Scudo nobiliare … “Soli Lilio Patet” (Mah….).

A proposito (del bislacco titolo), mi viene un dubbio (e grazie al cortese lettore per eventuali suoi chiarimenti).
Perchè le piante, di radici, ne hanno una sola, mentre noi umani (o ritenuti tali, ma dubito, vista la Cronaca Nerissima che in ‘sti giorni ci fa vedere la tivù), di radici ne possediamo, almeno (vedi sotto) due? Mah.
Due “radici”, nel senso del padre e della madre. Con giusta, maggiore, importanza data a quelle di mammà, quantomeno dai romani (quelli ‘giusti’, gli antichi) e dagli Ebrei.
Nella antica Roma (in cui le bighe circolavano senza problemi mentre nella attuale Caput Mundi le strade sembrano il gruviera), no problem se mai il Pater fosse stato “incertus”, mentre la “Mater”, incerta non poteva/doveva esserlo “numquam”, mai… .
E parimenti, giusta la loro antica, e quindi collaudata, saggezza, per gli Ebrei è considerato “Uno dei loro” (quindi giudìo doc) chi nasce dalla… mamma (beninteso se…. ebrea), mentre poco conta da dove viene il babbo (oltretutto, con tutti quei tombeurs des femmes, che ci sono in giro, tipo il Berlusca, meglio non star lì a spaccare il capello ….).
Precisato e dissertato su quanto sopra, eccomi, finalmente (mancavo da tanto, anzi troppo  tempo) a Porlezza, lago di Lugano, nord Italia subalpino, alla Recherche delle mie Radici. Nel senso di materne, le radici, mentre quelle paterne vado ad amarcordarle con maggior, frequenza nella pascoliana Romagna solatia.

Missultin con polenta (sapori ok non da signorinette…. )

Ad ogni buon conto, molto più allegra, la Romagna (anche senza Rimini e Riccione) per il semplice motivo che, in un derby della Tristesse, a mio modesto avviso il Pascoli (San Mauro di Romagna, 1855) perderebbe di varie incollature appetto al Fogazzaro, vicentino magnagati, 1842, ma ambientatore di sfigatissime vicende (per ulteriori info leggere “Piccolo Mondo Antico”) in Valsolda, una location a due passi da Porlezza. Perché, se proprio vogliamo farne un derby, la vicenda della pascoliana Cavallina Storna non costituirà il massimo dell’allegria, ma, vuoi mettere, appetto a quell’enorme sfiga della fogazzariana Ombretta che sta giocando tranquilla in riva al lago e, patapumfete! ci casca dentro e finalmente (ancora un po’ e quel sadico del Fogazzaro ci avrebbe messo un gondoliere che cacciava a fondo la povera bimba a colpi di remo…) vi annega!!!
Mancavo da Porlezza, da un bel po’ di tempo, fin quando al Maurizio Di Lallo (che, forse solo per scimmiottare Felipe II con l’Escorial, ha scelto la lacustre località come suo Buen Retiro) non è venuto l’uzzolo di portarmici. E infatti eccomi, previa autostrada da Milano e attraversamento di Lugano. Laddove, tirato giù il finestrino mi sono ritrovato nella possibilità geografica di urlare “terùn!” ai sorpresi abitanti dell’ameno capoluogo ticinese. Oh bella, ma perchè? Elementare, Watson: dato un occhio a una carta geografica del lago di Lugano ci vuol mica tanto a scoprire che Porlezza, avita terra mia, trovasi, sia pur per minime frazioni di grado, più a nord di Lugano: da cui la legittimazione a poter definire terùn gli abitanti della citata, ridente località elvetica (o no?).

Casa Della Porta, info del Turismo locale…

Ma tiremm innanz, eccomi alla meta, ad ammirar com’è (davvero) diventata bella Porlezza in questi ultimi (tanti) lustri. E pure (sempre davvero) più sorridente, a tal punto che, se si parla di ilarità, Valsolda, o Oria che sia (la location del suesposto, tristissimo patapumfete dell’Ombretta) sembra lontano anni luce (e invece son lì a un tiro di schioppo).
Oltretutto Porlezza non è Nyc eppertanto non impiego molto a trovare la magione della mia materna dynasty, i Della Porta. E sulla facciata campeggia ancora un gran bel scudo nobiliare (roba da Gattopardo) contenente – ça va sans dire in latino – il gran bel motto “Soli lilio patet” (che, forse, vuol dire ‘Aperto solo al giglio’, nel senso di purezza, ad ogni buon conto, alla faccia dei miei studi liceali mica ho capito bene… e grz x eventuali info…). E sempre per parlarci chiaro, se mai potessi dire la mia a proposito di stemmi e motti famigliari, un dubitativo “nessuno è perfetto” mi sarebbe sembrato più umano …).
Ma proseguo con i Della Porta precisando che vanno ricordati due importanti Guglielmo. Uno, mio nonno, fu  quantomeno importante per me in quanto persona perbene (faccenda difficile in un Paese che pochi anni dopo la sua scomparsa finì nella cronaca nera tangentopoliana con la gente sotto l’hotel del Bettino).
E l’altro Gugliemo Della Porta porlezzese (1515 – 1577) fu il grande scultore (nonché, modestamente, mio avo) che abbellì Roma di eccelse statue (per info, visitare Castel Sant’Angelo).
Quanto al resto della bella gita, a Porlezza bel lungolago, relax 100%, no problem il Logorìo della Vita Moderna (garantisce il Maurizio Di Lallo), prealpina non meno che lacustre gente perbene, camping, dancing e, incastonata tra lago e bricchi, la chiesetta di San Rocco, mèta di una frequentata processione il giorno della Sua festa, 16 agosto. Quanto al palato, chi va in gita tra due bei laghi (come lo sono quelli di Lugano e di Como) degusti i Missultin (Agoni essiccati): ragazzi, quanto sapore conferiscono questi non sciccosi pesci all’umile polenta, concedendole decisi  retrogusti a gourmets che non se la tirano… . Tutti a Porlezza (a nord di… Lugano…).

per mondointasca.org