per mondointasca.org … nella foto di copertina: Paella tra amici

Churro che frigge

Churro che frigge

Oscurata dal grande fascino di altre città dell’Andalusìa (vedi Siviglia, Granada e Cordoba) Malaga non é stata cantata per i suoi monumenti e le bellezze elargite dalla Storia e da Madrenatura (ancorché una sosta in questo importante porto del Mediterraneo sudoccidentale risulti più che piacevole). Malaga é stata immortalata in musica per le sue donne, così belle che una melodìa non era sufficiente e pertanto diMalagueñas ce ne sono due (quella lirica di Lecuona che comincia Malaga ciudad del mar… e laMalagueña che tiene gli occhi bonitos ed é pure salerosa, spiritosa).

Attratti dalle bellezze, fisiche non meno che spirituali, delle morenas di Malaga (non perdersi la Feria, gioiosa e vivacissima, facile da godere perchè si tiene in un periodo vacanziero che va dal 2° sabato alla 3a domenica di agosto) andiamo alla scoperta di questo verde città circondata da terre brulle che anticipano il non lontano continente africano. La sola posizione geografica, a un centinaio di kilometri dalle mitiche Colonne d’Ercole (che altro non sono che i due promontori montagnosi, Gibilterra sul versante europeo e Ceuta su quello africano, veri e propri pilastri che si fronteggiano a vista d’occhio) assicura che -nella storia dell’uomo- dalle parti di Malaga ci sono passati proprio tutti, o quasi.

Si fa riferimento ai soliti Fenici, seguono i loro discendenti Cartaginesi, per passare ai Romani, quindi ai Visigoti poi agli Arabi e finalmente agli attuali Spagnoli (che proprio a Malaga hanno creato a sviluppato il fenomeno turistico della Costa del Sol, un grande esempio di programmazione e investimento nell’industria del Tempo Libero, ciò che i politici nostrani hanno per promesso per più di cinquanta anni al sud Italia senza mai tentare di attuarlo, tanti blablabla e basta).

Come tutte le città di mare, Malaga fu fondata per la morfologia del territorio, favorente la costruzione di un porto riparato al centro di un golfo e con la protezione strategica di retrostanti rilievi montagnosi sui quali costruire castelli e fortezze. Ecco la Malaga araba, porto principale del regno di Granada (ultimo possedimento dei Moros conquistato nel 1492 dai Reyes Catolicos) concentrata nella Alcazaba (abitato fortificato cinto di mura) protetta dal castello di Gibralfaro (Monte del Faro nella lingua del Corano). Sensibile all’abbinamento di turismo e Storia, la catena dei Paradores di Spagna ha costruito sul Gibralfaro un albergo nel quale é suggerito un pernottamento. Chi non potesse o volesse regalarsi una sosta, salga comunque sul magnifico belvedere naturale a godere un panorama di assoluta bellezza (ai piedi del visitatore la monumentale Plaza de Toros dalla quale si diparte un ampia Avenida verde, alberi e piante a profusione, fino alla Plaza de la Marina, perno centrale della vita di Malaga).

toro osborne 3Non é difficile ritenere che -sempre all’interno dell’Alcazaba- sul terreno attualmente occupato dalla cattedrale sorgesse una moschea (prassi normale nella storia europea, tante le religioni, ma quasi sempre identico il posto sul quale venivano di volta in volta professate: capita quindi che tra le colonne di un tempio romano si sia pregato prima Allah eppoi la Madonna). Un’occhiata alla cattedrale rinascimentale con ritocchi di barocco e si procede per la Plaza de la Constituciòn (bella la facciata di marmi policromi del Palacio Episcopal) proseguendo verso il Pasaje de Chinitas ad ammirare lo storico Café de Chinitas (e ristorante) cantato da Garcìa Lorca (grande animazione a tutte le ore, patròn vantante cognome -Rosso- di discendenza italiana, buona la cucina ovviamente tipica malagueña sicchè si provino l’Ajo Blanco e il canonico Pescato Frito). Dalla letteratura si passa alla pittura, visitando -al n° 15 di Plaza de la Merced- la casa natale di Pablo Ruiz Picasso (solitamente scambiato per catalano, l’autore di Guernica era Andaluso doc).

La Malaga dei mortali piaceri, secondo il giusto consiglio spagnolo di gozar godere la vita, si vive passeggiando all’ombra di enormi alberi nella Alameda Principal ed infilandosi nella antica (1843) Bodega Guardia a degustare freschissimi gambas, gamberetti innaffiati da tante varietà del celeberrimo Vino de Malaga (non tutte dolci, financo amaro il retrogusto di taluni, fra tutti si provi il Pajarito). A cena si va a Casa Pedro, nel popolare rione balneare di El Palo: una parrillada de pescado y mariscos (grigliata di pesce e frutti di mare) non si dimentica facilmente.

D’altro canto, “lo dice” la canzone: Malaga, ciudad del mar non è facile da olvidar, dimenticare.