sexyozi di Praga….) e in Nepal, laddove, a Kathmandu trovai i più umili campi tennis da me visti (lasciate in regalo alcune racchette dei miei turisti….ma quanti sorrisi arrivano sempre dai più poveri… mah…).

Tennis in Nepal, poveri, ma contenti… (raro – in ambo i casi – tra i ricchi…)

Last but not least, come dicono gli inventori del Tennis, la Gita in Corea, 1987, a Seul. Proprio una bella gita (con un doveroso stop per vedere la capitale di quello che nel giro di pochi lustri sarebbe divenuto, a conti fatti, il Paese più anti Usa del pianeta, e mi riferisco a Pechino). Nella capitale della Corea, il Paese della Quiete del Mattino  (non so nel Nord del Caro Leader), grande il mio piacere nel degustare generose quantità di aglio donato omaggiato nel mercato di Eat Won (e non male il Bulgogi, fette di mazo grigliate e gratinate). E, highlight della gita, dal balcone di un ristorante, un imperdibile “Granada” da me tenorizzato a coronamento dei festeggiamenti per il compleanno genetliaco del grande (non solo tennisticamente parlando) Gianni Clerici, 24 luglio. Entusiastica folla applaudente nella piazza sottostante. Nonostante la pioggia. Per la cronaca, Italia 3 – Corea 2.

per mondointasca.org