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gpb x Què Tal? N° 2 Febbraio 2006

GRANADA CUBIERTA DE FLORES … Y DE NIEVE …DE LA SIERRA NEVADA ….

Notti 'flamencas'

Notti ‘flamencas’

Quando il grande Agustìn Lara (El Flaco de Oro, mitico compositore messicano) nel ’32 dedicò a Granada l’omonima canzone –bellissima, ancorché non vi fosse mai stato, e lo stesso accadde con altre città spagnole- esaltò il cantar que se vuelve gitano, las tardes de toros, los ojos moros, la Virgen Morena elas Lindas Mujeres ma dimenticò le nevi della Sierra Nevada.

A parziale giustificazione si può commentare che il candido manto invernale ha da sempre costituito il magico sfondo della magnifica Alhambra –il rossobruno della fortezza ritagliato sul bianco delle nevi, una visione, come si dice, mozzafiato- mentre la Sierra Nevada è divenuta solo recentemente –dando ulteriore notorietà alla già splendida Granada- un importante complesso turistico dello sport bianco.

A prima vista, se parla di Spagna e si fa riferimento ai più noti e ricorrenti stereotipi turistici, il sole, le spiagge, gli scamiciati in corsa con i tori, la movida, le Ferias con i variopinti trajes de flamenca esibiti anche nelle assolate romerias, l’ultima cosa cui si pensa sono gli sport invernali, al bianco di fredde montagne. A ben ragionare, invece, e calcolando che in Spagna non fa poi così caldo (a fronte di latitudini abbastanza basse vanno considerate la non indifferente altitudine media dell’ampia Meseta centrale e altri fenomeni meteorologici collegati alla morfologia della penisola) diventa logico accreditarle belle stazioni sciistiche invernali. E non solo nei Pirenei, dove eccelle Baqueira Beret (“ci va il re”) in provincia di Lleida, Candanchù (Huesca), La Molina (Girona). Ma anche (vedi www.teleski.com ) sulle catene montagnose centrosettentrionali, leggasi la Cordillera Cantabrica, il Sistema Iberico, il Sistema Centrale (si scia sulla Sierra de Guadarrama, più sotto, in lontananza, Madrid).

Ma dai Pirenei all’Andalusìa il passo è davvero lungo, ed è quantomeno ardito pensare a uno slalom o a una gara di sci di fondo quasi in vista delle Colonne d’Ercole e a breve distanza da bodegas ricche di vini resi profumati e vigorosi da un sole cocente.

E invece siamo sulla Sierra Nevada, un “doppio” fenomeno, della natura e del turismo, soprattutto perché in simbiosi con le bellezze di Granada. Altre località nel mondo (ma non tante, tra le più citate Taormina e Beirut) possono vantare l’intrigante piacere di sciare e un’ora dopo nuotare nell’azzurro di un mare delizioso. Ma su tutte prevale l’offerta della Sierra Nevada, che sbanca le rivali aggiungendo a Mare e Neve il fascino di monumenti divenuti Patrimonio dell’Umanità.

Fino alla fine del XIX secolo la Sierra Nevada (sovrastata dal Mulhacen, 3.482 m. e del Veleta, 3.398 m., a nord Granada, a sud la Alpujarra e il Mediterraneo), oltre che da incomparabile marco, cornice dell’Alhambra servì da ghiacciaia dei suoi inquilini (i re Nazarì fino al 1492, in seguito gli antenati del re Juan Carlos). Neve e ghiaccio sempre disponibili (anche d’estate si osserva qualche traccia bianca sotto i due picchi) e quasi a portata di mano (circa 35 km in discesa si percorrono velocemente anche con i mezzi di una volta). Una funzione davvero encomiabile se si pensa che la Sierra Nevada e Granada sono geograficamente poste, all’incirca, alla stessa latitudine di Algeri.

Folklore andaluso

Folklore andaluso

A sfruculiare la voglia di freddi sport nordici in Al Andalus (fino ad allora nota soltanto per i vini, sinonimo di sol embotellado) fu lo scrittore granadino Angel Ganivet, console di Spagna a Helsinki a fine ‘800. Perché, scrisse a un giornale della sua città, non creare nella Sierra Nevada una Finlandia Andaluza?

La risposta fu immediata con la creazione (1898) della Diez Amigos Limited, nel 1912 trasformata in Sociedad Sierra Nevada, la terza società in Spagna (prima in Andalusia) dedicata allo sviluppo dello sport e del turismo. La volontà e la decisione di questi tentativi pionieristici erano inferiori soltanto alle precarie condizioni economiche dell’Andalusia e alle difficoltà morfologiche del territorio (solo negli anni ’20 cominciò la costruzione di una carretera e di un ferrocarril electrico).

La Guerra Civil (1936-1939) e quanto ne conseguì spiega il lungo oblio del turismo nella Sierra, databile dal 1932 (organizzazione di un Premio sciistico Hispano Andorrano) al 1964 (creazione della Cetursa, Centros Turisticos S.A.,la società che tuttora gestisce la Estaciòn de Esquì e tutto lo sviluppo turistico nella zona, www.cetursa.es ). Dall’ultima data, con la successiva costruzione di una Telesilla e poi di una Telecabina, lo sciandaluzo finiva di essere circoscritto a pochi intimi e diventava uno sport in crescente popolarità. A fine anni ’70, avvenimento abbastanza impensabile per nomi da sempre abbinati alle grandi stazioni sciistiche delle Alpi, si cimentarono sulla Sierra Nevada i grandi Stenmark, Moser-Proell, Klammer, Morerod. Eccellenti presenze che anticiparono i Campionati del Mondo del 1996, preceduti da una curiosa vicenda. In realtà la massima prova sciistica era stata assegnata alla Sierra Nevada l’anno prima, ma si dovette annullarla per mancanza di neve (unico caso registrato in un secolo di statistiche!).

L’alto livello dell’offerta sportiva raggiunto dalla Sierra Nevada diventa eccellente se si considera il valore aggiunto costituito dalla possibilità di visitare e vivere –a brevissima distanza- la magnifica Granada.

Dale limosna, mujer, que no hay en la vida nada como la pena de ser ciego en Granada … con questa struggente invocazione immortalata sulle mura dell’Alhambra e citando odi e canti dedicati da tanti poeti e scrittori alla città di Garcia Lorca, si rischia di cadere nel trito e nel banale. Ma è d’altro canto estremamente difficile e, appunto, rischioso, descrivere ciò che (direttamente o indirettamente) è noto, conosciuto -oggidì le moderne tecnologie fanno vedere un posto, una località, prima ancora di esservi stati-.

Non è pertanto il caso di procedere all’ennesima spiegazione della Alhambra e del Generalife o addentrarsi nei dettagli della Capilla Real, tanto meno suggerire shopping nella Alcaicerìa.

E’ invece assennato consigliare al visitatore una meditata (meglio se solitaria, e comunque non di gruppo) visita dell’Albaicìn (sulla destra delrio Darro, sotto la parte più estesa delle mura dell’Alhambra). Nelle stradine di questo pintoresco barrio, Patrimonio dell’Umanità, il curioso voglia riconoscere e visitare (l’andaluso è persona gentile e accogliente) uno dei tanti carmenes (il carmen è la casa di tradizione morisca, conpatio, huerta e jardìn). Inebria il profumo del jazmìn. E quando il sole comincia a degradare, tutti al Mirador de San Nicolàs ad ammirare il tramonto sulla Alhambra, beninteso con la Sierra Nevada a fare da sfondo. Più su, sul Sacromonte, resta ancora qualcosa di valido e genuino delle vicende dei gitanos, le loro cuevas, le folkloristiche e animate zambras, l’arte flamenco.

Granada, dunque, non va raccontata. Va vista. In difetto, può bastare la descrizione del saggio Ibn Batutah durante un suo viaggio per l’Andalusia: Que diòs guarde a Granada, ese lugar de reposo que alegra al hombre triste, o que protege al hombre desterrato”.

Gian Paolo Bonomi

GRANADA E LA SIERRA NEVADA

Come, dove, quando….

La Estaciòn de Esquì de Sierra Nevada è situata nel termino municipal di Monachil e si raggiunge da Granada (circa 35 km, mezz’ora d’auto) percorrendo la carretera mas alta de Europa. Altri aeroporti vicini –oltre a quello di Granada- Siviglia (250 km), Almerìa (160 km), Malaga (125 km). Regolari collegamenti in autobus da Granada sono gestiti dalla Autobus Viajes Bonal (tel. 34 958 46 50 22). Sierra Nevada dispone di unaparcamiento subterraneo (il più grande di Spagna) di 2.644 veicoli e uno exterior per 1.000 auto e 100 bus. La Estaciòn è divisa in 6 zone:Veleta, Laguna de las Yeguas, Borreguiles, Loma Dilar, Parador, Rio. Sono disponibili 84 km di piste, per ogni livello di capacità, 23 i remontes, impianti di risalita (telecabinas e telesillas). L’offerta alberghiera della Sierra Nevada comprende 5 alberghi 4* (Kenia Nevada, Maribel, Melià Sierra Nevada, Melià Sol y Nieve, Rumaykiyya) e 6 alberghi 3* (Ghm Monachil, El Lodge, Mont Blanc, Reino Nevado, Trevenque, Ziryab). Altre attività: sci notturno, la slitta, Trineo con cani nordici, lo sci di fondo, lo slalom parallelo, le Camaras Neumaticas. All’arrivo delle piste sono disponibili 9 ristoranti: a Borreguiles la Bocadilleria El Campanario e i ristoranti Monachil, Borreguiles e Navasol (paella), ai piedi delTelesilla Stadium il Genil. In normali condizioni atmosferiche la stagione sciistica comincia in dicembre e termina in aprile. Sito de Sierra Nevada www.cetursa.es

ALPUJARRA

Delimitata a nord dalla Sierra Nevada (Mulhacèn 3.482 mslm, Pico Veleta 3.398) e a sud (solo 50 km) dalla Costa Granadina o Tropicalmediterranea, la Alpujarra (o Alpujarras, anche perchè appartenente alle province di Granada e di Almerìa, 1.880 kmq) costituisce un territorio intrigante sotto l’aspetto storico ed etnico. Difficilmente accessibile e non facilmente percorribile -pertanto ben isolata e con ottime opportunità difensive- la Alpujarra costituì il rifugio delle genti che dai Conquistadores di turno (Romani, Visigoti, Arabi) venivano costretti ad abbandonare la fertile pianura andalusa. La vicenda più nota si riferisce ai Moriscos, rifugiatisi a seguito della caduta del regno di Granada (1492), espulsi nel 1610 e sostituiti da Gallegos, Asturianos, Castellanos. I nuovi arrivati diedero vita a due attività oggidì vanto dell’Alpujarra: l’artigianato (tessuti e ceramica) e i prosciutti, il famoso Jamòn Granadino (curado all’aria buona tra mare e monti).

Gerald Brenan ha immortalato l’Alpujarra con Al Sur de Granada (da cui un film uscito 2 anni fa).

Da sud si raggiunge l’Alpujarra da due entrate della N-323 (Motril – Granada) e da Adra (lungo la N-340), da nord da Guadix (puerto de la Ragua). Da Granada una strada precaria valicante la Sierra Nevada, “proibita” ma percorribile e “tollerata”, è stata recentemente chiusa.