1… NEPAL, KATHMANDU, 1985 Foto del Tennis Club della capitale nepalese raggiunta in gita post match di Coppa Davis a Calcutta, India – Italia 3-2 (starring i fratelli Anand e Vijai Amritraj, quest’ultimo diverrà poi attore in un film di 007). Pensi al Nepal e ti immagini vette over 8000, eppertanto ti aspetti una capitale almeno simile a Cervinia o Zermatt. Invece ti ritrovi in una grande città, vabbè non s.l.m. (siamo a 1400 mt) ma montagnosa il giusto. Se invece si parla di Tennis, l’innegabile modestia del campo (vedi foto) può impressionare e così è accaduto a noi, talchè si pensò bene di lasciare indumenti e quant’altro tennistico era in nostro possesso. Tra una aficiòn forse non numerosa la passione comunque c’è, fosse solo perché il tennis è invenzione British, del cui Empire vittoriano il Nepal è stato un’appendice (e Calcutta costituì la massima espressione). Questa escursione valeva la pena, fosse solo per aver conosciuto un angolino nascosto dell’Asia. Una bella gita, quella della Spedizione Tennistica italiana, nel Nepal e a Calcutta (intristita soltanto dalla visita a Madre Teresa … ma ogni tanto un po’ di meditazione non guasta…. ) …..
2 … SVEZIA, BAASTAD (si scrive così –e si pronuncia O- o almeno lo scrivono i dirimpettai danesi, mentre i padroni di casa mettono, su una A sola, un circolino, un piccolo zero, operazione però difficile per computers non ‘svenska’). E’ una cittadina della Scania, circa 15.000 abitanti, molti di più durante la stagione balneare che poi corrisponde a quella tennistica. Oltre a matches di Coppa Davis, vi si svolge in luglio il più importante torneo di Svezia e, almeno un tempo (è un po’ che non vado), giocatori & aficionados vi accorrevano numerosi, alla caccia, i secondi, di bionde vikinghe (si diceva, almeno un tempo, estremamente libere nel senso di disinibite, e ci siamo capiti), mentre i primi, i giocatori andavano a caccia sia delle vikinghe sia del monte premi. Il torneo di Baastad era (e ritengo sia ancora attualmente) il clou della mondanità estiva svedese nel pieno di una stagione breve ma sufficientemente calda. Tale, ad esempio, da permettere la maturazione delle pere che noi giovani nonchè squattrinati aficionados (al tennis e alle vacker/belle svenska flykor/ragazze) si andava a fregare nottetempo per mandar giù qualcosa, oltre ai deliziosi, tradizionali e canonici gamberetti del Mar Baltico. Che però (la corona valeva ben 120 lire) costavano uno sproposito (né potevano lenire una fame cagionata da insonni notti, talvolta sexy, ma poi mica tanto, perché a conti fatti si scoprì che si sarebbe ugualmente scopato, vabbè, forse un filino meno, anche andando da Novara a fare il filo alle commesse della Standa di Vercelli). L’importanza del torneo (e dei matches di Davis) nonché l’amore degli svedesi per la pompa e la solennità (trombe come al conferimento dei Nobèl) spiegano perché un torneo di tennis (o un match per una “insalatiera” devono obbligatoriamente aprirsi con tanto di trombettieri, vedi foto.
3 … SANTIAGO, CILE, 1976 Finale (e trionfo italico) di Coppa Davis, che poi non trattasi (meglio chiarire sennò Rino Tommasi si adonta, così come non ama la parola Finalissima) della erroneamente detta “insalatiera” bensì di quella argentea “Bowl” usata nelle famiglie chic degli States per contenere il canonico Punch (quante volte abbiamo visto nei film, versarlo con altrettanto argenteo mestolo). Ma non fu per questo che per 75 anni la Cup risultò un oggetto sconosciuto, quindi mai vinto dal Tennis Italiano (mentre i “Moschettieri” francesi, tra le due Guerre mondiali e per ben 5 volte, interruppero le vittorie di squadre english speaking). Movimento (ma perché quando quelli della tivù parlano di uno Sport usano ‘sta parola che sa tanto di traffico stradale? mah) tennistico infine felice, che spero di non infastidire se malignamente commentassi che (forse forse) se in quell’anno di grazia 1976 l’Unione Sovietica non si fosse rifiutata di giocare col Cile in quanto squadra del dittatore Pinochet (forse credevano che Stalin fosse diventato Madre Superiora dei Soviet mediante elezione a scrutinio segreto) col cavolo che l’Italia l’avrebbe vinta, la Coppa Davis…. . Nè conta ormai più di tanto ricordare che mentre non si voleva che gli Assurri andassero a tentare di (poi) vincere la Davis, da anni la squadra ciclistica dilettanti della Fiat se ne andava a correre il Giro del Cile senza che nessuno facesse un plissè (è la politica…. baby).
Ma questa, avrebbe detto Kipling, è un’altra storia. Dopodichè, non mi resta che ricordare la simpatia (l’Italia tennistica avrebbe potuto opporre il ciccioso non meno che laido Serafino, stavolta, fortunatamente, assente) del “trombettiere carica” vedasi foto, e concludere che la gita in Cile risultò assai divertente e istruttiva …. la gelida –ce credo, nella antartica corrente di Humboldt- nuotata a Viña del Mar ancorchè si fosse in dicembre –mese, laggiù, notoriamente caliente- …. le casas de putas e i toques de queda …. le corse al ministero degli esteri per saperne di più circa sul canje, lo scambio del filosovietico Corvalàn con il filopinochetiano Bukovsky …. le belle ragassole in Avenida Providencia …). Si vas para Chile…
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