Fatti non foste per viver come bruti  ….                                      
SBAFINFO ITALICHE …
DOVE (Rovescala… Frampùl… Sutrio…)….
FRANZIA O SPAGNA PURCHE’ SE MAGNA…..
(con immodesto non meno che gratuito suggerimento ……non basta mangiare, occorre anche capire cosa si mangia, origini, come e perché ….)

Paella (in 'sto caso 'a la Olrepadana'...)

Paella (in ‘sto caso ‘a la Oltrepadana’…)

1)    27 MAGGIO ….

PAELLA A ROVESCALA  

(INFO PRO LOCO….)….

Frampùl (per gli ignoranti, Forlimpopoli) durante la Festa Artusiana...

Frampùl (per gli ignoranti, Forlimpopoli) durante la Festa Artusiana…

2)   FESTA ARTUSIANA    XXI Edizione ….24 giugno – 2 luglio 2017
“Apocalittici e integrati in cucina”

Forlimpopoli, città natale di Pellegrino Artusi, festeggia il suo illustre concittadino con 150 appuntamenti, una ventina di incontri sul cibo, 60 ristoranti, spettacoli, cucine del mondo e tanto altro. La XXI edizione celebra il ventennale della morte dello studioso Piero Camporesi, colui che coniò la celebre frase “l’Artusi ha fatto per l’unificazione nazionale più di quanto non siano riusciti a fare i Promessi sposi”.

Forlimpopoli (Fc) – “Il libro, creando un pubblico, produce lettori che a loro volta lo condizioneranno”. Così scriveva Umberto Eco nel 1964 nel celebre saggio “Apocalittici e integrati”, volume precursore dell’annoso dibattito pro e contro i mezzi della cultura di comunicazione di massa.

Un dibattito che ha finito per valicare i confini di altre discipline sino a intersecare il variegato universo della cucina. Oggi sono sempre di più i cuochi protagonisti della scena televisiva e dei social media, i talent dedicati ai dilettanti dei fornelli, gli eventi e i format modellati su quel settore food che promette successi e ribalta pubblica.

Può la patria natale di colui che ha unito l’Italia a tavola non porre un dibattito su questi temi, incentrati in particolare su due interrogativi: Quanto il manuale di Artusi “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” ha contribuito alla diffusione di una cucina di massa? Come atteggiarsi al sistema cibo oggi, in maniera apocalittica o integrata? Nel ventennale della morte dello studioso forlivese Piero Camporesi, la Festa pone questa riflessione che, stimolata dallo spirito appuntito di Camporesi, riflette a tutto tondo lo stato dell’arte della cultura del cibo.

Sono i temi al centro della XXI edizione della Festa Artusiana a Forlimpopoli dal 24 giugno al 2 luglio, in onore del padre della cucina italiana Pellegrino Artusi, che proprio a Forlimpopoli ebbe i suoi natali. Nove giorni di degustazioni, spettacoli, concerti, incontri, mostre, dove le strade vengono rinominate e i vicoli e le piazze si caratterizzano come veri e propri percorsi gastronomici. Imponenti i numeri di questo appuntamento che festeggia il ventennale: oltre 150 appuntamenti fra laboratori e degustazioni; una ventina di incontri imperniati sulla cultura del cibo; una serie di mostre sul tema del cibo; il coinvolgimento di una sessantina di ristoranti del tipico allestiti appositamente per la festa che si aggiungono a quelli già attivi a Forlimpopoli.

Tema della Festa: “Apocalittici e integrati in cucina”. Se nel libro di Eco del 1964 – a cui si ispira il titolo del convegno – gli apocalittici e gli integrati erano quelli che guardavano al presente (e al futuro) rispettivamente con pessimismo e con ottimismo, nell’attuale quadro della cucina, caratterizzata dalla sovraesposizione mediatica e dalla figura dello chef divo e “maître à penser”, gli integrati e gli apocalittici appartengono alle opposte tribù degli entusiasti acritici e dei catastrofisti. Da una parte le apocalissi ambientali e gastronomiche, dall’altra i patiti della tradizione e del chilometro zero. Fra i due estremi, all’ombra di Pellegrino Artusi, una riflessione a tutto campo, senza paure e senza il compiaciuto senso di gratificazione che media e stampa attribuiscono al cibo reale e immaginario.

Il dibattito sul tema si ritrova anche nel convegno “Integrati e apocalittici in cucina”, sabato 24 giugno alle 17,00 a Casa Artusi per celebrare il ventennale della morte di Pietro Camporesi. Lo studioso forlivese, morto nel 1997, ebbe il merito di accreditare il manuale artusiano nel mondo accademico con la prestigiosa introduzione per l’edizione Einaudi de “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” (1970), quella che coniò la celebre frase secondo il quale il libro dell’Artusi “ha fatto per l’unificazione nazionale più di quanto non siano riusciti a fare i Promessi sposi”.

Partendo da quel saggio e dalla ricorrenza che lo riguarda, nell’ambito della Festa Artusiana si propone un’analisi della cucina di oggi: una riflessione che dibatterà lo stato dell’arte sulla cultura del cibo, caratterizzata ora dalla sovraesposizione di cucine e tegami e dalla figura dello chef “maître à penser”.

A dibattere il gotha della cultura gastronomica italiana: gli storici Alberto Capatti e Massimo Montanari, la storica della letteratura italiana Elide Casali, gli scrittori Piero Meldini e Giuseppe Lo Russo, il semiologo Paolo Fabbri.

Casa Artusi, cuore della Festa

Casa Artusi, il centro di cultura gastronomica che ogni giorno si prodiga per valorizzare l’opera del padre della cucina domestica italiana, in occasione della festa si apre ai tanti visitatori con percorsi di conoscenza e degustazione, insieme ai protagonisti dell’enogastronomia nazionale e internazionale.

Tra le tante iniziative, dalle ore 19 alle 20, Casa Artusi propone gli App-eritivi, App per il buonessere: buone letture e buon cibo, spazio ideale per presentare libri ed autori che parlano di cibo.

Tra gli autori presenti la storica Elide Casali, la scrittrice inglese Kathryn Hughes con la biografia di Isabella Beeton, personaggio singolare dell’epoca vittoriana. A cui aggiungono: Questa non è l’America di Alan Friedman, e dal junkfood al cibo vegano proposto da Alberto Capatti, al Sapore Marino di Casa Moretti di Cesenatico senza dimenticare di celebrare il 750 anniversario della nascita di  Giotto, con un evento in collaborazione con l’Associazione nazionale Case della memoria e il Comune di Vicchio, per percorrere la vita del grande personaggio non solo dal punto di vista artistico, ma anche intimo e quotidiano. Gli incontri sono accompagnati dalla degustazione di un prodotto a marchio della Regione Emilia-Romagna e da un calice di vino.

 Premio Marietta

La città natale dell’Artusi omaggia le Mariette di oggi. Uomini o donne non fa differenza, l’importante è essere cuochi dilettanti animati dal sacro fuoco per i fornelli e realizzare un primo piatto ispirato al celebre manuale artusiano. Tutto questo è il Premio Marietta, il concorso nazionale promosso dal Comune di Forlimpopoli, in collaborazione con Casa Artusi e l’Associazione delle Mariette, dedicato alla celebre governante del gastronomo. La partecipazione è gratuita, in palio 1000 euro offerti da Conad.

Le iscrizioni al concorso sono aperte fino al 5 giugno 2017: tutte le ricette devono pervenire al Comune di Forlimpopoli (P.zza Fratti 2, 47034 Forlimpopoli) indicando “Festa Artusiana – Premio Marietta 2017”. La ricetta può essere inviata anche via mail (in formato .pdf) all’indirizzo: [email protected]

Per partecipare occorre inviare una ricetta originale di un primo piatto (pasta fresca o secca o riso) eseguibile in un tempo massimo di due ore. Requisito indispensabile, la presenza di riferimenti alla cucina domestica regionale, alla filosofia e all’opera dell’Artusi, tanto negli ingredienti quanto nella tecnica di preparazione e di presentazione.

La partecipazione (gratuita) è esclusivamente riservata a cuochi dilettanti, ovvero a tutti gli appassionati di cucina e di enogastronomia che non svolgono attività professionale nel settore. Una giuria di esperti selezionerà, fra tutte le ricette pervenute, le cinque finaliste. I cuochi finalisti saranno invitati a cucinare i loro piatti, come di tradizione, durante la Festa Artusiana. Per il vincitore in palio un premio di 1.000 euro, mentre tutti i finalisti riceveranno 5 Kg di pasta, messi a disposizione da Conad.

Ristorazione

In un’epoca di “disimpegno” pressoché generalizzato, la Festa Artusiana da sempre si caratterizza per essere un evento militante in difesa e a tutela dei prodotti di qualità. Dai sapori ‘made in Italy’ a quelli del mondo, ciò che li unisce è il rispetto della tradizione e della tipicità. L’offerta ristorativa va in questa direzione, intimamente legata col territorio, nell’ambito di una produzione agro-alimentare rispettosa dell’ambiente naturale e culturale d’origine. Una sessantina i ristoranti allestiti in occasione della Festa che si aggiungono a quelli già attivi a Forlimpopoli.

Spettacoli

La Festa Artusiana da sempre si caratterizza come un grande teatro a cielo aperto che unisce i generi e le proposte artistiche più diverse: dalle performance di strada ai concerti, agli spettacoli per i bambini, dalla musica popolare passando per il blues e il jazz.

Nell’ambito dell’evento si ripropone ArtusiJazz, il festival organizzato dall’Associazione Culturale “Dai de Jazz” di Forlimpopoli che negli anni, grazie al suo Direttore Flavio Boltro, è diventato un appuntamento immancabile per gli appassionati e per tutti coloro che vogliano ascoltare dal vivo i nomi più importanti del panorama jazzistico italiano.

A Forlimpopoli sapori da tutto il mondo

La Festa Artusiana si conferma crocevia di sapori di diverse parti del mondo. In questa edizione saranno presenti importanti realtà del nostro paese, oltre ad amici artusiani che vengono oltre confine: i francesi di Villeneuve Loubet patria natale del grande Escoffier e dei Pays Beaujolais con la loro cucina e pasticceria della regione Rhone-Alpes, i croati della cittadina di Rovigno, la cucina catalana di Sils, il mercato contadino della città austriaca di Traun, i cuochi di Manila dove opera Casa Artusi Filippine.

Informazioni.

Ufficio Cultura tel. 0543-749234-5 (orario 8-13; durante la Festa 16-21).
Mail: [email protected]  [email protected]
Siti: www.festartusiana.it  www.forlimpopolicittartusiana.it

Forlimpopoli, 3 maggio 2016 Ufficio Stampa –  Agenzia PrimaPagina tel. 0547 24284 cell. 347 1567681Filippo Fabbri – Alice Magnani
[email protected]

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 3)  “I Cjarsòns, la tradizione della Carnia” 4 giugno a Sutrio

Cjarsons (un "must", obbligo, andare a conoscerli...)

Cjarsons (un “must”, obbligo, andare a conoscerli…)

Per conoscere gusti, forme e ingredienti di questo gustoso raviolo carnico che vanta oltre 50 variazioni…

I cjarsòns sono il piatto simbolo della Carnia e come la Carnia, verdissima e incontaminata montagna del Friuli, hanno una sorprendente molteplicità di aspetti, tant’è che se ne contano una cinquantina di versioni. Sorta di grandi ravioli in cui salato e dolce si miscelano armoniosamente, il loro ripieno varia non solo da paese a paese, ma anche da famiglia a famiglia.La ricotta che ne costituisce la base, infatti, viene impastata con una ricchissima varietà di ingredienti: spezie, frutta secca, uva sultanina, aromi orientali, erbe aromatiche, mele, mentuccia, erbe primaverili… Tocco finale, il condimento, uguale per ogni versione: una semplice spolverata di scuete fumade (ricotta affumicata) e ont (burro fuso).

La loro origine è legata ai cramârs, i venditori ambulanti di spezie che, dal ‘700, attraversavano a piedi le Alpi per vendere nei paesi germanici la loro preziosa ed esotica mercanzia acquistata a Venezia e riposta nella crassigne, una sorta di piccola cassettiera di legno che portavano a mo’ di zaino sulle spalle. Quando tornavano a casa, era festa grande e le donne preparavano i cjarsòns, unendo alla ricotta quanto rimaneva sul fondo dei cassetti della crassigne. Ovviamente, gli ingredienti variavano di volta in volta, di anno in anno, di casa in casa.

A questo gustoso piatto è dedicato una grande festa, I Cjarsòns, la tradizione della Carnia, che animerà domenica 4 giugno l’incantevole borgo di Sutrio. 10 i punti di degustazione allestiti negli angoli più caratteristici del paese, dove si potranno gustare i sapori inconsueti di questo cibo d’origine sicuramente povera, ma complesso e ricco d’ingredienti quanto un piatto di alta ristorazione. 10 i paesi di tutte le vallate della Carnia coinvolti, che proporranno ognuno la propria ricetta. Si potranno così mangiare cjarsòns salati o dolci, insaporiti da erbe primaverili o da piccole scaglie di cioccolato, con melissa e cipolla oppure con pere secche e carrube, accompagnati ai più pregiati vini di grandi aziende friulane, selezionati per l’occasione.

Per chi vorrà poi imparare a preparare i cjarsòns, sabato 3 saranno organizzati un’escursione guidata per raccogliere e conoscere e le erbe che ne comporranno il ripieno e un corso di cucina con una signora di Sutrio che insegnerà come fare al meglio i “Cjarsòns di Sudri”.

Per vivere a pieno la festa,

si può alloggiare a Sutrio a Borgo Soandri, l’albergo diffuso con le stanze (o meglio mini appartamenti con cucina arredati di tutto punto) ricavate dalla ristrutturazione di antiche case del paese. Il pacchetto weekend di due notti in B&B, compresi il corso di cucina del sabato e il voucher per la degustazione domenicale dei cjarsòns e dei vini, viene 125 euro a persona. Info: www.albergodiffuso.org.