AGOSTO ALLE MALDIVE, AI CARAIBI? MEGLIO IL LIDO DI VENEZIA…
Non per andare (sempre) controcorrente (e per viaggiare ci sono altri 11 mesi dell’anno) ma con tutti quei ‘problemi turistici’ in agosto (casini aerei e meteo negativo) una ‘bilanciata’ vacanza dalle parti di San Marco non è così folle
gpb per mondointasca.org del 7/9/11
Agosto: vacanze alle Maldive, ai Caraibi? Molto meglio il Lido di Venezia
Mete esotiche a gogò, con i loro “pro” e i loro “contro”, come si conviene. Per scoprire poi che l’erba più verde la si trova a casa propria. Nell’incanto universale di una lunga isola sabbiosa, che protegge Venezia dall’Adriatico… Sia pur raramente qualche indeciso vacanziere, kamikaze del turismo, mi domanda ‘dove posso andare in agosto?”. A quel punto gli incauti, attendendosi da me suggerimenti “esotici”, tipo le Maldive o i Caraibi, si ritrovano sorpresi udendo la mia risposta: “Al Lido di Venezia”. E se mai anche il cortese lettore fosse colpito da perplessità, passo a soddisfare la sua curiosità mediante due ragionati commenti.
Ogni luogo ha un’estate diversa
Il primo, definibile “a esclusione”, si riferisce a uno studio dei soliti e più noti posti turistici (evidenziante aerei cari e incasinati e soprattutto il pessimo meteo di agosto nel mondo) e termina con la immediata bocciatura dei medesimi. Esempio. Ai Caraibi inizia la stagione degli uragani e se va male ti barrichi in albergo; alle Maldive piove (monsoni); idem nel Kenya e nel sudest asiatico; nell’America meridionale è inverno, idem in Australia (quindi va bene solo la Barriera Corallina); Cina caldo-umida, India caldissima, umida e non; resterebbero altri posti (pensa il lettore) tipo Canarie e Marocco; ma lì è il caso che un italiano, massime se del nord, ci vada d’inverno. E la pessimistica disamina potrebbe proseguire.
Quale alternativa? Il Lido, naturalmente
La seconda parte della mia arringa (in gratuito patrocinio, non faccio marchette, mi incita solo l’‘aficiòn’ già dichiarata in precedenti scritti) a favore delle ferie al Lido di Venezia non va “per esclusione” bensì elenca i piaceri godibili. Vacanze tranquille, fors’anche demodé (mancano ‘discos’ e tamarri, Casinò trasferito a Mestre), comunque garantenti passatempi (oltre che, ovviamente, balneari) sportivi (tennis e golf; ah, dotarsi di una bicicletta), culturali e beninteso (xemo in Veneto, scarso il consumo di Coca Cola) non analcolici con pregevoli risvolti gastronomici. Passo al dettaglio.
Quando i “Bagni” erano d’élite
Fare il bagno. Di spiagge ne hai per chilometri, forse nei primi 50-60 metri (fin dove ‘si tocca’) l’acqua non sarà quella dei Tropici ma sarà mica il caso di spaccare il capello in quattro (e sono ahinoi desaparecidos i bei, eleganti e lignei mosconi-pattini per andare ‘al largo’, oggidì rimpiazzati da rari nonché brutti e plastificati pedalò, ma ‘sto fenomeno affligge ormai tutte le spiagge). E ovunque tu vada, anche a Ferragosto (importante ‘atout’ del Lido) di gente ne trovi poca. Scarsi bagnanti sulla diga non lontana dal Mose (e di lì puoi assistere al passaggio di quei mega Villaggi Turistici Natanti un tempo – quando la popolazione era dieci volte inferiore – chiamati navi da crociera). Un po’ più di gente, ma sempre pochina (avete presente Viserbella o il sciccoso ‘Forte’ in agosto?) la trovi sulle sabbie tra il Des Bains (ancora chiuso, vedo la facciata e mi viene in mente la mitteleuropa austro-ungarica) e l’Excelsior (mannaggia quanti capanni, e nessuno fa un plissè se ti ci infili e vi scippi una doccia). Sempre fascinoso, questo storico hotel che dalle candide divise dei gerarchi fascisti (lì nacque nel ‘32, la Mostra del Cinema voluta dal conte Volpi, ultimo doge di Venezia) passò alle camicie hawaiiane dei milionari yankees, quando il dollaro era il dollaro, business is business.
Piccoli “piaceri” veneti
O forse trovi eccessiva la pur poca gente su queste spiagge? Vai ai Murazzi (magnifica la passeggiata) e impari cos’è la solitudine (se poi ti tuffi un paio di metri sotto peschi pure i peòci per condire gli spaghetti). Altri piaceri vacanzieri proposti dal Lido oltre alla elioterapia balneare? Vuoi sguazzare ma anche far andare la testa, ragionare? Al Lido puoi, anche senza andare a Venezia, a 10 minuti di vaporetto o aspettare la Mostra del Cinema (e in quel periodo sì che la folla imperat e gli addetti ai lavori vanno in tilt: i miei neoamici del bàcaro Cri Cri mi contano che chiudono solo tre giorni all’anno, il 25 dicembre, il 1° gennaio e – evidentemente per stress accumulato – il giorno dopo la fine della Mostra).
Stanchi di Bagni & Sport & Cultura? No problem: al Lido ti infili in un Bacaro o un in bar e vai facile con Spritz, Ombre e Cicheti (polpeti, moscardini, sarde in saor, mozzarella fritta con acciuga, seppiette alla griglia, batagin-baccalà).
N.B. Tutto si paga separatamente, drink e ogni cicheto degustato, mica quella vaccata milanese dell’Happy Hour, dove strapaghi una birretta perché comprensiva di improbabili pizzette ghiacciate e della pastasciutta avanzata del ristorante fianco al bar (che non ti frega niente di mangiare).
Dal Lido è passata la Storia
Tanta storia si può infatti trovare su questa lunga isola sabbiosa antistante la Serenissima (di cui costituì per secoli l’orto e la vigna). Al Lido, nel 1202, il doge Enrico Dandolo parcheggiò per vari mesi (non mi si chieda come camparono, mancava solo che vigesse pure il ‘fermo pesca’ come ahimè accade adesso) ventimila crociati che si erano fidati di Venezia per il trasporto marittimo in Terrasanta (Quarta crociata). Un passaggio che ai pii guerrieri costò caro perché giunsero sfiniti in Palestina soltanto dopo più di due anni: ‘lungo strada’ il sullodato doge aveva infatti chiesto ai guerrieri un ‘supplemento di biglietto’ consistente in una ‘lezione’ da impartire a Zara (rea di aver maltrattato alcuni mercanti veneziani) e una “deviazione” a Costantinopoli con tremenda messa a ferro e fuoco della capitale bizantina (che si ritrovò senza i famosi quattro cavalli, fregati dal Dandolo per abbellire San Marco, dopodiché Napoleone li fregò a Venezia, ma questa, direbbe Kipling, è un’altra storia). E al Lido (oltre a due storici cimiteri ebraici e uno protestante) visiti chiostro e chiesa di San Nicolò (c’è pure la campana che annunciò a Venezia la vittoria nella battaglia di Lepanto, 1571) fai poi un salto nella quieta e pittoresca Malamocco (più in là, puoi andare in bus a Pellestrina) e pure l’ex nemica Chioggia non è lontana. Sempre al Lido si svolge da secoli la più bella manifestazione nella storia della Serenissima, lo Sposalizio del Mare nel giorno della ‘Sensa’ (Ascensione).
———————————————————————————————–
2 SI FA PRESTO A DIRE TURISMO….
Laddove (chiarita la differenza tra Outgoing e Incoming) si parla (Outgoing) di luoghi comuni e ignoranze assai diffusi tra riccotti, sciurette e ‘gente bene’ (e non)….
gpb x mondointasca.org del 10/10/13 …
Dopo la Giornata Mondiale del Turismo (27 settembre scorso), qualche accorata e scorata meditazione sui controsensi (prevedibili e inflazionati) dei viaggiatori e dei vacanzieri e, soprattutto, sul “senso” del “fare turismo”. Cominciando dall’Outgoing….
Il 27 settembre si è celebrata la canonica “Giornata Mondiale del Turismo” (canonica trattandosi di una delle solite, tantissime “Giornate del ecc ecc” che non ho ancora capito bene cosa sono, cosa vi fanno, cosacombinano o se trattasi solo di un’idea a capocchia di qualche ispirato funzionario dell’Onu?) eccomi pure io a dire la mia su questa recente (nemmeno due secoli) attività umana coinvolgente il costume e talvolta anche la cultura (mica tutti vanno a perdere il tempo su una spiaggia). Il Turismo. E non per pignoleria preciso che sarebbe meglio parlare di Turismi perché a mio modesto parere ne esistono due, quasi (se non totalmente) opposti: l’incoming, i viaggiatori in arrivo dall’estero (a cui aggiungere, se non per la statistica, per il business, il cosiddetto turismo interno); e l’outgoing, alias gli italiani in viaggio all’estero. Ed entrambi i Turismi possiedono, ovviamente, le loro brutture, che passo a esporre in due puntate.
Outgoing. Viaggiare per imparare (anche)
Non sono molte le magagne (e i luoghi comuni negativi) del Turismo outgoing ma almeno un paio meritano un cenno. Trovo, ad esempio, stupidina la condanna di chi compie viaggi all’estero appioppata dai mezzibusti delle tivù nostrane e culminante con l’immancabile, gnagneroso “per quelli che se lo possono permettere” (chissà perché non esternato quando fanno vedere un paio di infradita o mutande firmate costanti indegni importi). E non si dimentichi il j’accuse rivolto a chi va a spendere idanée all’estero, facente il paio (in ossequio al populismo e ai princìpi autarchici predicati dal cav. Benito Mussolini) con il biasimo rivolto a chi nel Belpaese gira in Citroen o Volkswagen e non in Fiat. Solo che, per la proprietà transitiva dell’uguaglianza, potrebbe accadere che i tedeschi girino solo su Volkswagen (e restino a godersi le ferie in Germania) e parimenti ciò accada a francesi (in giro in Francia su Citroen) e così via (inglesi su Rolls Royce e svizzeri tutti in vacanza a Zermatt … ecc. ecc.). O solo i sudditi del Belpaese devono stare a casa loro beninteso girando soltanto su auto fabbricate dalla famiglia Agnelli? Mah!
Bla-bla-bla turistici
Altro problemino dell’outgoing: l’estrema sicumera della cosiddetta gente quando si parla di viaggi & vacanze: tutti lì a dire la loro, tutti sanno tutto, bofonchiano, declamano. E a ‘sto punto chiedo come può psichicamente reagire un anziano signore che, dopo più di mezzo secolo di giri nel mondo, una sera si ritrova a cena la solita sciuretta (ma può anche capitarti un vicedirettore reduce da un viaggio a Parigi col Cral della sua banca) tornata da una settimana alle Maldive (era stanca, la filippina non basta in casa) che, ascoltato il nome di una città, un Paese, ti conta dov’è, cos’è e com’è quel posto, nonché come, quando e quanto costa andarci. Ma non basta! All’ascolto di tanto sfizioso argomento ecco zompare il resto dei commensali a dire/dare i numeri, nel senso di sparare cifre, massime delle tariffe aeree, la cui conoscenza è di gran moda nei salotti, non parliamo poi se si tratta di loucost. Da cui si evince che ogni volta che sento “parlare di Turismo” ricordo ammirato quel magnifico aforisma di La Bruyère dedicato ai saccenti, oggidì più noti come tuttologhi;“Avec cinq ou six termes de l’art, et rien de plus, l’on se donne pour connaisseur en musique, en tableaux, en batiments et en bonne chère; l’on croit avoir plus de plausi qu’un autre à entendre, à voir et à manger; l’on impose à ses semblables, et l’on se trompe soi-mème” (Con cinque o sei parole appropriate, non di più, ci si fa passare per conoscitori di musica, pittura, architettura e gastronomia; si crede di avere più piacere di altri ad ascoltare, vedere, mangiare; ci si impone ai propri simili e si inganna sé stessi). Grande!
I cosiddetti “esperti”? Puah!
Povero Turismo, dunque, e proseguo a parlare di outgoing, ridotto a modesto argomento di discussione nelle solite cenette, eppure trattasi del più importante business del mondo, la cosiddetta Industria senza Ciminiere. E povero anche chi col Turismo ha a che fare, ci bazzica: tour operator, agenti di viaggi, scribi (e per fortuna nel Belpaese non esistono i travel consultants, chissà perché assai considerati nei Paesi anglosassoni, guarda caso in quei posti dove cominciarono per primi a viaggiare). Persone, campanti sui viaggi, ridotte a mere comparse quando si parla del loro know how,expertise o quel che l’è. Ma se si parla di professionisti che ne sanno meno del volgo, quelli del Turismo non sono soli. Nel caso dei farmacisti, ad esempio, se a tavola si parla di unguenti e medicine (non parliamo poi di sonniferi e tranquillanti) tutti sanno tutto (solo che, poi, i farmacisti i loro prodotti li vendono – provate voi a farvi un’aspirina o un preservativo – mentre la sciuretta i viaggi se li organizza da sola o almeno ci prova).
A ciascuno la sua (specialità)
Solo dei Nesci, dunque, gli esperti di Turismo e poco serve incazzarsi constatando che, invece, sono da sempre consultatissimi professionisti (oltre alle ragazze manipolanti e dipingenti le unghie delle signore, di gran moda a Milano, new entry, negozi affollati), coiffeurs (con tutto il rispetto) e pedicures (non conosco infattti madame che si fanno la messa in piega da sole e tanto meno si affettano la pelle morta dei piedi). E si noti bene che i consigli dei sullodati esperti di peli e unghie sono considerati autorevolissimi: ti consigliano di tagliarti una ciocca o di scolpire un’unghia e la sciuretta obbedisce … tu -vecchio marpione dei viaggi – consigli un albergo, e loro vanno in quello di fronte…)…
——————————————————————————————-
3 GRIMALDI, AUTOSTRADE DEL MARE… E PRIMA ANCORA…
Laddove si racconta di una grande compagnia di navigazione che progetta e propone a un turismo moderno vere e proprie autostrade del mare… più un Amarcord dello scrivente….
gpb per mondointasca.org del 7/7/11
La piccola grande storia d’Italia è fatta anche di episodi e di persone che il vivere frenetico dei nostri giorni tende a escludere, ignorare. Ed è un peccato, perché sono istruttive, oltre che belle. Come, per l’appunto, quando c’era qualcuno che “vendeva” il Mare Nostrum …
Le moderne Cruise Roma e Cruise Barcelona
Chi l’ha detto che un’autostrada deve necessariamente essere terrestre, secondo il canonico itinerario asfaltato tra mari e monti, guardrail e pavesini, interrotta soltanto da gabelle e telepass? Ci sono anche (vabbè, chiamate anche rotte) autostrade aeree (e provate a sgarrare di qualche metro, a destra o a sinistra o in altitudine e il controllore del traffico vi appieda a vita) e autostrade del mare. E a proposito di queste ultime, ai più bravi scribi che descrivono e commentano i percorsi delle sue navi, la Grimaldi assegna il Premio “Mare Nostrum”.
Che poi sarebbe il Mediterraneo secondo il duce (anzi no, il copyright spetta alla prima Roma imperiale, e allora il mare Nostrum lo era davvero, mentre quello mussoliniano, con tutta quella Royal Navy che per di più ‘ci vedeva’ col radar … ma lasciamo perdere). Ben più Nostrum, tanto per fare paragoni, è oggidì il Mediterraneo per la Grimaldi, una compagnia peraltro abituata a oltrepassare con nonchalance le Colonne d’Ercole, quando viaggi ed emigrazione avvenivano per nave. Eppoi vennero le crociere.
Scrivere col fazzoletto in mani
Una lunga storia, quella dell’armatore napoletano adesso sempre più impegnato ad aprire autostrade marittime, vicende che ben ricordo per il semplice motivo che prima di diventare cronista di turismo “vendevo” viaggi, più precisamente quelli marittimi della Grimaldi (per questo partecipo all’Award con un filino di emozione, vabbè, terrò il fazzoletto a portata di mano per evitare lacrime sul pc). Ancora un po’ e se io non avessi cambiato mestiere (e soprattutto se la Grimaldi non fosse divenuta quel colosso che è) potrei essere ancora in pista a “vendere il Mare Nostrum”.
Ma facciamo un po’ d’ordine, non tanto relativamente al tempo, quanto ai personaggi. E qui, si, davvero mi commuovo ricordando (è recentemente scomparso) chi della Grimaldi è stato non solo l’Anema e Core, ma anche e soprattutto il creatore: il “dottor Guido”, ‘ça va sans dire’ Grimaldi, perché si parla di una grande azienda e come tutte le grandi aziende non poteva che nascere dalla testa di un sol uomo (e vantare oculata gestione famigliare), mica da un anonimo consiglio di amministrazione.
Grimaldi’s Story
E passo alla vicenda occorsami con la Grimaldi, una storia cominciata ovviamente con le navi da crociera, perché a quei tempi di traghetti ne giravano pochi; si parlava vagamente di un Genova-Barcellona, roba futuristica, e un Genova-Palermo era una sorta di Odissea nello Spazio. Tempo fa, non ricordo esattamente (come Rick-Bogart in “Casablanca” commento “è passato tanto tempo”) girato il mondo accompagnando viaggi e stranamente acchiappata una laurea, andai a garzone da un tour operator milanese. Ma la vicenda durò poco, non tanto perché lo Statuto dei Lavoratori era di là da venire, quanto per la certezza che in quella bottega ero divenuto una antesignana vittima di ciò che poi sarebbe stato definito “mobbing”. Feci pertanto fagotto e buscando (Ah! lo spagnolo! volevo dire “cercando”!) cosa fare, scoprii che una compagnia di navigazione napoletana, la Siosa (Sicula Oceanica Società Anonima); cercava qualcuno che nel nord del Belpaese si scatenasse a vendere crociere. Eccomi pertanto apparire a Napoli, in via Marchese Campodisola 13, davanti al “dottor Guido” (nonché ‘onorevole’ perché deputato; nessuno è perfetto) che mi colpì per l’estrema franchezza colloquiale e uno sguardo tanto profondo e vivace da sapere quello che tu avresti detto prima ancora di aprire bocca. E non escludo che a mia volta non gli sembrai l’ultimo dei pirla, datosi che ipso facto mi proclamò abile e arruolato per una ‘missione’ che Tom Cruise avrebbe definito impossibile, o quasi. Dovevo vendere le crociere di una nave, la “Ascania” che definire precaria era dir poco, nonché eufemistico e riduttivo. Si aggiunga poi, come se non bastasse, che mentre i venditori (poi divenuti ‘promoters’) del centrosud giocavano in casa, il Commando (io) spedito dall’armatore nel padano nord si ritrovava ad affrontare con una sola nave, e pure ‘terùna’ (unica arma segreta: la pizza a mezzanotte), la flotta crocieristica della genovese “Costa”.
Matita copiativa e computer
Valse comunque la pena tener duro con la Grimaldi, perché, pensionata la “Ascania” (vabbè, con qualche lustro di ritardo) le cose migliorarono assai con le crociere dell’“Irpinia” (se ben ricordo ex “Venezuela”) e fu poi la volta dell’elegante (ahi che bellezza quella sala da pranzo dell’architetto Cagnoni) e della leggiadra “Caribia” (l’ex “Vulcania”). Per finire con la balda “Ausonia”. Il tutto, sempre e ovviamente, con (già avvenuta la diaspora dei fratelli ‘genovesi’, da poco apparsi i figli, Amelia, identico sguardo ‘anticipante’ del genitore, e Manuel) un Uomo Solo al Comando: l’inquieto – ma più gridava nel rimbombante ufficio più voleva bene ai collaboratori – “dottor Guido”. Che sovente mi deliziava con battute e commenti rari e preziosi. Ricordo quando – dal tecnologico nord segnalavo modernità all’arretrato sud – gli suggerii di installare un computer (al booking usavano ancora la matita copiativa e il foglio bisunto, dopodiché, in caso di overbooking si tentava di lenire l’incazzatura del crocierista con un “drink in sala Barcellona”). “Verissimo” mi commentò “un computer risolverebbe tutto” (pausa) “ma che cavolo” (o forse usò altro sostantivo) “succede se poi a farlo andare ci finisce un cretino?”. Un genio, il “dottor Guido”. Eppoi le Autostrade del Mare (le navi da crociera vanno a zonzo, i traghetti seguono itinerari precisi e scanditi nel tempo).
Sul mare con auto, moto, bici
Come detto, la Grimaldi cominciò con le crociere. Ma mentre mi chiedeva ricco business dal nord l’armatore anticipava i tempi pensando a linee marittime solcate da navi ripiene (oltre che di camion e merci) di quell’oggetto del desiderio che – dopo il bunga bunga – costituisce il supremo ideale del Macho moderno (massime quello italico): l’automobile. Ecco pertanto il “dottor Guido” trasformare un suo manager, el mè amìs Gianfranco Pronzati, in un itinerante cacciatore di contratti per il trasporto di cars, coches, voitures, wagen e quanto contenuto. Traghetti che spaziavano nei continenti: Nigeria, Anversa, Angola e ovviamente nel Mare Nostrum (alla comoda traversata da Genova a Palermo evitante la sedicente autostrada Salerno-Reggio Calabria seguirono altre linee riducenti lo stress da volante). Si cominciò con le auto e le merci, poi fu la volta del turismo, non solo crocieristico: era venuto il momento di imbarcare e sbarcare chi, in auto, moto, bici, proseguiva un viaggio andando a vedere, conoscere, imparare (e di know how la Compagnia ne aveva già accumulato a sufficienza, grazie ai rapporti con il colosso tedesco Neckermann).
Mostri dei mari e romantiche “carrette”
Quanto a me, prima venditore o (se fa più fino) ‘promoter’ poi agente della compagnia (di cui riscuotevo gli incassi, quasi un casellante… autostradale) eppoi tour operator, continuai a sentire il “dottor Guido”. Almeno fin quando le crociere costituirono un prodotto turistico “umano” (leggasi a misura d’uomo) e chi saliva a bordo era ‘anche’ un cliente, qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere. Oggidì (con tutto il rispetto) mica salirei più sui “moderni” falansteri galleggianti (e si credeva troppo affollata la “Caribia” coi suoi ‘soli’ 1400 posti!) con la vita di bordo contaminata da eccessivi decibel, psichedelici divertimenti, slot machines, casinò, body building e paillettes. Con il passar del tempo ascoltai sempre meno la voce del “dottor Guido” (eternamente arrochita: ma quanto doveva urlare per tenere a bada quegli spensierati scavezzacollo dei suoi collaboratori di via Marchese Campodisola). Ah, mi viene chiesto cosa ne penso “sul ruolo fondamentale delle Autostrade del Mare nell’avvicinare i popoli”. Beh, stavolta invece di rubare una battuta al Rick-Bogart di “Casablanca” cito (ma risultami che lui a sua volta ha copiato la massima da un saggio viaggiatore arabo, nessuno inventa niente) quanto scrive mio figlio nel suo sito: “Chi non viaggia, non conosce il valore degli uomini”.
•
Scrivi un commento